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Giuseppe Gibilisco: “Dall’asta al bob, vi racconto la mia seconda vita sportiva”

Giuseppe Gibilisco - Foto Colombo/Fidal

Giuseppe Gibilisco, campione del mondo nel salto con l’asta a Parigi, nel 2003, e medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici di Atene, nel 2004, ha deciso di raccontare ai nostri microfoni la sua nuova esperienza sportiva: ritiratosi nel 2014, in seguito alle qualificazioni agli Europei di Zurigo, l’atleta siracusano ha deciso da pochi mesi di tuffarsi in un’avventura del tutto nuova, quella del bob. Dal mondo dell’atletica a uno sport invernale dunque: grandi ricordi ed importanti traguardi hanno caratterizzato la sua “prima vita” da sportivo, ma l’ex astista siculo non vede l’ora di ripartire, con la grinta e le ambizioni che l’hanno sempre contraddistinto.

Quando è iniziato l’interesse per questa nuova disciplina?
“Circa un paio di mesi, tre mesi fa. Esattamente quando ho incontrato il direttore sportivo del bob, che è un mio amico. Ci siamo ritrovati a scambiare delle idee, a parlare di aspetti della preparazione per quanto riguarda l’atletica e il bob e poi ci siamo ritrovati lì, a Cesana Torinese, a fare le prime prove. Amore fin da subito in un certo senso”.

Non è difficile accostare un atleta siciliano a uno sport invernale? Che ne pensi?
“Sai, io sono sempre stato un amante della montagna. Poi, sinceramente, per me lo sport è una ragione di vita: da questo punto di vista, che sia invernale o estivo cambia poco. Da siciliano posso dirti che mi piace tanto sciare, la montagna sa darmi la giusta adrenalina”.

Dove ti alleni in questo periodo?
“In questo momento mi alleno qui a Siracusa. A breve andremo a fare le prove e i primi allenamenti specifici con il bob”.

Quali sono gli obiettivi che ti sei preposto?
“L’obiettivo è senza dubbio l’Olimpiade di Pyeongchang del 2018, in Corea, ma ci saranno tante tappe di avvicinamento. Vogliamo fare bene fin da subito, stiamo lavorando per questo. Io quando decido di fare qualcosa non lo faccio solamente perché voglio fare qualcosa di diverso, ma perché voglio raggiungere traguardi importanti. Essere competitivo è un po’ nel mio DNA”.

Quando si parla di Giuseppe Gibilisco non si può non parlare di salto con l’asta: qual è il momento della tua carriera che ricordi con più gioia?
“Il momento migliore è stato proprio l’inizio della mia carriera: io ho un gran bel ricordo del mio primo allenatore, mio maestro di vita e mentore, il signor Lentini. Erano i primissimi anni della mia carriera, gli anni da adolescente a Siracusa: ho dei ricordi bellissimi legati a questo periodo”.

Il momento più difficile?
“Probabilmente quando non ho raggiunto gli obiettivi che mi ero preposto, ad esempio quando ho deciso di smettere di saltare: nel 2014 stavo andando molto forte e quindici giorni prima dell’Europeo mi infortunai a mi ritrovai a disputare la competizione in condizioni non ottimali. Tanto rammarico: avevo fatto i 5.70, ma ero pronto per saltare ancora più in alto; sai, quando ti alleni per un anno intero per ottenere un obiettivo e pochi giorni prima dell’appuntamento accade qualcosa del genere, dopo oltre vent’anni di carriera, a un certo punto rifletti e decidi di mettere un punto a tutto”.

Il risultato più importante? Oro ai Mondiali di Parigi nel 2003?
“Io considererei piuttosto il bronzo olimpico ad Atene 2004 come il risultato migliore della mia carriera: anche in quel caso venivo da un infortunio importante, peraltro ero infortunato anche durante l’Olimpiade e mi sono ritrovato ad aggrapparmi alla medaglia di bronzo, che per me vale davvero tanto”.

5 metri e 90 il record personale…
“Questa è una nota dolente della mia carriera, potevo fare molto meglio. In allenamento avevo superato più volte quel limite. Chissà, forse era destino!”.

Quali sono le analogie e le differenze che hai notato tra salto con l’asta e bob?
“Sono due cose distinte e separate, due mondi e due sport del tutto diversi. Nel bob siamo in quattro a spingere: il mio contributo si sviluppa nei primi trenta metri di lancio, mentre nel salto con l’asta dal primo passo all’ultimo ero sempre io il protagonista. Nel bob c’è più squadra, si è sempre in due o in quattro”.

Pensi che le strutture presenti in Italia siano adatte alla pratica di questa disciplina?
“Da quello che mi dicono non esiste una sola pista di bob in Italia, tant’è vero che ci sposteremo in Austria o in Germania per praticarlo. Se non ci sono strutture è difficile far avvicinare i ragazzi a uno sport. Non è solo il bob a mio avviso: se dovessimo fare un’analisi a 360 gradi, il movimento sportivo qui in Italia presenta in generale tante carenze, speriamo ci saranno dei progressi”.

Una curiosità, per concludere: nel mondo dello sport, c’è un personaggio che per te, più di altri, è stato fonte di ispirazione?
“Per me Marco Pantani è stato un mito vero e proprio, mi sono appassionato al ciclismo grazie a lui. Un altro grande personaggio a cui mi sono ispirato è Michael Schumacher, che ho avuto modo di conoscere personalmente: un uomo straordinario”.

Ti ringraziamo Giuseppe, in bocca al lupo per la tua nuova avventura!
“Crepi il lupo! Grazie a voi!”.

 

 

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