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È stata presentata oggi la nazionale italiana di tiro con l’arco in vista dell’Olimpiade di Rio 2016. A margine della cerimonia il responsabile tecnico azzurro Wietse van Alten è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Sportface.it, ripercorrendo il lavoro svolto nell’ultimo quadriennio, parlando delle aspettative della squadra maschile e femminile e anche del talento classe ’96 David Pasqualucci, preferito nelle convocazioni al più esperto Michele Frangilli. Ecco quello che ci ha detto van Alten a 30 giorni dalla prova olimpica.
Raccontarci quest’ultimo quadriennio, i momenti più belli e quelli più complicati.
“Sono arrivato a gennaio 2013. Abbiamo fatto un bel lavoro, non solo io ma tutto lo staff: il primo anno l’ho usato per conoscere il gruppo di lavoro, il secondo per sistemare le cose e iniziare un percorso e gli ultimi due anni per mettere a frutto il tutto con i risultati visto che abbiamo vinto la medaglia d’argento al Mondiale con i ragazzi lo scorso anno. Sono contento anche per il progetto iniziato 2 anni fa con i giovani, che per sei giorni alla settimana alla mattina vanno a scuola e al pomeriggio all’allenamento: da questo progetto abbiamo selezionato due arcieri che faranno parte della squadra di Rio. Questa per me è già una vittoria”.
E infatti hai chiamato David Pasqualucci, che è un classe ’96. Quant’è stata difficile la scelta, visto che Frangilli è una colonna portante di questa nazionale?
“Tutte le scelte che devi fare sono difficili. Michele è un grande campione, ha anche più anni di me e sa come funziona nello sport e nel Tiro con l’Arco in particolare. Mi dispiace davvero tanto per lui, ma è il primo a rendersi conto che non potevo portarlo”.
E Pasqualucci?
“È talentuso, ha lavorato tantissimo negli ultimi anni insieme con Lucilla Boari. Ha un bel futuro davanti: l’anno scorso è entrato in pianta stabile nella squadra, ma la strada è ancora tanta da fare e non possiamo pretendere ogni gara che lui vinca qualcosa. Con due veterani al fianco come Mauro Nespoli e Marco Galiazzo e anche con Michele Frangilli può imparare tanto per fare una buona gara a Rio. Le sue aspettative all’Olimpiade sono differenti rispetto agli altri due arcieri. Sarà la prima volta e credo sia emozionante per un ragazzo così giovane”.
Quali sono allora le aspettative per la squadra maschile e femminile e per l’individuale?
“Possiamo aspettarci di vedere gli atleti italiani gareggiare ad alti livelli con i migliori della disciplina: nelle gare a squadre non siamo tra le favorite: a Rio possiamo raggiungere il livello più alto degli ultimi due anni senza portare a casa nulla. Siamo degli underdog, possiamo vincere ma non siamo tra le prime quattro che puntano alle medaglie. Però, come è successo a Londra e come hanno dimostrato le ragazze ad Antalya, le medaglie sono alla nostra portata. Ma se torniamo a casa a mani vuoto non vuol dire che abbiamo fatto male”.
L’importanza del tuo ruolo è anche mentale, perché l’Olimpiade è un test importante dal punto di vista psicologico…
“È vero, però per un atleta c’è anche un processo da compiere: loro devono apprendere attraverso l’esperienza sul campo, non possiamo prepararli per tutto già da prima. Nel nostro staff c’è chi insegna la parte mentale, ma per chi affronta per la prima volta un’Olimpiade, per quanto possa arrivare preparato, deve sperimentare lì sul posto e non c’è nessuna preparazione che te lo insegna”.