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Fracaso Argentina a Nizhny Novgorod. I giganti del centrocampo croato umiliano l’Albiceleste nel big match del girone D dei Mondiali 2018 e adesso la squadra guidata da un Sampaoli sempre più in confusione è più fuori che dentro dall’avventura in Russia. Messi fa davvero la pulce e scompare letteralmente dal rettangolo di gioco, ingabbiato dalle maglie strette di un problema psicologico più che fisico o tecnico, incapace di prendere per mano la squadra o di fingere di farlo, lontano dal fulcro dell’azione e quasi mai nel vivo, come del resto in occasione della maxi rissa nel finale: il capitano non c’è nemmeno in quel frangente, e ci si chiede se riuscirà a invertire la rotta del suo personalissimo Titanic a un passo dal colare a picco, magari contro la Nigeria fra sei giorni anche se potrebbe essere troppo tardi.
I RIMPIANTI – Quanti rimpianti per l’Argentina, a cominciare dall’infortunio di Romero a pochi giorni dall’inizio dell’evento atteso da un quadriennio. Non un fenomeno l’ex Samp, chiaro, ma qualcosa di meglio rispetto a Willy Caballero, noto per la sua abilità nel giocare la palla coi piedi. Abilità che oggi viene meno, come vengono meno lucidità, rigore tattico e logica nei movimenti dei compagni. Il suo errore, però, è clamoroso e la sua figuraccia in mondovisione è la perfetta sintesi del momento che sta vivendo la Seleccìon. E adesso la squadra di Sampaoli (che a meno di una clamorosa vittoria finale può già preparare le valigie) è appesa a un filo, o meglio, all’abilità di Croazia e presumibilmente Islanda nel preparare il più amaro dei biscotti per il popolo argentino.
DA NIGERIA A NIGERIA – Con un Messi così anche la Nigeria può diventare un avversario complicatissimo per l’Argentina. Proprio contro gli africani era arrivato, quattro anni fa, l’ultimo gol del cinque volte Pallone d’Oro in un Mondiale. Poi sono trascorse sei partite nelle quali il leader costretto a recitare un ruolo che forse non gli appartiene è rimasto a secco: i quattro match a eliminazione diretta dell’edizione brasiliana e l’inizio nefasto in Russia. Alla voce rimpianti va annoverato e segnato in rosso anche il rigore sbagliato contro l’Islanda pochi giorni fa, neutralizzato da un portiere che è anche un regista in patria. Un errore che pesa tantissimo e che poteva aprire scenari completamente diversi all’Albiceleste. Un film che Leo Messi non avrebbe mai potuto immaginare, e l’ultima parola sul finale, ancora da scrivere, potrebbe non appartenergli del tutto. Da Nigeria a Nigeria, dunque: mercoledì si può chiudere definitivamente o riaprire un ciclo.
IL PROCESSO – E poi ci sono gli avversari. Se è vero che l’Argentina ha giocato malissimo, prostrandosi a più riprese e regalando di fatto il gol del vantaggio, la Croazia è scesa in campo con un’organizzazione e una fame di vittoria ben diverse. Il confronto tra le due linee mediane è impietoso, e con Modric e Rakitic in queste condizioni la selezione di Dalic può arrivare molto lontano. Non solo demeriti per i sudamericani, dunque, ma il processo in patria è già iniziato. Sul banco degli imputati Sampaoli e le sue scelte naif, Messi e l’assenza di personalità e un po’ tutta la squadra: la sentenza è a stretto giro di posta, ed evitare la condanna sarà complicatissimo.