Formula 1

F1, GP Spa 2017: Ferrari-Mercedes pari prestazioni. Disastro Honda e Force India

Sebastian Vettel, Ferrari F1 2017 - Foto Bruno Silverii

Il risultato del Gran Premio del Belgio è stato quello che ci si attendeva, ma se si va a guardare un po’ oltre si scopre che i pronostici iniziali non si sono confermati, a volte addirittura sovvertiti. Doveva essere un dominio Mercedes, ma Ferrari ha tenuto molto bene botta in una pista molto veloce che si sarebbe dovuta sposare meglio con la grigia di Stoccarda. Vettel ha seguito come un’ombra Hamilton per tutta la gara, non andando mai oltre i due secondi di distacco se non nei due giri successivi alla prima sosta. Inoltre, ci si aspettava di vedere una Mercedes più veloce nel primo e nel terzo settore e più in difficoltà nel secondo più guidato, invece è avvenuto il contrario. La cosa si spiega col fatto che Vettel, essendo vicino al rivale inglese, nei due settori più rapidi usufruiva della scia, ma pagava dazio per i disturbi aerodinamici in quello più guidato. Bottas ha invece deluso per tutto il weekend: crash da pollo nelle prove libere, qualifica in cui avrebbe dovuto issarsi in seconda posizione e in cui invece si fa battere da Vettel e la ripartenza della Safety Car in cui perde ben due posizioni a favore di Ricciardo e Räikkönen. Il connazionale ferrarista è invece mancato nel Q3 e per la disattenzione sulle doppie bandiere gialle esposte per il ritiro di Verstappen, cosa che col senno di poi gli è costata il gradino più basso del podio.

A livello prestazionale, passo indietro preventivabile, essendo una pista veloce, per Red Bull. Ci pensa però Ricciardo, caratterizzato quest’anno da una grandissima costanza, a portarla comunque sul podio. Transita 6° al primo giro, poi diventa 5° per il ritiro del compagno e 4° per la penalità comminata a Räikkönen. Poi è bravissimo a sopravanzare Bottas alla ripartenza della Safety Car. Verstappen, invece, ancora una volta non vede il traguardo perché tradito dalla sua vettura, che lo lascia a piedi al giro 8. I problemi di affidabilità in casa austriaca continuano a presentarsi: non va bene.

Mostra oggi un’ottima performance Renault, che conferma – dopo l’ottima Silverstone e le difficoltà palesatesi invece a Budapest – di trovarsi molto a proprio agio sui tracciati veloci: Hülkenberg chiude 6° – cosa che ormai non rappresenta più una sorpresa –, ma anche Palmer è autore di una grande prestazione in qualifica, approfittando finalmente del potenziale della propria vettura. L’inglese è anche sfortunato, però, in quanto la sua auto lo abbandona durante il Q3, condannandolo anche a cambiare dei pezzi e alla penalità che lo fa retrocedere al 14° posto in griglia. Da lì, un po’ per “depressione”, un po’ perché forse i pezzi cambiati erano vecchi (per evitare una miriade di penalità, anziché solo 5 posizioni) e quindi meno performanti, Palmer non riesce più a risalire, ma oggi la macchina per andar forte ce l’aveva.

Si dimostra quinta forza Force India ed è preoccupante che nelle piste veloci sia stata scavalcata da Renault. Inoltre, i suoi piloti confermano di non potersi vedere: sono autori di due incidenti tra loro. Ma, se il primo, all’ingresso di Eau Rouge, è del tutto involontario – Pérez stava lasciando spazio a Hülkenberg e non si è accorto dell’arrivo di Ocon sulla destra – il secondo mostra tutta la malafede del messicano, che chiude contro il muro il francese all’uscita della Source. Il risultato è stato l’alettone distrutto per Ocon, la gomma posteriore destra di Pérez forata e l’ingresso in pista della Safety Car: esattamente come a Baku. E l’esito è stato simile, con Ocon che riesce a rimontare fino a rientrare in zona punti – 9° – e Pérez che si ritira a due giri dal termine mentre è nelle retrovie. Occhio a Monza: se questi due saranno ancora vicini rischierà di finire male, considerate le velocità ancora più elevate rispetto a Spa.

Passo del gambero, invece, per Williams, le cui performance stanno crollando verticalmente su qualsiasi tipo di pista. Riescono a chiudere in zona punti grazie alla Safety Car con Massa, 8°, mentre Stroll è ai margini della zona punti, 11°. Il risultato, viste le premesse, è anche da considerarsi buono ed è proprio questo il problema grosso per il glorioso team inglese.

Furbi invece in Haas: gli americani, alle prese con una vettura da anonimo centro classifica, sono bravi a non fermare i propri piloti durante il periodo di Safety Car, trovandosi con Grosjean 7° e Magnussen 9°. Poi, però, il danese vanifica tutto bloccando le gomme alla Bus Stop durante la ripartenza, rischiando pure di centrare Massa e il compagno di squadra: è bravo e fortunato a evitarli, ma è costretto a cambiare le gomme perché le ha distrutte in quell’occasione. Si ritrova in fondo alla classifica e lì resta. Grosjean, invece, concretizza la strategia del team, confermando l’ottimo 7° posto.

Toro Rosso, altro team che sta continuando a fare passi indietro, va a braccetto con Williams. Sainz e Kvyat, come il duo bianco, usufruiscono della sosta gratuita alle spalle della Safety Car e si ritrovano rispettivamente al 10° e 12° posto. Anche per loro era difficile chiedere di più e anche loro dovrebbero farsi qualche domanda. Va bene il budget risicato, ma a inizio stagione erano in lotta con Force India per la zona bassa dei punti. I rosa sono bene o male rimasti lì, mentre i faentini – e anche, ripetiamo, Williams – con più soldi rispetto agli indiani, sono crollati. Male.

Su una pista di motore, si dimostra nuovamente disastrosa McLaren, anche se sarebbe più corretto dire Honda. Alonso è il solito samurai: in qualifica, in lotta con Palmer per entrare in Q3, riesce a fare gioco di squadra con Vandoorne, segnando un ottimo tempo nel primo settore. Ma non appena prova a percorrere la curva Puhon in pieno, il propulsore lo abbandona (fortunatamente senza rompersi: almeno ha scongiurato penalizzazioni in griglia). In gara, invece, lo spagnolo parte benissimo, transitando 7°, il primo degli altri (ossia non Mercedes, Ferrari o Red Bull), viene scavalcato da Hülkenberg ma è autore di un sorpasso pregevole sul rettilineo del Kemmel (!) ai danni del tedesco. Poi, però, inizia il calvario: ogni giro, proprio in quel punto, subisce un sorpasso. Al giro 3 dal pilota Renault, al 4 da Ocon, al 5 da Pérez, al 6 da Grosjean. Si arrabbia col team e decide praticamente di spegnere la radio. Poi non si vede più, se non in una bella lotta con Palmer subito prima del ritiro. Vandoorne, invece, non ha problemi di affidabilità, ma solo perché ha cambiato completamente la power unit: difatti ha 65 posizioni di penalità in griglia. In gara scavalca Ericsson in partenza, poi non fa praticamente più nulla e guadagna un’ulteriore posizione solo grazie all’errore di Magnussen che lo costringe a una sosta in più.

La cenerentola del Circus rimane Sauber, che però, a differenza di McLaren, perlomeno ha la scusa di non avere un grande budget. Altro problema del team svizzero, però, a parere di chi scrive è Ericsson, davvero inadeguato per la Formula 1. Lo svedese non fa assolutamente nulla e anzi, riesce quasi nell’impresa di farsi precedere da Magnussen dopo la sosta del danese. Lo salva la bandiera a scacchi da questa beffa. Wehrlein, invece – comunque autore di una pessima qualifica a Spa –, non si vede proprio, in quanto dopo un giro dà forfait per un problema tecnico.

Appuntamento tra sette giorni al Tempio della Velocità, a Monza.

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