Atletica

Atletica, Alfio Giomi: “A Tokyo 2020 avremo 7-8 atleti da medaglia” (VIDEO)

Alfio Giomi - Foto Colombo/Fidal

All’Olimpiade di Tokyo l’atletica italiana deve aspettarsi qualche medaglia. A Rio le speranze erano legate solo a uno o due atleti, tra quattro anni dobbiamo avere 7-8 ragazzi in grado di salire sul podio”. A quattro anni dalla prima candidatura alla guida della Federazione italiana atletica leggera e due mesi dopo la delusione dell’Olimpiade di Rio, conclusa senza medaglie, il presidente Alfio Giomi riparte dallo stesso luogo, il centro sportivo Wellness Town di Roma, per spiegare perché vuole andare avanti.

Quattro anni fa avevo detto che sarei rimasto alla guida della Fidal per un solo mandato, ma ho deciso di ricandidarmi perché non sono riuscito a completare il lavoro. Pensavo di poterci riuscire in un quadriennio, ma sono stato presuntuoso: mi candido perché voglio essere ancora utile all’atletica e per rispetto di chi mi ha dato fiducia quattro anni fa”.

Domenica 6 novembre a Ostia Alfio Giomi dovrà vedersela con lo sfidante Stefano Mei, che la scorsa settimana in un’intervista all’agenzia Italpress ha definito il numero uno uscente della Fidal un “presidente-padrone che ha messo troppo spesso bocca nell’ambito tecnico”. “Mei non sa perché non era nelle stanze del palazzo – osserva Giomi – Io ho fatto il mio mestiere di presidente: da statuto sono il primo responsabile della conduzione tecnica dal punto di vista strategico e questo ho fatto insieme al consiglio federale, ma non sono mai intervenuto su una scelta di merito. Mai”.

Per completare il lavoro cominciato quattro anni fa, Giomi vuole concentrarsi su tre punti fondamentali, posti al centro del programma elettorale. “Il primo riguarda il settore tecnico – spiegato il presidente della Fidal – Vogliamo completare un processo innovativo per un settore partecipato e non dirigistico, vogliamo far crescere il tecnico insieme all’atleta, un’operazione culturale per rendere più ricco il panorama italiano. Certo, serve anche una struttura centrale che possa garantire il massimo del supporto agli atleti che devono poi partecipare all’Olimpiade. Ecco perché vogliamo coniugare questi due percorsi, rafforzando la struttura centrale senza dimenticare l’aspetto fondamentale della crescita dei tecnici”.

In secondo luogo Giomi non dimentica affatto le società, “la rete che intercetta i bisogni di tanti ragazzi che altrimenti non saprebbero dove andare. Questo valore deve essere riconosciuto in modo strutturato con leggi ad hoc da parte del governo e del Coni: per questo ci batteremo. E poi interverremo direttamente sulla formazione, perché oggi una società deve offrire cose diverse da cinquanta anni fa”.

Innovazione, dunque, il terzo punto fondamentale del programma di Giomi per il prossimo quadriennio olimpico: “Vogliamo costruire una Fidal diversa, innovativa. Quattro anni fa mancavano le strutture, le competenze, le persone, mentre oggi ci sono le basi per farlo. Abbiamo avvito un progetto importante e per la prima volta strutturato, ‘Generazione Atletica’, insieme al Miur e grazie ai fondi garantiti da un’azienda come Auchan. Ecco, bisogna cercare sempre nuove risorse, lo abbiamo fatto anche con un progetto per la lotta al doping finanziato dalla UE e nel 2017 potrebbero entrare tanti altri soldi”.

Risorse da investire al meglio per far tornare grande un movimento ancora scosso dal fallimento dei recenti Giochi Olimpici di Rio. “In realtà abbiamo fatto moltissime cose in questi quattro anni – sottolinea Giomi con orgoglio – ma siamo riusciti a comunicarne solo una parte e questa è una nostra colpa. Ora vogliamo concludere il lavoro, crescere e arrivare a Tokyo con almeno 7-8 atleti da medaglia. Perché teoricamente nell’atletica puoi anche raggiungere un buon risultato senza salire sul podio olimpico, mettendo 10-12 atleti in finale, ma la statistica dice che a quel punto qualcuno la medaglia deve prenderla”.

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