Formula 1

I ricordi di Bernie Ecclestone: “La Ferrari è la Formula 1. Enzo mi ha aiutato molto”

Bernie Ecclestone - Foto Antonio Fraioli

Bernie Ecclestone, premiato di recente col GQ Car Award Lifetime Achievement Award da GQ Gran Bretagna, ha ricordato molti aneddoti legati alla sua vita all’interno e poi a capo della Formula 1. Nonostante non faccia più parte dell’ambiente da quando nel 2017 ha ceduto il marchio a Liberty Media, i suoi pareri, a partire dalle sue provocazioni, vengono sempre tenuti in considerazione ad ogni uscita pubblica: “Il segreto è la mia stretta di mano. La gente sa che può fidarsi di me e che farò il meglio per tutte le persone coinvolte; alla gente piace parlare molto. È sempre meglio fare qualcosa invece che parlare. Se stai per dire che farai qualcosa, fallo. Odio quando la gente dice che farà qualcosa e poi non la fa”

Ecclestone ha ricordato il primissimo Gran Premio di Silverstone disputato dalla Formula 1:“Ricordo benissimo quel Gran Premio. In effetti, in quel fine settimana io stavo gareggiando con una Cooper 500. Non c’erano hotel. Alcune persone avevano la fortuna di avere un camper o qualcosa del genere in cui stare, ma io dormivo in macchina. Me la ricordo: era una Ford Custom americana. L’Alfa Romeo vinse quella gara: fecero primo, secondo e terzo, senza Ferrari iscritte. Il signor Enzo Ferrari era molto speciale e mi ha aiutato molto. Mi ha insegnato che lo sport è sul tavolo e il business è sotto. La Formula 1 è la Ferrari e la Ferrari è la Formula 1. È così semplice. Colin Chapman è un altro uomo che ho ammirato molto. Era un genio e anche un pilota molto veloce”.

Bernie ha infine ricordato la morte di François Cevert e la pericolosità del motorsport, ma insieme a Sid Watkins (ex medico del Circus) e Max Mosley (ex presidente della FIA) sostiene che abbia messo in pratica le modifiche necessarie per incrementare la sicurezza, soprattutto dopo quei brutti episodi del 1994: “Quando Cevert è rimasto ucciso a Watkins Glen, è stato orribile. Era stato praticamente tagliato a metà. Carlos Reutemann era molto scosso, erano compagni. Mi ha detto quello che aveva visto ma poi, quando fu il momento delle prove libere, tornò in macchina. Sembra insensibile, ma è così che era a quei tempi. Continuavi. È molto più sicuro ora, grazie a Sid e Max. Ma non sarà mai completamente sicuro, devi accettarlo”.

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