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Kyrgios, show o maleducazione? Neppure Wimbledon e Nadal lo rimettono in riga

Nick Kyrgios - foto Ray Giubilo
Nick Kyrgios - foto Ray Giubilo

Sono passati cinque anni dalla vittoria di quel teenager sfacciato sull’allora numero 1 al mondo sul Centre Court, il tempio del tennis. Un lasso di tempo che in questo sport può equivalere a un’era geologica, portare alla gloria eterna o far cadere nel dimenticatoio. Nel mezzo c’è Nick Kyrgios, il numero 43 del ranking più chiacchierato della storia. Le fiammate di assoluto livello e talento messe in mostra nel 2014 sono rimaste le stesse ma la sfrontatezza, all’alba dei 24 anni, viaggia sul sottile confine che separa la maleducazione dall’intrattenimento.

Cinque anni dopo la prima impresa di una carriera destinata a ben altri scenari, Kyrgios si è ritrovato di fronte lo spagnolo in un secondo turno che a Wimbledon avrebbe potuto presentarsi tranquillamente nella seconda settimana. Nick, però, non ha mai raggiunto nel frattempo la top-10, mai una semifinale Slam, al massimo una finale in un 1000 e vicino al suo cognome non è accompagnato da alcuna testa di serie. E’ vero, ha battuto, dopo Nadal, anche Federer e Djokovic al primo tentativo ma non è un merito, è un dettaglio che provoca ancor più rabbia analizzando le sue potenzialità.

Nick arriva ai Championships in un momento non indimenticabile della carriera, saltando il Roland Garros (“Fa schifo rispetto a Wimbledon”) ma floppando anche sul verde con una sola vittoria prima di Wimbledon. Nel derby al primo turno contro Thompson, Kyrgios ha messo in scena il solito “show” ma, superato l’ostacolo, neppure un palcoscenico come il Centre Court e un avversario come Nadal hanno frenato i suoi istinti. Le discussioni con il giudice di sedia sono state un leitmotiv dei primi due set. Kyrgios non ha rinunciato al servizio da sotto, con cui ha sorpreso Rafa con un ace e strappato un sorriso al 18 volte campione Slam, a costo di incassare qualche fischio. Un sorriso svanito invece sul finire del terzo set, quando l’australiano ha sparato un dritto al fulmicotone, evitabile, su Nadal a rete: di fatto la goccia che ha fatto traboccare il vaso e reso il maiorchino una macchina assetata di vendetta. Il ‘caos’ portato sul campo più importante del mondo da Kyrgios non ha più infastidito un Rafa “in missione”, così centrato da placare ogni spettacolino dell’avversario nel quarto set.

Tattica, intrattenimento o semplicemente maleducazione? Mentre l’altro bad boy aussie Tomic incassa la multa del 100% del prize money del primo turno, Kyrgios non si scuce di dosso il ruolo di scheggia impazzita e provocatore, vivendo spesso nello stesso match una triplice partita: contro l’altro giocatore, contro l’arbitro e a volte anche contro il pubblico. Non contro se stesso perché, eccezion fatta per qualche frase rivolta alla mancanza di prime, Nick non sembra aver a cuore più di tanto ranking e piazzamenti nei tornei. Ma lo show senza racchetta messo in scena ogni volta ne vale davvero la pena? No, ed è diventato stucchevole già da qualche tempo a questa parte. E persino McEnroe in cabina di commento inizia a storcere il naso.

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