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Pugilato, Guido Vianello: “A Rio grazie al tennis, se vinco vado in chiesa”

Guido Vianello - Foto Sportface.it

Guido Vianello a quindici anni non pensava di arrivare a Rio de Janeiro. E non sapeva neanche che avrebbe fatto pugilato. Tennis, tennis e ancora tennis. Ma la predisposizione non era per la racchetta, tutt’altro: “Spaccavo le racchette ma non facevo punto”. Poi un giorno è cambiato tutto: “ Stavo per andare a giocare a tennis quando ho visto una palestra di pugilato e per caso sono entrato e il maestro mi ha chiesto quanti anni avessi. Appena ho detto 15 mi ha detto: ‘Ci vediamo domani, vieni in palestra e cominciamo questa avventura’”. L’avventura è proseguita bene visto che il 22enne adesso andrà a Rio, categoria super massimi come Roberto Cammarelle, un nome che gli fa cambiare espressione: “Per me è un punto di riferimento sia umano che pugilistico”. Non c’è più tempo per fare paragoni, bisogna salire su quell’aereo e giocarsi la prima Olimpiade. E in caso di medaglia “verdura e chiesa”. 

Rappresenterai l’Italia nella categoria che è stata di Roberto Cammarelle.
“Continuo nella tradizione dei super massimi (+91kg), per me è un grosso onore visto che Robert è un punto di riferimento sia dal punto di vista pugilistico che umano. Io cercherò di scrivere la mia storia che sarà diversa dalla sua, non sento il peso di questa eredità, ma solo la gioia di poter riscrivere la mia storia”.

Qual è l’obiettivo per Rio?
“Già essermi qualificato alla mia giovane età è un grande traguardo. Ma non mi accontento, vado là per tornare con una medaglia, a 22 anni sarebbe il traguardo più grande”.

A quanti anni sei arrivato alla boxe? Raccontaci la tua storia.
“Ho cominciata a praticarla un po’ tardi. Sono arrivato in palestra a 15 anni visto che appartengo a una famiglia di tennisti: abbiamo un circolo di tennis a Roma che prende il mio nome. Sono nato e mi hanno messo su un campo da tennis, ma non era uno sport che avevo scelto io: avevo una grande voglia di vincere e una grande rabbia ma non riuscivo ad incanalarla nel tennis, spaccavo le racchette ma non facevo punto. A 15 anni ero alto 1.93 e per caso, per andare a giocare a tennis ho visto una palestra di pugilato e sono entrato. Da lì è cominciata la mia avventura”.

Che emozione ti suscita questa prima Olimpiade?
“Indescrivibile, illimitata. Però sta a me adesso incanalarla bene: devo andare là con il giusto equilibrio. Va bene l’emozione, ma devo rimanere concentrato perché io non mi accontento e voglio andare sul podio, sul posto più alto”.

Come pensi sarà il primo incontro?
“Sarò su un palcoscenico: un incontro all’Olimpiade lo sogni la notte però cercherò di stare il più tranquillo possibile magari pensando ad altro. Perché se pensi solo a quello magari sali sul ring e già sei scarico”.

Un fioretto in caso di medaglia?
“Comportarmi bene, mangiare le verdure e andare in chiesa la domenica”.

E se sali sul podio come festeggi?
“Prima di tutto con la mia famiglia. Poi con la mia ragazza che mi sta facendo vivere questo periodo nel migliore dei modi, poi con gli amici e infine una bella vacanza che dopo l’Olimpiade sarò sicuramente stressato”.

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