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“Quando ero in Inghilterra, hanno portato un esperto a parlare con la squadra dell’omosessualità . Alcuni dei miei colleghi dicevano: ‘È contro la mia religione, ma se c’è un omosessuale in questo spogliatoio deve andarsene’. In quel momento ho detto: ‘Stai zitto. Ma ti rendi conto?’. Ho giocato con giocatori gay. Faccia a faccia, si sono aperti con me perché hanno paura di parlare pubblicamente. Ci sono almeno due giocatori per club che sono gay. Ma nel mondo del calcio, se lo dici, è finita”. In una lunga intervista, Patrice Evra tocca temi delicati nel mondo del calcio e parla degli omosessuali che non riescono a fare outing, oltre che dello stupro subito a tredici anni: “Avevo 13 anni e ho tenuto questo peso per tutta la vita. Quando avevo 24 anni la polizia mi ha chiamato e mi ha detto: ‘Signor Evra, quest’uomo l’ha toccata?’ Ho detto no. Ha insistito: ‘E’ sicuro?’ Ho ripetuto che no, mi sono arrabbiato e ho riattaccato. C’erano state accuse da altri bambini… Mi sentivo un codardo. Mi vergognavo. Ho pensato di più alla mia notorietà , a quello che avrebbe pensato la gente”.
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