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Coppa Davis, Italia: si chiude l’era Barazzutti, un ventennio di gioie e dolori

Corrado Barazzutti - Foto Ray Giubilo

Dopo ben vent’anni volge al termine l’avventura di Corrado Barazzutti sulla panchina della nazionale italiana di Coppa Davis. E’ stato infatti ufficializzato come nuovo allenatore Filippo Volandri, che già dai prossimi impegni guiderà gli azzurri e proverà fin da subito a mettere a disposizione la sua esperienza e le sue qualità.

FILIPPO VOLANDRI E’ IL NUOVO CAPITANO DELL’ITALDAVIS

Ovviamente è presto per dire se si tratta di una decisione giusta o sbagliata, mentre non ci sono dubbi sul fatto che si chiuda un’era. Nell’ultimo ventennio, in quelle poche settimane all’anno in cui si disputava la Coppa Davis, il primo nome che veniva in mente pensando all’Italia era proprio quello di Corrado Barazzutti, un punto fermo in tutto e per tutto, e solamente dopo quelli dei giocatori.

Le motivazioni di questa scelta ancora sono ignote, ma è possibile che siano legate alle stesse ragioni che hanno spinto Fognini, di comune accordo, ad interrompere il rapporto con l’ex tennista al termine del 2020. L’età avanza e, nonostante competenza e impegno restino, un cambiamento a volte può risultare opportuno.

CARRIERA E SUCCESSI DI FILIPPO VOLANDRI

L’esperienza di Barazzutti sulla panchina azzurra è stata piena di alti e bassi, ma soprattutto di “normalità”. A provarlo è il bilancio di 24 vittorie e 20 sconfitte che ha collezionato l’Italia in questi anni. Numeri tutto sommato non da buttare via, ma che sottolineano l’assenza di un vero e proprio exploit, sia in positivo che in negativo. A dir la verità qualche momento buio c’è stato eccome, basti pensare alla retrocessione in Serie C nel 2003 dopo la sconfitta con lo Zimbabwe. E’ altrettanto vero, però, che non sono mancati neppure i sorrisi. In termini di risultati la semifinale raggiunta nel 2014 resta il picco più alto. Tuttavia, con ogni probabilità, tra i ricordi più belli figurano la vittoria di Fognini su Murray a Napoli, proprio in quell’anno, ed il trionfo in Argentina in una vera e propria bolgia.

Senza togliere alcun merito, l’impressione è che in questi anni Barazzutti sia stato un gestore prima che un vero e proprio allenatore. Non ha infatti mai alzato la voce contro qualcuno né si è reso protagonista di scelte inaspettate o audaci, specialmente in termini di convocazioni. Con la cosiddetta NextGen che avanza e i talenti che iniziano a sbocciare – Sinner e Musetti su tutti – probabilmente i vertici azzurri hanno preferito affidarsi ad una persona per certi versi più vicina ai giovani, non solo anagraficamente, e che può guidarli meglio in questo, si spera lungo, cammino.

Più che di esonero, perciò, si potrebbe parlare di ricambio generazionale, non solo in campo ma anche in panchina. L’augurio è che, chiuso questo capitolo lungo vent’anni e nel complesso positivo, se ne possa aprire un altro, pieno di soddisfazioni e di grandi traguardi. E’ inevitabile sottolineare come il tennis italiano abbia intrapreso un processo di cambiamento negli ultimi anni e sia ancora in evoluzione. Intervenire ora, dunque, quando il giocattolo può essere ancora modellato, appare una buona idea. Si apre dunque con questa grande novità il nuovo decennio per l’Italia di Coppa Davis, ma anche con tante domande a cui solo il tempo riuscirà a dare una risposta.

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