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Dominika Cibulkova ha conquistato per la prima volta l’accesso alle WTA Finals al termine della migliore stagione della carriera, che l’ha vista vincere tre tornei e perdere altrettante finali: a Singapore la 27enne di Bratislava, considerato anche il forfait di Serena Williams, si presenta da numero 7 del seeding, ma con tutte le credenziali per ben figurare.
La slovacca infatti può vantare precedenti incoraggianti con quasi tutte le altre qualificate: 4-4 con la favoritissima Kerber, 6-6 con la Radwanska, con cui quest’anno ha dato vita a 4 sfide epiche, e bilanci in positivo con tutte le altre, eccezion fatta per Muguruza e Keys, con cui è sotto per 0-3, e che rappresentano quindi le rivali da evitare nel sorteggio di venerdì.
A differenza degli anni scorsi, la Cibulkova ha vissuto un 2016 molto regolare, riuscendo a mantenere un ottimo livello per tutta la stagione: a suon di “Pome” (il suo tipico urlo di battaglia), Dominika in un anno è passata dalla 38esima posizione, all’attuale numero 8 WTA che rappresenta anche il suo best rank.
Lasciato finalmente alle spalle il problema al tallone che aveva compromesso il suo 2015, la Cibulkova ha potuto prepararsi perfettamente dal punto di vista fisico: se da un lato la sua bassa statura può essere un handicap, dall’altro le garantisce un incredibile esplosività nei colpi e negli spostamenti, che unite a una grande resistenza ne hanno fatto una piccola macchina da guerra, capace di imporre il proprio ritmo da fondo campo con ogni tipo di avversaria.
Da un punto di vista tecnico i miglioramenti più grandi si sono visto nel rovescio lungolinea, che rappresenta un po’ la cartina tornasole del suo gioco, e una ricerca più insistente del drop shot, anche nei momenti cruciali dei match, ha reso più imprevedibile il suo tennis, soprattutto nella seconda parte di stagione.
Indubbiamente però il grosso salto di qualità è stato fatto dal punto di vista mentale: un grande feeling con tutto il suo staff, l’assiduo “utilizzo” di un mental coach ed il matrimonio con Miso Navara, celebrato all’indomani di Wimbledon, hanno dato alla Cibulkova, una serenità interiore ed una consapevolezza che negli anni passati si vedeva soltanto a tratti, costandole tante dolorose sconfitte in rimonta e un rendimento troppo ondivago.
L’anno in realtà non era partito benissimo con una netta sconfitta al secondo turno di Brisbane contro Roberta Vinci, una semifinale a Hobart persa dalla Bouchard ed una brutta eliminazione a primo turno con la Mladenovic all’Australiano Open, lo Slam che lo aveva vista finalista nel 2014.
I quarti a San Pietroburgo e la finale ad Acapulco persa con Sloane Stephens sembrano poter dare una svolta alla stagione e, malgrado le due sconfitte al secondo turno nei Premier Mandatory americani contro Radwanska e Muguruza, entrambe per 7-5 al terzo, al ritorno in Europa Dominika trionfa subito sul duro indoor di Katowice regolando in finale Camila Giorgi.
La stagione su terra è breve ma fruttuosa con la finale al Mandatory di Madrid persa dalla Halep e la sconfitta con Suarez Navarro al terzo turno del Roland Garros, e sull’erba le cose vanno addirittura meglio con il trionfo a Eastbourne ed i quarti di finale a Wimbledon, persi a pochissimi giorni dalle nozze contro la Vesnina. Ci vuole un po’ per tornare a pieno regime, ma l’estate sul cemento americano regala comunque qualche punto prezioso coi secondi turni di Cincinnati e Montreal e le semifinali a Stanford. Manca ancora l’acuto in uno Slam, infatti qualche acciacco di troppo costa una sconfitta evitabile al terzo turno dello Us Open contro la Tsurenko, ma in chiusura di stagione arrivano ancora due grandi risultati: la finale al Premier di Wuhan, persa contro un super Petra Kvitova, ed il terzo sigillo stagionale a Linz, che garantiscono matematicamente un posto per Singapore.