Champions League

Manchester City-Chelsea, la sottile linea che separa il grande trionfo dal profondo fallimento

Pep Guardiola
Pep Guardiola - Foto football.ua CC BY-SA 3.0

C’è una sottile linea che separa la grande vittoria dall’ancor più grande fallimento, sta tutta in un triplice fischio al quale, inevitabilmente si scateneranno due forze contrapposte: la gioia e la delusione, entrambe entro i confini inglesi e per i più fortunati dal vivo in Portogallo, con le città di Londra e Manchester che vivranno una serata da cuori forti. La grande vittoria sarebbe quella di Tuchel, che l’anno scorso sfiorò il successo col Psg e che quest’anno, silurato dai parigini che sono poi rimasti a bocca asciutta persino in campionato, è salito in corsa sul treno Chelsea e lo ha portato fino alla stazione conclusiva, Oporto. Doveva essere Istanbul, poco importa: i blues sono giunti alla destinazione finale, ma un’altra sconfitta in finale sarebbe la seconda consecutiva per il tecnico tedesco, una macchia troppo grande sul curriculum che diventerebbe quello di un bravo allenatore ma fortemente perdente.

E poi c’è il Manchester City. Pep Guardiola è riuscito finalmente a condurre in finale questa squadra che è sempre stata negli ultimi anni la grande incompiuta. E’ il primo atto conclusivo nella storia dei cizitens, mentre l’allenatore catalano ritorna dopo la bellezza di dieci anni a giocarsi il trofeo che ha già vinto per tre volte. Tante le critiche negli ultimi anni: spese folli, uscite ai quarti in maniera più o meno bizzarra. Adesso però Pep ha risposto sul campo, puntellando una squadra forte ma che aveva bisogno di solidità e di credere nei propri mezzi. Una corazzata capace ora di giocare anche sporco, non lesinando di speculare se serve: è questa la grande evoluzione che può valere la vittoria del titolo. A patto però che l’idillio non si rompa. In caso di sconfitta, sul banco degli imputati salirebbe proprio l’ex Barcellona e Bayern, che non è detto che possa raggiungere ancora una volta la finale in carriera. Dunque, bisogna approfittarne. Oppure, è brutto dirlo, ma sarà proprio un brutto fallimento.

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