Running, Roldano Marzorati
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INTERVISTA – Running, Roldano Marzorati: “Non è mai troppo tardi per trovare la propria strada”

Oltre 5.000km all’anno percorsi in gara, altrettanti in allenamento. Una vita spesa nella corsa, iniziando dal mezzofondo veloce, quello della pista con gli 800m ed i 1.500m, il passaggio alle gare su strada, quindi il Triathlon, il trail running fino ad arrivare alle ultramaratone. Sempre con la stessa contagiosa passione. Questo è Roldano Marzorati, 63enne brianzolo di Limbiate, trapiantato in Trentino. Dopo aver corso domenica la maratona a circuito a Cannero Riviera (Verbania) sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, si è spostato insieme alla compagna Sonia Lutterotti, già azzurra ella 24h, in Francia a Saint Laurent du Pont, dove prederà parte venerdì 5 Novembre alla Backyard Ultramarathon, unico italiano su circa 200 partenti.

Proprio dalla Francia, Roldano ha risposto alle domande di SPORTFACE, raccontandoci la sua storia.

Ciao Roldano. Neanche il tempo di finire la gara di Cannero che sei già pronto a ripartire.

Eh si, non bisogna mai fermarsi (ride, ndr). La Cannero 42195 è stata un’esperienza divertente, gara organizzata molto bene, l’ho presa come una sorta di ultimo allenamento, visto che l’intenzione è quella di far bene alla Backyard Ultramarathon che partirà venerdì alle 12.00

Un format particolare quello della Backyard Ultramarathon. Vuoi spiegarcelo

E’ un tipo di gara particolare, in cui non vince il più veloce, ma il più resistente. In Italia questa competizione è conosciuta con il nome di “Ultimo Sopravvissuto”. C’è un percorso di 6,7km che i concorrenti devono terminare entro 1h. L’ora successiva riparte solo chi è arrivato. 6,7km possono sembrare pochi ed all’inizio si corre facile e ci si può riposare prima della partenza all’ora successiva, ma con il passare delle ore la fatica si fa sentire, il tempo per riposare è sempre meno e, non potendo fermarsi per dormire, diventa davvero difficile. E ci si ferma. La competizione finisce quando resta in gara un solo concorrente.

Tu sei una sorta di specialista.

Nel 2019 mi sono iscritto alla prima edizione italiana, a Castellaneta in Puglia e sono riuscito a vincere. Quest’anno ho partecipato nuovamente e, anche se non ho vinto, mi sono ben disimpegnato, tanto che ne ho corsa anche una in Germania, a cui vorrei partecipare di nuovo anche il prossimo anno e adesso sono qui in Francia

Gare di corsa estreme, ma per Roldano Marzorati la corsa è iniziata in un’altra maniera. Raccontaci.

Ho iniziato da giovane, un po’ come tutti, cimentandomi nelle gare di mezzofondo veloce in pista, anche con discreti risultati. Dopo un periodo di pausa, intorno ai 24 anni sono passati alle gare su strada, prima con 5.000 e 10.000, poi passando alla mezza maratona ed alla maratona. Ai mei tempi c’era gente come Bordin, Panetta, Scartezzini, atleti che si guardavano con ammirazione e che invogliavano a correre. Sulla mezza maratona sono riuscito ad ottenere un personal best di 1h19’, mentre sulla maratona ho 3h02’, un tempo che forse non rende onore alle mie capacità del tempo, ma con gli occhi di oggi devo ammettere che forse non avevo ben coscienza di come allenare quella gara. Con un approccio migliore forse sarei riuscito a correre sotto le 3 ore.

Tante gare, poi arriva un periodo di stop.

Si ho iniziato ad avere problemi ad un ginocchio. Mi dissero che la cartilagine era usurata e che non avrei più potuto correre. Sono stato fermo tanto, nel frattempo dalla Brianza, intorno ai 35 ani mi sono trasferito in Trentino. Pur non potendo allenarmi però, non ho mai smesso di pensare alla corsa.

A furia di pensarci, alla fine hai ricominciato

Si non ho resistito (ride, ndr). Pian piano ho ripreso ad allenarmi, con i dolori ci ho convissuto finchè non sono spariti. Ho provato ad iscrivermi ad una mezza maratona, è andata bene e da lì non mi sono più fermato. Non solo corsa però, anche bici e nuoto, con Duathlon e Triathlon. Ho preso parte anche a tre Ironman, nella forma classica: 3,8km di nuoto, 180 di bici e maratona finale. Un’autentica goduria

E la montagna?

Non mi sono fatto mancare nemmeno quella, soprattutto dopo aver conosciuto la mia attuale compagna, Sonia Lutterotti. Ho iniziato con qualche gara di Trail e devo dire che mi si è aperto un mondo. Ho corso 4 volte la Trans Canaria, il Cro-Magnon e tante altre gare. Il tutto finchè i problemi alle ginocchia di Sonia non ci hanno costretto un po’ a cambiare strada

Dalla montagna alla pista quindi. Però una pista d’atletica usata su distanze diverse.

Si, basta mezzofondo veloce (ride, ndr). Per ovviare ai problemi fisici, abbiamo cominciato a pensare a gare “piatte” e visto che correre a lungo ci piaceva, ci siamo buttati sulla 24h in pista. Ho corso la prima a San Benedetto del Tronto, manifestazione organizzata dall’amico Francesco Capecci.

Come si corre 24h senza praticamente fermarsi?

E’ una questione di testa. Le gambe contano, ma ciò che è più importante e rimanere nella gara con la testa. Questo fa davvero la differenza secondo me. E’ inoltre un tipo di competizione che dà la possibilità di realizzare un obiettivo anche a chi è meno veloce. Oltre un certo limite, le differenze anagrafiche, ma anche di sesso, tendono ad azzerarsi e davvero prevale chi ha più forza mentale. Io sono riuscito a 57 anni ad abbattere il muro dei 200km, 200km e 400 metri, per la precisione, nella gara di Putignano. Non è mai troppo tardi.

Torniamo a parlare dell’Ultimo Sopravvissuto.

E’ una gara particolare, bisogna essere resistenti, forti psicologicamente e sempre concentrati. E’ un format in cui veramente ti metti in gioco e vai a scoprire il tuo limite. Certo, bisogna arrivare a queste gare dopo un opportuno percorso. Troppo spesso vedo gente che dopo una mezza maratona inizia a pensare alle ultra: è un errore. Ci vuole gradualità per abituare l’organismo e la mente.

Prima hai detto che vorresti tornare in Germania il prossimo anno per la Backyard Ultramarathon

Si, ho avuto modo di assaporare un clima sportivo incredibile. Sia da parte degli atleti che da parte del pubblico. C’è una cultura sportiva che da noi forse ancora manca.

Parliamo un attimo di alimentazione. Tu hai fatto una scelta precisa: essere vegano

La mia è una libera scelta e con questo non voglio assolutamente condizionare gli altri. Ho letto molto al riguardo, ho deciso di fare prima un passaggio intermedio alla dieta vegetariana e poi ho pian piano eliminato anche i derivati animali come latte, uova e miele. Le proteine che assumo sono di tipo vegetale. Mi trovo bene così, ritengo che questo approccio sia stato molto utile nella riduzione delle infiammazioni e nella prevenzione degli infortuni

Venerdì sarai l’unico italiano al via.

Vero. Un po’ mi spiace, ma sono convinto che questo tipo format avrà un interessante sviluppo anche da noi nei prossimi anni

Il tuo obiettivo per questa gara?

Sopravvivere, fino all’ultimo (ride, ndr)

SportFace