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Australian Open 2020: la prima volta di Kenin, ma Muguruza è rinata

Sofia Kenin e Garbine Muguruza - Foto Ray Giubilo

La prima volta non si scorda mai. Sofia Kenin vince il primo Slam della propria carriera, risultando la più giovane ad alzare il trofeo a Melbourne dall’affermazione di Maria Sharapova nel 2008. Sconfitta in finale Garbine Muguruza, per cui sarebbe stato invece il terzo major dopo i titoli a Wimbledon e al Roland Garros. Un atto conclusivo inedito, con le vittorie in semifinale su Barty e Halep: se per Kenin può essere l’inizio di una carriera vincente, per Muguruza riparte un altro capitolo di vita.

KENIN, NEL SEGNO DI RODDICK“Posso rispondere al servizio di Roddick e un giorno vincerò Wimbledon”, citava quattordici anni fa la nuova campionessa degli Australian Open che è cresciuta con il mito del campione americano. Nata in Russia, a Mosca, ma trapiantata negli Usa, Kenin non ha mai smesso di crederci e il sogno rivelato alla tenera età di 7 anni è diventato realtà. Prestazioni al di sopra di ogni più rosea aspettativa alla vigilia e un cammino costellato da prestigiose vittorie; ora Sofia si gode il titolo e una classifica da strabuzzarsi gli occhi: con i 2000 punti, la statunitense approda per la prima volta in top-10, accasandosi alla posizione numero 7, a meno di 200 lunghezze da una certa Bianca Andreescu. Le prospettive stagionali si sono ribaltate e nelle prossime settimane la campionessa major sarà chiamata alla riconferma.

LA RINASCITA DI MUGURUZA – La rinascita di Garbine Muguruza è realtà. Tuttavia l’ex numero uno al mondo non può accontentarsi, arrivata a questo punto, di una sconfitta dignitosa. Una rimonta quella di Kenin, caratterizzata da un calo piuttosto importante della nativa di Caracas, soprattutto dalla parte del dritto negli ultimi due parziali. La crisi dell’ultimo biennio lascia ancora qualche strascico a Garbine, che può riprendere da qui la propria corsa verso i vertici della classifica: una classifica che già le sorride, col prepotente ritorno in top-20 (è sedicesima). La continuità di rendimento, nonostante la febbre l’abbia fermata in quel di Hobart, sembra ritrovata, ma anche per lei servirà la prova del nove.

LE DICHIARAZIONI – Nel post-partita tempo di elogi e commenti per le due giocatrici. Microfoni ad una delusa Garbine: “Lei è stata in grado di trovare i colpi migliori nei momenti importanti, ha colpito molto bene la palla”. Non tutto è da buttare per la spagnola, anzi: “Emotivamente … beh, mi sento male, è un momento triste, ma con il passare delle ore mi renderò conto di aver fatto un grande torneo. I risultati mostrano che quello che faccio sta funzionando, iniziare l’anno con una finale è una grande spinta”. Il sogno di Kenin invece si è avverato: Sono grata di essere qui. Quindi il mio consiglio è che se ne avete uno, di sogno, provateci con tutte le vostre forze, e forse ce la farete“. 

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