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Matteo Berrettini si racconta: “Con il lockdown ho scoperto la forza della solitudine”

Matteo Berrettini - Foto Ray Giubilo

Il tennista è solo. È vero che ognuno ha il suo team con il quale lavora e si confronta ma, alla fine, in campo si è soli. Contro tutti. E fin quando non esisterà il time-out col coach, al di là delle sperimentazioni di queste esibizioni in cui ho giocato, i problemi tocca risolverseli da soli“. Matteo Berrettini, numero 8 del ranking ATP, si racconta in un’intervista rilasciata a La Repubblica dove parla della solitudine di un tennista. “È una cosa che ho dentro, sono sempre stato così: ricordo che quando ero bambino mia madre aveva notato che mi piaceva giocare da solo, e anzi si preoccupava perché aveva paura che diventassi un bimbo isolato – ha rivelato il tennista romano -. Sono fatto così, mi piace stare da solo per avere degli spazi miei. Stare da solo mi fa capire bene cosa succede“. E ancora: “Nel mio staff tutti mi vogliono bene, che mi vogliono aiutare ma la cosa migliore e realizzare da soli e capire cosa sta succedendo per indirizzare le cose. Di solito condivido i momenti difficili, e anche quelli facili. Ma, soprattutto nei momenti meno positivi cerco di starmene da parte per capire quello che sta succedendo“.

Poi il lockdown e quella quarantena vissuta negli Stati Uniti, lontano dalla sua famiglia: “Ero ospite da Ajla, la mia ragazza. Non ero a casa mia ma riuscito comunque a prendermi dei momenti miei: leggere un libro, guardare una serie tv, fare una telefonata alla mia famiglia. Essere riuscito a crearmi uno spazio in cui potevo stare da solo con me stesso è stato importante. Altrimenti alla fine della fiera rischi di arrivare saturo, in una convivenza 24 ore su 24“. E sulla sua crescita: “Sto cambiando la mentalità, affronto culture diverse. Dallo scorso Wimbledon è stata una grande ascesa. Dalla quarantena in Italia sono passato solo per tre giorni, il tempo di salutare i miei e mia nonna: non vedevo i miei da febbraio. Non sono neanche più abituato a stare a Roma, la mia città. La mia priorità è l’allenamento, tutte le energie sono concentrate lì“. La chiosa finale: “Paradossalmente Roma sarebbe una distrazione: casa è il mondo. Il cuore dice Roma, ma sono molto più a Montecarlo. In Florida sono stato ospite. Dal 2017 non sono mai stato più di un mese nello stesso posto“.

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