[the_ad id=”10725″]
Dall’una di notte (ore 19 locali), l’Arthur Ashe Stadium è stato teatro della prima semifinale femminile di questa centotrentesima edizione dello Us Open: il nome della prima finalista, a sorpresa, è quello di Karolina Pliskova, che si impone in due set, col punteggio di 6-2 7-6(5), sulla testa di serie numero 1 del seeding Serena Williams. Sfiderà, nell’atto conclusivo la mancina tedesca Angelique Kerber, nuova numero 1 del ranking Wta.
Per la campionessa statunitense si tratta della trentatreesima semifinale a livello Slam, la nona consecutiva e l’undicesima in assoluto a Flushing Meadows: Williams che, nei primi cinque match, ha lasciato per strada un solo parziale, proprio nell’ultimo incontro contro la rumena Simona Halep. Più o meno lo stesso percorso ha affrontato la tennista boema, che ai quarti di finale ha demolito con un duplice 6-2 l’outsider croata Ana Konjuh, ma che nella partita precedente ha concesso un set a Venus Williams, salvando clamorosamente un match point nel decimo game del parziale decisivo: la Pliskova, mai in grado di spingersi oltre il terzo turno in un Major, ha conquistato la sua prima semifinale Slam proprio nel momento migliore della sua carriera. Vi è un solo precedente tra le due giocatrici: ad aggiudicarselo è stata la prima forza del tabellone, che nel 2014 si è imposta in due set sul cemento di Stanford.
È una Karolina Pliskova per nulla intimidita dall’importanza del match e dalla posta in palio nel primo parziale: un rovescio di poco lungo della sua avversaria le permette di ottenere il break già nel terzo gioco. L’americana appare poco reattiva e molto fallosa, chiaramente sorpresa dalla partenza sprint della testa di serie numero dieci: un diritto affossato in rete suggella, nel settimo game, il doppio break a favore della ventiquattrenne di Louny. Quest’ultima continua a martellare col servizio, indubbiamente la sua arma migliore: alla fine del set i punti vinti con la prima corrisponderanno all’86% e, proprio con l’ennesima botta centrale vincente, in soli ventisei minuti, porta sorprendentemente a casa il primo set con l’eloquente score di 6-2.
Nelle fasi iniziali del secondo parziale la numero 1 del pianeta prova a far salire i decibel dell’Arthur Ashe, ma è ancora una volta la ceca a breakkare per prima, nel corso del quinto gioco, stavolta con uno splendido guizzo di diritto in lungo linea. La reazione della sei volte detentrice del titolo è da grande campionessa: il primo calo alla battuta della Pliskova, nel game successivo, equivale infatti al primo break dell’incontro per Serena, complice un gratuito di diritto della sfidante. A parte una palla break sventata con coraggio dalla statunitense nel settimo gioco, nulla di rilevante da segnalare nei sei game seguenti; si giunge così al tie-break, giusto epilogo di un set all’insegna dell’equilibrio: la Williams argina l’iniziale tentativo di fuga dell’avversaria, che si era portata in pochi secondi sul 3-0 in suo favore. La fresca vincitrice di Cincinnati non demorde e rimane concentrata, così come ha fatto in tutto il resto della partita: avanti 6-5, al primo match point, è il sesto doppio fallo della tennista nativa di Saginaw ad aprirle le porte della prima finale Slam in carriera.
Prova da dieci e lode per Karolina Pliskova, oggi praticamente perfetta sia in fase offensiva che negli spostamenti, questi ultimi da sempre il suo principale limite: a distanza di ventidue anni, una giocatrice ceca torna a disputare una finale a New York; già sicura del sesto posto nel ranking, suo miglior piazzamento in carriera, potrebbe scavalcare Simona Halep e stabilirsi alla quinta piazza in caso di vittoria nell’atto conclusivo. Per Serena Williams altra eliminazione in semifinale, dopo quella dello scorso anno con Roberta Vinci, nello Slam di casa: perde, dopo oltre tre anni e mezzo, la vetta della classifica mondiale, superata da Angelique Kerber. Curiosamente riesce soltanto ad eguagliare, a quota 186, il numero di settimane consecutive in testa al ranking, record attualmente detenuto dalla tedesca Steffi Graf, mancando l’appuntamento con quella che sarebbe stata la sua ventinovesima finale Slam, la nona a Flushing Meadows: avrebbe inoltre potuto stabilire un nuovo record, quello di raggiungere nello stesso anno l’atto finale in tutti e quattro i tornei dello Slam.