Rugby

Rugby, minorenni spiano arbitro donna mentre fa la doccia: squalificati per 15 mesi

Stadio Tre Fontane Roma - foto di Blackcat CC-BY-SA-3.0

Una squalifica esemplare per un gruppetto di minorenni, autori di un gesto irrispettoso sia del ruolo del direttore di gara, sia della figura femminile. Tre giocatori della Legio Invicta (campionato Under 16), selezione che raggruppa i talenti dell’Asd Nuova Roma e delle Fiamme Oro, sono stati sorpresi mentre cercavano di filmare con il telefonino l’arbitro Maria Clotilde Benvenuti, 18 anni, mentre stava facendo la doccia dopo il match tra Legio Invicta e L’Aquila. L’episodio è avvenuto al campo Tre Fontane di Roma.

Il direttore di gara è la sorella di Maria Beatrice Benvenuti, noto arbitro internazionale di rugby, volto di DMAX durante il Sei Nazioni 2017, vittima di un’aggressione in campo lo scorso dicembre (VIDEO). In quella circostanza, il giocatore dei Rangers Vicenza, squadra di Serie A di rugby, fu radiato per aver commesso un gesto completamente ingiustificato.

L’episodio, riferito dal quotidiano Il Messaggero,  è stato denunciato dallo stesso arbitro nel suo dettagliatissimo referto di fine gara. La fattispecie, non prevista da alcun regolamento sportivo di rugby, né dai codici di giustizia sportiva, è stata rubricata come aggressione nei confronti del direttore di gara. I giovani rugbisti, ora, subiranno una squalifica di 15 mesi.

Secondo il referto arbitrale, si è trattato di un “ripetuto e doloso tentativo di riprendere con un telefonino l’arbitro mentre era nuda a farsi la doccia, arrampicandosi sul muro divisorio degli spogliatoi, alto 4/5 metri”. L’intento, secondo la stessa Benvenuti e secondo il giudice sportivo, sarebbe stato quello di diffondere sul web “immagini scabrose“.

Intanto, fanno discutere le dichiarazioni del direttore sportivo della Legio Invicta Roberto Barillari rilasciate a Il Messaggero. Il dirigente ha condannato il gesto dei ragazzi ma si è detto preoccupato per l’entità della squalifica: “Sono mortificato per quello che è accaduto ed è giusto che quei ragazzi, che hanno subito ammesso di aver fatto una stupidaggine che non dovrebbe appartenere né al mondo del rugby né a quello della società civile, siano stati condannati. Una squalifica del genere, tuttavia, equivale a una radiazione per ragazzi di quell’età”. La società, addirittura, starebbe valutando un ricorso contro la decisione del giudice sportivo: “Forse – ha dichiarato Barillari – quel gesto poteva essere considerato un atto ingiurioso nei confronti dell’arbitro, punito meno severamente”.

Chiedere un ricorso equivale, in qualche modo, a presentare una forma di giustificazione nei confronti di minorenni che hanno agito in maniera irresponsabile. Se la decisione dovesse essere confermata, si tratterebbe di un cattivo esempio e di una mancanza di sensibilità della società nei confronti dei valori dello sport e del ruolo della donna.

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