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US Open 2022, Swiatek-Jabeur: la finale più bella è anche quella più attesa

Ons Jabeur
Ons Jabeur - Foto Ray Giubilo

Iga Swiatek vs Ons Jabeur in finale agli US Open 2022. La prima polacca vincitrice a New York oppure la prima africana campionessa in un torneo dello Slam in singolare. La sfida tra le prime due giocatrici del ranking mondiale. Sì, perché la tunisina da lunedì prossimo andrà a ricoprire la seconda posizione grazie ad un meritatissimo salto di tre slot. Un incontro portatore di un contrasto di stili ben marcato: la solidità (tecnica e mentale) di Swiatek contro l’estro ed il gioco d’altri tempi di Jabeur. Un incrocio che, in una direzione o nell’altra, contribuirà a fare la storia del torneo e del tennis in generale. Forse, per la prima volta dopo tanto tempo, una finale Slam femminile, oltre ad essere la più bella, è anche quella più attesa.

Entrambe non si sono presentate a quest’ultimo Slam stagionale al loro massimo apice di forma. Tutte e due hanno avuto bisogno di qualche settimana di tempo per metabolizzare quanto accaduto a Wimbledon. Qui la polacca ha perso la sua imbattibilità dopo trentasette successi di fila, una striscia clamorosa che l’ha fortificata quanto, comprensibilmente, anche un po’ svuotata a livello di testa. La tunisina, invece, per poco non ha vinto il torneo ma in finale, contro la kazaka Elena Rybakina, è arrivata la pressione, quella di un intero Paese e, perché no, anche di un’intera cultura. Il rischio è che ciò possa ripetersi anche a Flushing Meadows anche se, in questo caso, Jabeur vestirà i panni della sfavorita.

Dal punto di vista del palmares e dell’esperienza, nonostante una differenza d’età di sette anni, non c’è partita. La numero uno del mondo, infatti, si è portata a casa due Roland Garros negli ultimi tre anni. Non è sicuramente una cosa da poco aver già sperimentato sulla propria pelle cosa significhi vincere un evento di queste dimensioni. Il ‘fattore mentale’, dunque, sembra propendere dalla parte di Swiatek. Gli scontri diretti, invece, sono in perfetta parità (2-2), così come pari sono i loro incroci sul cemento outdoor (1-1). Quest’anno si sono incontrate già in un’altra finale, quella degli Internazionali d’Italia (terra rossa), e la polacca ha lasciato all’avversaria solamente quattro giochi. Passando all’analisi del confronto odierno, il servizio potrà essere un fattore chiave ai fini del risultato finale.

La numero uno del mondo non sta particolarmente brillando agli US Open con questo fondamentale. Nelle sue ultime tre partite la tedesca Niemeier, l’americana Pegula e la bielorussa Sabalenka gliel’hanno levato per un totale di sedici volte. Swiatek ne è uscita indenne grazie ad una risposta efficacissima, che le ha consentito di togliere il servizio alle avversarie in ben ventuno occasioni. Jabeur sembra più rodata da questo punto di vista. Contro la francese Garcia ha sparato otto ace senza affrontare palle break e, in generale, ha una percentuale di mantenimento della battuta nettamente superiore nel torneo rispetto a Swiatek. Dal punto di vista tecnico si prospetta un match di altissimo livello.

La polacca in difesa si sta dimostrando un muro. Incredibile soprattutto la sua capacità di trasformare gli scambi da difensivi in offensivi. Allo stesso tempo, però, ogni volta che ne ha l’occasione cerca di essere molto aggressiva, una tattica che paga sempre molto bene quando i campi sono così veloci. La tunisina è sempre magnifica da osservare con il suo tennis votato all’attacco. Le sue variazioni ed i suoi colpi affettati hanno lasciato letteralmente di stucco le sue avversarie. Prima della finale è incredibile il suo bilancio tra vincenti ed errori non forzati (159-161), segno evidente di un equilibrio impressionante. “Mi sento in grado di poter fare tutto sul campo”, ha detto in conferenza stampa dopo il suo successo in semifinale.

E dargli torto è veramente difficile. C’è da dire che Swiatek possiede gli anticorpi giusti per poter affrontare anche dei colpi anomali come quelli della nordafricana. Il fatto di giocarsi un titolo così importante al di fuori del suo habitat naturale non può che darle maggior forza ed anche levarle un pizzico di pressione, dato che sul veloce non ha mai raccolto risultati eccezionali. “Sulla terra rossa mi sento perfettamente a mio agio. Arrivare in fondo agli US Open, dove non è così, è per me una cosa bellissima ed una sensazione stupenda”, questo il suo commento raggiante dopo la semifinale contro la statunitense Pegula. In generale questa finale, quella tra due ragazze così forti ed allo stesso tempo umili e semplici, era la cosa migliore che potesse capitare al tennis femminile.

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