Editoriali

Sara Errani, combattente inconsapevole

Sara Errani - Foto Ray Giubilo

Sara Errani ha la lotta nel sangue. Non riuscirebbe a “sciogliere” nemmeno se volesse. Sa vincere urlando, sbraitando e, come dimostrato a Dubai, anche piangendo. Sara Errani è una combattente inconsapevole, capace di tirare fuori la grinta nascosta nel suo infinito serbatoio di riserva. Un serbatoio che forse, l’azzurra, non sapeva nemmeno di avere.

È una scoperta continua, Sara Errani. L’abbiamo vista ridere, vincere, soffrire, perdere, arrabbiarsi, esultare e, soprattutto, lottare. Ma “Sarita” è riuscita a combattere anche quando, contro Madison Brengle, sembrava aver perso la forza non tanto di giocare, quanto di respirare. Pareva affranta. Sembrava assente. Ma il suo corpo e la sua anima erano ancor lì, capaci di correre su ogni palla. Non giocando particolarmente bene, ma vincendo i punti. E il match. È facile schierarsi contro una tennista professionista che guadagna fior fior di quattrini, anteponendo nei nostri pensieri il piacere materiale ai sentimenti. Ma Sara è un persona, come tutti noi. Gioisce e piange, come tutti noi. Un caso, o forse no, ha voluto che la crisi della Errani sia giunta nel giorno del compleanno di Roberta Vinci, un tempo così vicina e oggi così lontana. Il destino, o forse no, ha scelto quel match (e quel giorno) lottato punto su punto, impreziosito da una rimonta “alla Errani”, per riconsegnare Sara al grande tennis. Perché risultati interessanti erano giunti nel corso degli ultimi mesi, ma non così, non grazie al valore umano ancor prima che tennistico della romagnola.

Il torneo di Dubai riconsegna al tennis italiano una giocatrice ritrovata. Sara non sta vivendo un periodo facile della sua vita, lo ha raccontato nei giorni scorsi. A volte ci si deve fermare a pensare, a riflettere sul significato delle proprie scelte e delle proprie azioni. Dei propri errori e delle proprie vittorie personali. Ed è come se in questi giorni la mente di Sara sia altrove, a pensare, a vivere, mentre il corpo corre, lotta, piange e sbraita. Il tennis della Errani può piacere o non piacere, può essere amato od odiato, ma il modo in cui ha reagito alle avversità è encomiabile, unico, stupefacente. Ripensando alle due sconfitte con Mladenovic e Garcia, una finale a Dubai sembrava impossibile.

E invece Sarita è lì, e non è la qualità delle avversarie a certificare un’impresa, quanto piuttosto la battaglia vinta contro i propri demoni. Quei demoni che tutti noi dobbiamo affrontare e che Sara è riuscita, in questi giorni, a sconfiggere. Torneranno. E dovranno essere affrontari di nuovo. Ogni volta sarà una nuova sfida, una nuova partita, un nuovo incontro contro l’avversaria di turno e contro se stessi. E Sarita sarà pronta a difendersi.

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