Calcio

Copa America, il pagellone della fase a gironi

Angel Di Maria - Foto Fanny Schertzer CC BY 3.0

Nel multiforme ed espressivo mondo della Copa America, competizione giunta quest’anno alla sua 45ma edizione, ci ritroviamo a commentare un torneo che più che espressivo o speciale  può apparire insolito, a tratti contraddittorio per una serie di fattori. A cominciare dallo scenario, i grattacieli e le strutture avanguardistiche statunitensi hanno sostituito le classiche ambientazioni sudamericane e gli stadi pieni di tradizione e di calore, sminuendo un po’ il vero senso della “Copa”. Tra partite non di certo indimenticabili con un livello di gioco non entusiasmante,  le vicende delle deluse Uruguay e Brasile, tra le squadre più titolate della storia della competizione, già eliminate alla fase a gironi che si scontrano con le certezze dell’Argentina, della Colombia e del Cile passando tra le sorprese Venezuela, Perù, Messico, Ecuador ed Usa.

In questo calderone, zeppo ancora di tanti interrogativi, vi proponiamo il nostro pagellone, i nostri 10 voti a questa prima fase dei gironi, sicuri che il meglio deve ancora venire e che questa Copa improvvisamente si trasformi in un edizione speciale.

Organizzazione 1
Il voto più basso di questa nostra rassegna va all’apparato organizzativo generale di questa Copa America. Tra una sicurezza non proprio efficiente, inni errati e bandiere sbagliate in occasione di alcune partite come quelle dell’Uruguay e del Cile fanno davvero discutere i prezzi esagerati per accedere allo stadio come nel caso di Cile-Panama dove il prezzo minimo ammontava sui 200 dollari. Non ci si lamenti poi della bassa affluenza…

Salvate il soldato Brasile 2
Per molti addetti ai lavori una delle sorprese di questa Copa sta nella precoce eliminazione del Brasile ai gironi di qualificazione. La vera sorpresa forse sarebbe stata vedere questo Brasile,  assolutamente privo di talento, oltre i quarti di finale. Eliminata in un girone apparentemente tranquillo, oltre qualche convocazione sbagliata e qualche scelta tattica non proprio condivisibile da Dunga(esonerato), si ha la sensazione che questo Brasile vada veramente ricostruito dalle fondamenta, ma forse in questo periodo oltre a Neymar non si intravedono giocatori capaci e all’altezza della situazione.

Lo strano caso dell’Uruguay 3
Tutta l’aggressività, l’energia, il talento e lo spirito dimostrato dagli uomini del saggio Tabarez in questi anni sembra essersi dissolto in questa edizione della Copa. Le partite contro Messico e Venezuela hanno evidenziato tutte le fragilità di una squadra dove lo “zoccolo duro” sembra essersi definitivamente deteriorato. Tra i peggiori Cavani e l’intera difesa.

Il Cile “Bravo” 4
I detentori della Coppa, dopo aver impressionato nella scorsa edizione hanno mostrato più di qualche incertezza, sia dal punto di vista del gioco che sui singoli, su tutti il portiere Bravo, autore già di due tre interventi non proprio eccezionali soprattutto nella sfida contro il Panama. Ci aspettiamo un totale cambio di tendenza nella fase a eliminazione diretta.

Gli arbitraggi 5
Raramente abbiamo assistito a un arbitraggio così sconclusionato. Tra cartellini non assegnati e sviste incredibili come in Perù-Brasile, l’incompetenza è il comune denominatore che abbiamo riscontrato in quasi ogni singola partita disputata.

La dignità di Panama e Haiti 6
Facciamo i complimenti alla dignità di queste due squadre, Panama e Haiti, costituite da giocatori semi-professionisti, hanno rappresentato due belle storie di questa competizione.

Cardona, un Copacabana Soccer 7
La Copa America nasconde dentro di sé storie inaspettate e talenti “particolari”, ecco Cardona della Colombia è uno di questi. Non assistito da una condizione fisica eccezionale, ci siamo innamorati delle sue giocate, della sua classe e della sua spensieratezza nel giocare il pallone. Nelle scorse pagelle lo abbiamo definito un giocatore da spiaggia, oggi lo ribattezziamo Copacabana Soccer, chissà se lo vedremo presto giocare in Europa…

Rincon 8
Cinismo, aggressività e senso di appartenenza, questo è il credo del  leader della nazionale venezuelana, il genoano Tomas Rincon. Il suo modo di giocare è il manifesto non solo del suo Venezuela ma anche delle altre sorprese Ecuador e Perù, mai così decise e organizzate tatticamente.

Klinsmann 9
Dopo la sconfitta alla prima giornata contro la Colombia nessuno avrebbe puntato un centesimo sulla squadra di Klinsmann. L’allenatore tedesco ha continuato, nonostante un parco giocatori non proprio eccelso a credere nella sua squadra e soprattutto nei suoi principi di gioco. È il vero leader della nazionale statunitense, che adesso non si pone limiti e chissà fino a dove potrà arrivare…

Di Maria, Banega e Messi 10
La forza dell’Argentina, oltre ad una struttura solida sta nell’estro di questi tre giocatori. Nelle prime partite Banega e Di Maria hanno dialogato alla grande, come se giocassero insieme da una vita. Sono semplicemente uno spot per il calcio. Abbiamo aggiunto Messi perché dopo la tripletta contro Panama ci aspettiamo da lui una grande fase a eliminazione diretta. La sua Argentina è condannata a vincere e lui insieme ad essa. O si vince adesso o mai più probabilmente…

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