Calcio estero

“Story of a dream”, a tu per tu con Ivan Ambrosio: “Vi racconto il mio sogno in 313 stadi”

Quanti di voi fin da bambini avevano il sogno di diventare calciatori professionisti, o comunque vivere con il calcio e per il calcio. Anche il nostro protagonista di oggi sognava di diventare calciatore, ma la sua vita poi ha preso un’altra direzione e la passione per il calcio ha spinto Ivan Ambrosio a visitare 313 stadi di tutta la Gran Bretagna. Sì, avete capito bene, 313! Ivan è un ragazzo italiano di 23 anni e attraverso la sua pagina Facebook ‘London – Story of a dream’ ha deciso di accompagnare i suoi lettori alla scoperta degli impianti d’oltremanica. Sportface.it ha deciso di sapere di più su questa storia e di scoprire i tanti retroscena di questa sua grande avventura.

Ciao Ivan, come è iniziato tutto?
“Nel febbraio 2013 sono partito per la prima volta per Londra con la speranza di diventare calciatore. All’epoca giocavo e sognavo come tanti ragazzi di 19-20 anni. Arrivato a Londra, senza lavoro e senza amicizie, trovai sulla mia strada tante difficoltà che purtroppo mi annientarono in pochissimo tempo. Queste difficoltà mi mandarono letteralmente al tappeto e il 25 marzo 2013, dopo l’ennesima difficoltà, tornai a Napoli, a casa mia. Da quel giorno poi ho lavorato sodo per ben due anni con lo scopo di ritornare il prima possibile in Inghilterra. Esattamente due anni più tardi, il 25 marzo 2015, tornai in Inghilterra e andai a Windermere, un paesino a nord dell’Inghilterra. Da lì è iniziato il mio lungo viaggio attraverso gli stadi inglesi, ad oggi ne ho appunto visitato 313. Attualmente sto scrivendo un libro che racconta questa mia grande avventura”.

Quali difficoltà hai incontrato dopo il primo viaggio e come sei riuscito a superarle?
“Le difficoltà che ho trovato sulla mia strada a Londra sono state davvero tante. Quella principale è stata sicuramente quella relativa alla lingua, poi dato che non conoscevo Londra non è stato semplice abituarsi a quella metropoli. In più non avevo una casa, una stanza, non avevo un lavoro e non sapevo quali documenti erano necessari per poter vivere e lavorare lì. Non sapevo poi come si usava la famosa ‘underground’. E’ stato quindi molto difficile l’inizio, queste sono state le difficoltà maggiori, che purtroppo all’inizio non ho superato. Poi si deve anche capire che non è facile arrivare in una grande città a 19 anni se non hai i mezzi per poter vivere lì. Dunque tornai a casa ma quelle difficoltà e quella prima esperienza mi cambiarono in positivo perché appunto due anni dopo tornai a Londra ma in modo più organizzato. Iniziai a vedere Londra con occhi diversi e diciamo che sapevo muovermi meglio”.

Raccontaci del secondo viaggio, quello della svolta…
“Il secondo trasferimento è stato vissuto diversamente. Giunsi per la prima volta in una città nuova, che era Manchester. Atterrai lì e trovai il mio amico Giuseppe che venne a prendermi all’aeroporto. Da lì andammo a Windermere, distante circa due ore di treno. Windermere è un paesino che confina quasi con la Scozia, quindi molto a Nord. Sembra ieri. Arrivai lì a Windermere, che secondo me è il posto più bello d’Inghilterra, e mi ritrovai già con amici, casa e documenti utili a vivere lì. Avevo già una prova di lavoro da effettuare. Sembrava che tutto stava prendendo la forma giusta. Nel giro di poche settimane tutto diventò perfetto, lavoravo anche. Iniziavo anche a viaggiare e lì mi resi conto di aver superato tutte le difficoltà”.

Hai detto che consideri Windermere come la città più bella d’Inghilterra, cosa ha di speciale?
“Io ho vissuto nel ‘Lake District’, sarebbe il parco nazionale dove c’è il lago più grande d’Inghilterra e anche una delle montagne più alte. C’è verde ovunque, praticamente è uno dei posti turistici più sviluppati di tutta l’Inghilterra. E’ un posto meraviglioso, lì respiri un’aria pulitissima. E’ un posto magico ma non si può spiegare bene a parole, devi praticamente viverlo. Forse, e dico forse, guardando delle foto puoi capire un po’ meglio di che si tratta. Assolutamente fantastico”.

Qual è il primo stadio che hai visitato in assoluto?
“Il primo stadio in assoluto è stato lo ‘Stamford Bridge’ del Chelsea, anche se lo vidi solo dall’esterno. Parliamo del 2013, quando andai per la prima volta a Londra. La prima volta invece che ho visto uno stadio inglese dall’interno è stato circa un anno dopo: andai a vedere Fulham-Newcastle al ‘Craven Cottage’, uno degli stadi in assoluto più belli d’Inghilterra. Ricordo con piacere entrambi i momenti. Per quanto riguarda lo Stamford Bridge ricordo che scesi alla stazione di Fulham Broadway della metropolitana credendo di trovare lì lo stadio del Fulham, invece appena girai a sinistra vidi subito quei palazzi gialli che si vedono dal campo del Chelsea. Poi iniziai a vedere la bandiera inglese che sventolava, la famosissima facciata e altro. Era qualcosa di grosso e fu emozionante. Poi per quanto riguarda il Craven Cottage ricordo con stupore che i calciatori a fine partita uscivano indisturbati dai cancelli e andavano via con i passeggini dei propri figli e con le famiglie. E ti parlo di calciatori di spicco, come Heitinga e Krul. Queste cose sono fantastiche, ti segnano in meglio. Sono emozioni grandi”.

Come hai vissuto la demolizione di Upton Park e del White Hart Lane’?
“Per me e per tanti tifosi del West Ham e di tutto il calcio inglese, abbattere ‘Upton Park’ è stata una cosa assolutamente triste, brutta sotto ogni punto di vista. Sicuramente all’Olimpico i tifosi hanno molti più privilegi e posti a sedere e tutto ciò non si mette in dubbio, però il fascino di Upton Park era qualcosa di incredibile. Parliamo di uno stadio ultracentenario, aveva 112 anni di storia. Abbatterlo così è stato ingiusto per molti. Il punto però è che bisogna adattarsi ai tempi. Io all’Olimpico andrò presto, perchè l’ho visto solo da fuori, ma ti assicuro che non può essere paragonabile ad Upton Park. White Hart Lane è stata un’altra batosta. Per quanto riguarda l’aspetto romantico di stadi ultracentenari è una rovina per il calcio inglese. Se però guardiamo al futuro, questi cambiamenti possono fare solo del bene al calcio inglese in termini economici. Gli stadi arriveranno al top. Ad esempio il Tottenham farà una struttura strepitosa e anche l’Olimpico del West Ham, anche se non mi piace tanto, alla fine ne guadagna tanto la società, sia di profitti sia di merchandising. C’è in programma anche di buttar giù ‘Goodison Park’ dell’Everton e alcuni stadi di sesta e settima lega sono già stati abbattuti. Nei prossimi 20 cambieranno tantissime cose. Molte volte ho parlato con dei tifosi che mi hanno detto di preferire gli stadi nuovi perché hanno molte comodità e perché sono più sicuri. Le persone del posto quindi preferiscono la novità nonostante hanno un legame forte con la tradizione. Questi stadi nuovi hanno diversi contro ma vanno solamente a migliorare una nazione”

Sei stato anche nel mitico Anfield Road. Che emozioni si provano ad assistere una partita in quello stadio?
“Ho vissuto il clima di Anfield in occasione della partita ‘Legends’ tra Liverpool e Real Madrid, il che vuol dire che ho visto giocare gente come Dudek, Gerrard, Roberto Carlos, Seedorf, Salgado, una marea di campioni. Vivere ‘You’ll Never Walk Alone’ con lo sguardo sulla Kop è stato qualcosa di stratosferico. Mi ha poi colpito il modo in cui amano Steven Gerrard: è qualcosa di paragonabile solo a Roma con Totti e Maradona col Napoli. Il consiglio che posso dare è quello di andare ad Anfield e vivere You’ll never walk alone. Se poi scenderà qualche lacrima, è tutto normale”.

Ma ti saresti mai aspettato di visitare 313 stadi?
“Dopo essere stato a Craven Cottage il mio unico obiettivo era stabilirmi quanto prima lì in Inghilterra e crearmi una vita lì. La visita dei 313 stadi non era un mio obiettivo, non lo è stato fino a dicembre 2016 quando a Sky Sport promisi di raggiungere l’obiettivo di visitare almeno 300 stadi. Quella promessa dovevo mantenerla e diciamo quindi che è stato un’obiettivo arrivato in seguito ma non che mi ero prefissato. Solo un pazzo lo avrebbe fatto!”

Stamford Bridge, Old Trafford ed Emirates Stadium: se potessi scegliere solo uno di questi tre gioielli, dove torneresti?
“Assolutamente all’Old Trafford. Ho un legame affettivo con lo stadio, con la squadra e soprattutto con la città che è stata casa mia per 7 mesi. L’Old Trafford vive la partita in un maniera incredibile. Sono stato in tutti e 4 i settori dello stadio e posso dirti che i decibel sono impressionanti lì, soprattutto quando attaccano i Red Devils. Quindi ti dico senza dubbio l’Old Trafford”.

E del St James Park del Newcastle che ci dici?
“St.James Park è assolutamente uno stadio mostruoso. Sono stato lì in occasione di Newcastle-Aston Villa, vinse 2-0 il Newcastle. Io ero nella curva di casa e quando le squadre entrarono in campo tutti i tifosi innalzarono uno striscione di almeno 70 metri che sorvolò la mia testa e quella di tutti gli altri tifosi. Le emozioni furono così forti che addirittura piansi dall’emozione, dalla gioia. Rimasi proprio incredulo e affascinato da tutto quello spettacolo. Io penso che esso sia uno degli stadi più belli del mondo, non solo d’Inghilterra. E sono in molti a pensarla così…”.

A proposito di striscione di 70 metri, qual è la coreografia più bella che hai visto?
“Io ti dico proprio questa oppure un’altra, che è stata molto toccante. Infatti, pochi giorni dopo l’attentato di Parigi, c’era a ‘Wembley’ Inghilterra-Francia ed io ero lì presente. Se vogliamo chiamarla coreografia, la curva di casa fece una bandiera francese in onore delle persone morte e cantarono tutti insieme la Marsigliese. Tutto lo stadio in piedi, lì fu qualcosa di unico. Unico in assoluto”.

Qual è la differenza con l’Italia per quanto riguarda l’acquisto dei biglietti?
“Diciamo che ci sono alcune differenze ma tutto sommato siamo lì con l’Italia e le altre nazioni. Basta andare sul sito web della squadra che si vuole andare a vedere e si acquista il biglietto, che poi ti arriverà a casa, lo puoi stampare o lo ritiri direttamente allo stadio. I costi variano poi e dipende dallo stadio, dai privilegi e dallo spettacolo che esso può offrirti. Se ad esempio vai a vedere una partita di Serie B ti costerà sui 15 euro, in Inghilterra ti costerà anche 40. Questo perché questi stadi non hanno nulla da invidiare agli stadi di Serie A”.

Hai visitato anche stadi di nona divisione, il clima è lo stesso che si respira nelle nostre serie dilettantistiche?
“E’ completamente diverso, sotto tanti punti di vista. Stadi di settima, ottava lega sono curati nei minimi dettagli. Le tribune sono diverse tra loro: da una parte ci sono le ‘terras’, dove le persone stanno in piedi mentre dall’altra ci sono le tribune con i seggiolini ultracentenari. Fuori c’è lo shop. il bar. Sono avanti anni luce a noi. Questa non è una critica all’Italia, ma è semplicemente un dato di fatto. Il calcio britannico è avanti a quello italiano”.

Ora ti piacerebbe fare l’allenatore? Qual è stato il tecnico che più ti ha impressionato dal vivo?
“Si voglio fare l’allenatore e li osservo molto. In assoluto ti dico Pep Guardiola, perché mi piace come incita i suoi giocatori. E’ qualcosa di assurdo. Poi amo alla follia anche Antonio Conte, anche se l’ho visto allenare solo in Italia. Come detto cerco di imparare molto da loro e quindi in primis ti dico Pep Guardiola, che l’ho visto allenare 5-6 volte e mi ha fatto rimanere sempre a bocca aperta. Spero di imparare qualcosa da lui, solamente vedendolo”.

Qual è l’aneddoto più bello legato ai tuoi viaggi?
“A Truro, sesta lega inglese, a sud-ovest dell’Inghilterra. Arrivai in questo stadio e mi accolse con simpatia e con affetto la manager della squadra. Mi fece accomodare nella sala d’attesa della squadra dove c’erano tante maglie di calciatori famosi al livello di Messi. Lei mi diede il thè, mi regalò la maglia della sua squadra, un gioco da pc (football manager, ndr), un cappello e un gagliardetto. Qualcosa di inverosimile. Soprattutto mi disse : ‘torna qui e giochi a calcio nel nostro club'”.

Hai detto che stai scrivendo un libro. Quando pensi uscirà?
“Vorrei farlo uscire entro fine anno ma non è un lavoro facile ma molto complicato, anche perchè vorrei farlo uscire in 4 lingue: italiano, inglese, spagnolo e successivamente cinese. Deve essere quindi curato in ogni minimo dettaglio, non posso sbagliare nulla. Spero di farlo uscire entro dicembre, ma se ritarderò di alcuni mesi non succederà nulla”.

Un’ultima curiosità per chiudere in bellezza: qual è la frase più bella mai sentita in uno stadio inglese?
“‘Never give up and follow your dreams, always’. Non mollare mai e segui i tuoi sogni, sempre. Questo è quello che mi hanno detto sempre tutti, ed è quello che sto facendo ed è quello che continuerò a fare”.

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