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Tra scudetto e lotta Champions: è l’Inter-Juventus più bello degli ultimi 10 anni

Mauro Icardi
Mauro Icardi - Foto Antonio Fraioli

Lo scontro tra Inter e Juventus è definito da qualche decennio il “derby d’Italia”, per la rivalità tra due squadre con tradizioni e storia diverse, che nonostante non sempre abbiano lottato per lo stesso obiettivo, non hanno mai avuto un buon rapporto, il quale è ulteriormente peggiorato a causa di vicende come il famoso fallo non fischiato di Iuliano su Ronaldo e successivamente il processo di Calciopoli, che ha portato all’apice l’antagonismo tra le due fazioni. Negli ultimi dieci anni, più o meno dall’avvento di Mourinho sulla panchina neroazzurra, gli incontri fra Inter e Juventus hanno perso quel valore determinato da un testa a testa per lo scudetto o per una posizione migliore in classifica. Nel post-triplete, quando il club presieduto da Massimo Moratti ha cominciato a calare di livello, i bianconeri sono tornati a prendersi la scena con Antonio conte prima e Massimilano Allegri poi. Insomma, il derby d’Italia è rimasto ma la tensione che ha accompagnato questa sfida non è mai stata, dal 2008 in poi, la stessa di una volta.

La partita di sabato 28 aprile, invece, arriva con premesse ben diverse rispetto a quanto si erano abituati i tifosi nelle ultime stagioni.

UNO SCONTRO FONDAMENTALE – Dopo la sconfitta contro il Napoli, la Vecchia Signora è quanto mai costretta a uscire dal Meazza con punteggio pieno. Una sconfitta, come anche un pareggio, significherebbero altri punti persi con i partenopei che per la prima volta arrivano a primavera inoltrata con gli occhi ancora puntati sul titolo. Dopo il 2012 nessuna squadra, nemmeno la prima Roma di Rudi Garcia, era riuscita a spaventare così tanto i piemontesi, che stanno così provando una nuova sensazione: la non certezza della vittoria in campo nazionale.

Dall’altra parte c’è la squadra di Spalletti, che per motivi diversi ha la stessa disperata necessità di vincerle tutte da qui al 20 maggio, per poter sperare fino alla fine nella qualificazione alla prossima Champions League, che rischia di sfuggire ai neroazzurri per il settimo anno consecutivo. Stavolta, però, con quattro posti disponibili e il bilancio che prega per qualche ricavo in più, sarebbe un fallimento troppo pesante per sperare di riprendersi immediatamente e prepararsi al meglio per la prossima stagione. Questa sfida quindi vale almeno 6 punti, il doppio rispetto a un qualunque altro scontro, e l’impressione è che almeno una delle due squadre, se non entrambe in caso di pareggio, rimarrà profondamente delusa.

QUI INTER – Un girone fa, l’Inter si presentò allo Stadium da prima in classifica, e fin dalle prime battute mostrò di potersi accontentare di un pareggio che, per il momento, le avrebbe permesso di restare al comando. Dopo un primo tempo concluso senza tirare in porta, gli uomini di Spalletti hanno abbassato anche il pressing alto che aveva caratterizzato la prima frazione e che non aveva portato a grandi risultati, rinunciando quindi a ogni minimo tentativo di spaventare davvero i padroni di casa. Questa volta i neroazzurri, che non hanno posizioni da difendere ma da riconquistare, dovranno entrare in campo con obiettivi diversi e un atteggiamento opposto a quello dello scorso dicembre. Nei big match della stagione in corso, l’Inter non ha mai attaccato con grande insistenza se non contro il Milan, quando alcuni errori sottoporta le avevano impedito di conquistare la vittoria. Stavolta i giocatori di casa dovranno provare a pungere nei momenti in cui i loro avversari si scopriranno, tenendo però conto che la difesa a loro opposta è senza dubbi la migliore della Serie A. Candreva, forte della maggior esperienza (soprattutto in partite del genere) rispetto a Karamoh, dovrebbe tornare a occupare il suo posto sulla fascia destra, con Perisic che sul versante opposto non potrà permettersi di staccare la spina come troppe volte ha fatto dal suo arrivo a Milano. Icardi, che contro il Cagliari aveva mostrato di riuscire anche a dialogare coi compagni al di fuori dell’area di rigore, dovrà essere l’uomo in più visto che a 25 anni di gol alla Juventus ne ha già segnati dieci.

QUI JUVENTUS – Nella sfida dello Stadium anche i bianconeri non si mostrarono davvero intenzionati a vincere. Finché l’Inter pressava alto, la squadra di casa aspettava il momento giusto per scavalcare le linee avanzate degli avversari, anche se l’assenza di Dybala (entrato solo a 15 minuti dal termine) aveva pesato non poco nei tentativi di trovare i giocatori offensivi tra le linee. Nella ripresa, la Juventus aveva provato a salire partendo dalle fasce, dove Cuadrado aveva spaventato più volte un Santon non sempre perfetto. Al centro, però, gli ospiti si erano difesi piuttosto bene, limitando le occasioni davvero importanti degli avversari e riuscendo a strappare un punto che al tempo valeva tanto. A dicembre però la squadra di Allegri non aveva attaccato per tutto il tempo e soprattutto lo aveva fatto con un’intensità che aveva fatto capire come anche un pareggio non sarebbe stato da buttare via. Ora gli occhi di Allegri, Buffon e di tutti i giocatori della capolista sono puntati solo sui tre punti, senza i quali si rischia di subire un sorpasso storico, negativamente parlando per quanto riguarda la Vecchia Signora. L’atteggiamento passivo della Juventus contro il Napoli è solo un brutto ricordo, mentre c’è tanto da prendere dall’epica battaglia del Bernabeu dove fu solo un rigore concesso nel recupero a far uscire di scena i bianconeri dalla Champions in favore di un Real Madrid che aveva rischiato fin troppo. Attenzione però, perché anche in quell’occasione la squadra di Allegri, dopo aver segnato il 3-0, sembrò arretrare troppo e soffrire fino al fallo commesso da Benatia ai danni di Lucas Vazquez.

Con premesse del genere la partita in scena sabato al Meazza non può non essere definita la più calda degli ultimi 10 anni per quanto riguarda il derby d’Italia. Un San Siro che ha fatto già registrare l’incasso record di oltre 5 milioni di Euro accoglierà due squadre che continuano a dirsene di ogni tipo, ma ogni dichiarazione sparirà nei 90 minuti in cui a parlare saranno i 22 in campo, per dare vita a una sfida che verrà guardata in tutto il mondo e che promette spettacolo puro.

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