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Serie A 2019/20, il pagellone: Juve ancora Regina, Hellas sorpresa da 8

Cristiano Ronaldo, Juventus - Foto Antonio Fraioli

Juventus campione d’Italia, Inter, Atalanta e Lazio in Champions League, Napoli, Roma e Milan in Europa League, Lecce, Brescia e Spal retrocesse. Tra sorprese (Hellas Verona) delusioni (Torino), cambi in panchina (dieci club hanno cambiato guida tecnica in corsa) e quota record di rigori (180), sono questi i verdetti della Serie A 2019/20. Tra continuità  e discontinuità. Tra regine che non hanno nessuna intenzione di abdicare e nuove pretendenti al trono che si affacciano. Ma la Serie A non ha offerto caratteri di continuità solo sul fronte Scudetto. Per la terza stagione consecutiva, due neopromosse su tre sono retrocesse. E ora la Serie A è pronta ad accogliere per ora Benevento, Crotone. Almeno voi provate a stupirci. 

JUVENTUS 9

Nove. Come gli Scudetti consecutivi. La Juventus vince ancora e lo fa con due giornate di anticipo in un post covid che ha premiato chi è inciampato meno volte. Lo fa con Cristiano Ronaldo, che tocca quota 30 gol e Dybala, alla sua migliore stagione in carriera dopo essere stato ad un passo dall’addio. Con Bentancur protagonista di una crescita esponenziale. Con la gioventù al potere: de Ligt, che quando ha preso le misure ai campi della Serie A è diventato imprescindibile. E Rabiot, che pur non essendo giovanissimo, ha avuto bisogno di un periodo di ambientamento prima di imporsi come protagonista. Ma soprattutto lo fa con Sarri alla guida, l’anti Allegri ad un anno esatto dai discorsi di quest’ultimo sull’importanza della giocata individuale al di sopra del bel calcio. Due mondi lontani che si abbracciano e che alla fine raggiungono l’obiettivo al termine di un cammino tortuoso. Alla fine Sarri non è ancora riuscito nell’intento di plasmare la Juventus a sua immagine e somiglianza. C’è tempo. Di sicuro la Juventus ha cambiato Maurizio Sarri. La formazione bianconera è stata più simile al Chelsea dello scorso anno che al Napoli magico del Sarrismo. La vittoria c’è stata, il gioco spumeggiante ancora no. Per unire i due mondi, l’appuntamento è alla prossima stagione. Ma quest’anno la Juventus ha fatto ancora una volta la cosa più difficile di tutte: vincere.

INTER 7.5

Antonio Conte oscilla tra esternazioni da vincente deluso (“Il secondo è il primo dei perdenti”) e frasi da bicchiere mezzo pieno (“Troppi hanno visto il bicchiere mezzo vuoto”, appunto). Ma su una cosa ha indubbiamente ragione: “I numeri non mentono”. E in effetti i numeri dell’Inter sono i migliori dell’era post triplete. La formazione nerazzurra tocca quota 76 punti (quella dell’Inter di Leonardo) con due giornate di anticipo. Nella stagione 2010-11 aveva segnato 69 gol e ne aveva incassati 42. Quest’anno ne ha fatti di più e ne ha subiti di meno. Può la nebbia dei rimpianti offuscare quanto fatto? Per quest’anno no. Ma dalla prossima stagione l’Inter dovrà essere più feroce di fronte ai passi falsi di chi la precede.

ATALANTA 8

Nel calcio i ‘se’ hanno poco valore. Così come il concetto di campione morale. Ma per l’Atalanta di Gian Piero Gasperini si può fare un’eccezione. L’Atalanta ha segnato 94 reti e ne ha subite 44 e se non ha insidiato la ben più ricca e titolata Juventus è stato solo a causa delle indecisioni nel girone di andata. Per la seconda stagione consecutiva c’è la qualificazione in Champions League, quest’anno con quasi dieci punti in più rispetto allo scorso anno. Eppure la rosa bergamasca non è cambiata più di tanto: ci sono due riserve di lusso che probabilmente giocherebbero titolari in 18 squadre su 20 come Muriel e Malinovskyi. Ma in fin dei conti i soldi spesi in estate non sono certo quelli di una squadra qualificata alla massima competizione continentale con quattro giornate di anticipo e con il pass per i quarti di Champions. Se non è un miracolo, poco ci manca.

LAZIO 7.5

Alzi la mano un tifoso biancoceleste che non avrebbe firmato per una qualificazione in Champions League con due giornate di anticipo. E se il rimpianto di quel che poteva essere è facile tentatore, non bisogna dimenticare che la banda Inzaghi il suo obiettivo (e che obiettivo) l’ha raggiunto comodamente. La Lazio torna in Champions League dopo tredici anni dopo aver accarezzato per gran parte del girone di ritorno l’idea di mettere tra i bastoni tra le ruote alla Juventus. Poi il calo fisico nel post lockdown ha fatto il resto. Ma la stagione (con tanto di vittoria in Supercoppa Italiana) resterà senza dubbio nella storia della Lazio.

ROMA 5.5

Per la seconda stagione consecutiva la Roma fallisce l’obiettivo stagionale: la qualificazione in Champions League. Un quarto posto nelle ultime giornate mai veramente alla portata e con dirette concorrenti come Atalanta e Lazio mai veramente avvicinabili. Troppo poco per il costo della rosa. Comunque una base di partenza per Fonseca che a tratti ha mostrato un grande calcio e idee interessanti.

MILAN 5.5

Campionato a due facce, o forse a tre, addirittura quattro. Quella spenta e senza idee di Giampaolo, quella del primo Pioli travolta dalle difficoltà, poi quella di Pioli e Ibra stavolta travolgente nonostante l’ombra di Rangnick e infine quella che rappresenterà la base della prossima stagione, con Pioli super confermato dopo il superlativo postlockdown.

NAPOLI 5

La Coppa Italia e il cammino in Champions League correggono il voto della stagione. Ma il voto del singolo campionato? Disastroso e il buon girone di ritorno sotto gli ordini di Gattuso colma solo in parte un girone di andata che ha tolto ai partenopei non solo ogni velleità Scudetto ma anche le speranze di qualificazione in Champions League. Manolas e Lozano dovevano essere i colpi per colmare il gap con la Juventus. Alla fine si sono accomodati più del dovuto in panchina.

SASSUOLO 7

Sei punti in più dello scorso anno e un gioco che, al di là delle incertezze difensive, ha messo in difficoltà più di una big. Ne sa qualcosa la Juventus che al Mapei Stadium ha sprecato il primo di tanti match point Scudetto. Sotto gli ordini di De Zerbi, numerosissimi giocatori hanno avuto un miglioramento esponenziale. Oltre a Boga e Caputo, da sottolineare le prestazioni di Locatelli, Muldur e Djuricic. L’anno prossimo è quello buono per il salto di qualità? Una cosa è certa: chi sta sopra deve guardarsi dal Sassuolo.

HELLAS VERONA 8

La grande sorpresa stagionale è una neopromossa, ha un’età media di 26 anni, diciannove italiani in rosa su trentacinque elementi e un allenatore – Juric – che ha creato più di un grattacapo alle big. Per l’Hellas alla fine c’è un nono posto che ha un sapore di un trofeo e una cavalcata che per un tratto della stagione sembrava poter far presagire anche un obiettivo europeo. Tra Kumbulla, Pessina, Amrabat, Zaccagni e Verre, i talenti sfornati non sono pochi.

BOLOGNA 7

“Combatteremo con lui”, aveva detto Sabatini in conferenza stampa al fianco di Sinisa Mihajlovic. La stagione 2019/2020 ha consacrato il grande lavoro che il tecnico serbo aveva iniziato a fare anche nello scorso girone di ritorno. Il Bologna ha trovato identità, idee e un impianto di gioco che ha esaltato le caratteristiche di tutta la rosa. Il sogno europeo accarezzato per una parte di stagione non si è concretizzato. Ma non è lontanissimo.

PARMA 6.5

Otto punti in più rispetto alla scorsa stagione. E l’obiettivo – la salvezza – raggiunto con grande anticipo. Ma nel corso della stagione ci sono stati troppi black out. Ora D’Aversa può andare a caccia del salto di qualità.

FIORENTINA 4

Per la seconda stagione consecutiva la classifica della Fiorentina non rispecchia la qualità della rosa. Nell’anno di Ribery in Serie A, la viola lotta per la salvezza per il secondo anno di fila. Per Commisso c’è tanto lavoro da fare.

UDINESE 6

Salvezza raggiunta e due allenatori cambiati. Prima Tudor, poi Gotti che ha avuto bisogno di una serie di vittorie poi decisive per la salvezza per convincersi di poter fare (e bene) l’allenatore dopo una vita da assistente. E ai suoi comandi, l’Udinese ha trovato equilibrio e idee. Quota quaranta punti è venuta di conseguenza.

CAGLIARI 6

La sorpresa del girone di andata è anche la delusione di quello di ritorno. Maran parte bene e sembra poter essere il condottiero nell’anno del centenario. Poi il crollo dalla rimonta subita contro la Lazio e l’arrivo di Zenga che ha fatto quel che poteva per raggiungere il prima possibile una salvezza tranquilla. Ma che peccato.

SAMPDORIA 5.5

Rispetto al Cagliari, per i blucerchiati va fatto il discorso inverso. Come nella scorsa stagione alla Roma, Ranieri subentra in corsa a Di Francesco, prende una Sampdoria nelle ultime posizioni e la porta fuori dalle sabbie mobili. Straordinario il post lockdown. Per Ranieri è un voto oltre il 7 ma per il club le ambizioni di inizio stagione del club non rispecchiano il piazzamento. E stavolta nemmeno Quagliarella è riuscito a vestire il ruolo di trascinatore.

TORINO 4

Un disastro. Dopo il settimo posto della scorsa stagione, la formazione granata sbaglia tutto e fatica a raggiungere quota 40 punti, nonostante gli sforzi in estate di Cairo per trattenere i pezzi pregiati della rosa. Una posizione di classifica assolutamente incoerente rispetto al valore di una squadra che ha l’obbligo di lottare per l’Europa. 

GENOA 4.5

Mercato scoppiettante: Il semifinalista di Champions Schone, Pinamonti, Barreca, Zapata, Sturaro e Saponara. Eppure il club rossoblù ha dovuto lottare fino all’ultima giornata per evitare la salvezza. Il Genoa continua a non spiccare il volo.

LECCE 5.5

Ai pugliesi il voto più alto delle tre retrocesse. Per la coerenza di Sticchi Damiani, l’unico delle ultime otto a non cambiare guida tecnica nel corso della stagione. Per Liverani, capace di impostare un gioco efficace e piacevole con una rosa limitata. Ed è stato questo l’unico limite di una squadra che avrebbe meritato di più. La sensazione è che il Lecce abbia un progetto ben più strutturato di tante altre società salve. È solo un arrivederci.

BRESCIA 4

Tutto ruota attorno alla figura di Balotelli. Scommessa persa, stagione buttata. Tre allenatori cambiati, tanta confusione e poca qualità. Tonali a parte.

SPAL 4

Talmente in simbiosi con Semplici dopo sei stagione e due promozioni che nel momento in cui il ciclo è finito, la Spal è stata incapace di reagire. Con buona pace di Di Biagio. Da dimenticare la sua prima avventura alla guida di un club. Da applausi invece Petagna, forse l’unico a crederci davvero. 

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