Serie A

Milan, che difesa: da Tomori a Theo. Così è nato lo scudetto

Fikayo Tomori
Fikayo Tomori - Foto Marti

Andrea Conti, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez. Sono i quattro nomi della linea difensiva del Milan che nel dicembre del 2019 subì cinque gol in quel di Bergamo, nel giorno che la storiografia ha già da tempo indicato come quello di inizio della rinascita dei rossoneri. Tre anni dopo è cambiato tutto, anzi no: Stefano Pioli è rimasto, ha costruito, è stato aiutato da una società che in un primo momento sembrava voler fare affidamento su Rangnick, poi si è goduto i frutti di un lavoro che porta lo Scudetto più sudato degli ultimi anni. La linea difensiva che è scesa in campo contro il Sassuolo è diversa in quattro elementi su quattro: Calabria, Kalulu, Tomori, Theo Hernandez. Frutto di un lavoro di ricerca sul mercato. Ma ridurre la forza difensiva del Milan ai nomi dei singoli non è esercizio completo. Il Milan è un sistema complesso che funziona grazie all’organizzazione da un capo all’altro, da Giroud a Maignan, altra intuizione brillante di Massara, Maldini e colleghi. Il Milan è la squadra che ha subito meno tiri in Serie A nel 2022, 162. I rossoneri hanno incassato solo nove reti nel nuovo anno solare, tanti quanti quelle del Liverpool (otto) e nessuno ha fatto meglio nei cinque grandi campionati europei. E i clean sheet sono 17 in questo campionato, l’ultima stagione in cui ha fatto meglio è stata la 2011/12. Quella stagione si chiuse col secondo posto e con una squadra da ricostruire da zero. Questa si chiude con lo Scudetto e con potenzialità illimitate.

Aspettando Kjaer, di recente tornato parzialmente in gruppo, e forse Botman, l’età media del resto della difesa è pari a 25 anni. Poi c’è Maignan, 26 anni, tra i pali: l’ex Lille è il portiere con la miglior percentuale di parate nei maggiori cinque campionati europei (78.4%). E nell’anno del ritorno del pubblico, gran parte del merito va ai tifosi. San Siro è tornato un fortino, spegnendo ogni dubbio di chi sosteneva che la rinascita rossonera andasse ricercata nella minor pressione che uno stadio vuoto concede. Tutto falso. Davanti ad oltre 70.000 persone, il Milan non ha subito gol per quattro partite interne di campionato e l’ultima volta che ha registrato una striscia più lunga senza reti al passivo in casa risale al 2002, quando sulla panchina c’era Carlo Ancelotti e quando Stefano Pioli allenava la Primavera del Bologna. Ora serve anche il salto di qualità in Europa per chiudere definitivamente un capitolo e aprirne un altro, vicino al Milan e alla sua storia.

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