Amarcord

L’angolo del ricordo, John Havlicek: un coltellino svizzero vincente per tutta la vita

John Havlicek
John Havlicek

1 aprile 1973: John Havlicek mette a segno 24 canestri in gara-1 delle semifinali a Est contro Atlanta, vinta poi 134-109. Un record quello messo a segno da Hondo imbattuto tutt’oggi a livello di playoffs ed eguagliato solo da Wilt Chamberlain: in quella notte del Boston Garden mise a segno 54 punti. Se vi chiedeste chi sia il giocatore ad aver vinto più finali senza mai aver perso, cosa rispondereste? Jordan? Pippen? Horry? Sì, questi giocatori non hanno mai perso alle Finals, ma non ne hanno mai vinte otto come il protagonista della storia.

Havlicek era un coltellino svizzero del gioco: difendeva su tutti, la palla in mano la teneva volentieri e quando serviva passarla partiva e arrivava bene; quasi 10 rimbalzi a partita (non pochi per un’ala piccola), corsa verso ogni lato del campo e, last but not the least, possibilità di dargli la palla in mano nei momenti in cui quest’ultima iniziava a scottare. John, secondo quelli che hanno avuto la fortuna di dargli un’occhiata dal vivo sarebbe diventato un ottimo giocatore almeno in 5 sport, lui ne scelse due: basket e football. Anno 1962, i Boston Celtics di Russell lo draftano alla 7, i Cleveland Browns cercano un wide receiver e si appellano a lui. John sceglie di andare a Cleveland, si fa un anno con i Browns poi chiama a Boston perché magari ancora un posto per lui in mezzo ad una squadra che macinava record su record forse poteva esserci.

Giunse alla corte di Red Auerbach e Fred Taylor convinse il presidente Walter Brown a sganciare 5500 dollari in più di quelli previsti perché “uno del genere non lo avete mai visto”: divenne il sesto uomo per eccellenza dell’NBA. Red non ci mise molto a capire che quel cecoslovacco nato in America avrebbe definitivamente completato la squadra di basket più forte mai vista in NBA: fioccarono altri 5 titoli in 6 anni (annus horribils 1967) e Havlicek da sesto uomo cominciò a scalare le gerarchie fino a diventare il capitano di questa squadra. Poi, come ogni leggenda, c’è quell’istantanea, quel momento che ti rende immortale agli occhi del basket, come per esempio decidere una gara-7 rubando una palla. Le volte che Wilt Chamberlain non sbatté la testa sul muro Bill Russell, la dovette sbattere da qualche altra parte: anche Havlicek divenne il muro. Finali di Conference 1965, Boston 110-Philadelphia 109, ultimi 5 secondi di partita, rimessa Philly: Greer la rimette, Havlicek si gira di scatto e la devia verso Sam Jones. Qualche metro più in là Johnny Most (lo storico commentatore dei Celtics) esplode: “Greer is putting the ball in play. He gets it out deep and Havlicek steals it! Over to Sam Jones! Havlicek stole the ball! It’s all over! It’s all over! Johnny Havlicek is being mobbed by the fans! It’s all over! Johnny Havlicek stole the ball!”.

Proseguendo con gli anni Hondo diventerà primo realizzatore e primo in partite giocate dei Celtics, giocando almeno 16 stagioni consecutive con 1000 punti segnati (primo nella storia) e vincendo altri due titoli da stella senza Bill Russell e compagnia. L’anno migliore della seconda versione di Hondo fu il 1970/1971 dove arrivò a segnare quasi 29 punti a partita e nel tempo libero smazzava 8 assist a partita, più la solita quantità imbarazzante di rimbalzi: quasi un altro Oscar Robertson che tra l’altro considera il giocatore più immarcabile da lui affrontato. Riconoscimenti personali tanti: un MVP delle Finals (1974), 13 volte All-Star, 4 volte nel primo quintetto, 7 nel secondo, 8 volte in quelli difensivi, il suo famoso 17 ritirato; mancherebbe giusto un MVP della Regular Season a coronare una carriera ed un giocatore fantastico. MVP datogli simbolicamente da Russell: “He is the best all-around player I ever saw”, il miglior all-arounder che abbia mai visto.

Quei 5500 dollari aggiuntivi pagati da Brown sono fruttati qualcosa. C’è il giocatore, c’è la persona: leader, avaro di complimenti verso se stesso ma mai verso gli altri, sempre freddo e concentrato, mai fuori posto. Sicuramente il titolo più bello fu quello del ’74, dove Havlicek guidò la sua squadra, non quella di Russell, al titolo col supporto di Cowens. Havlicek, parlando con Taylor, ammise che questo è stato l’unico titolo che ha vinto veramente da stella. Il suo vecchio coach gli rispose qualcosa tipo: “John, you’ve been winning your whole life”, John, sei stato un vincente per tutta la vita. Un vincente dal 1940 al 2019.

SportFace