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INTERVISTA – Next Gen Finals 2019, Casper Ruud: “In Norvegia c’è meno dedizione, ecco perché mancano i campioni”

Casper Ruud
Casper Ruud

Casper Ruud supera Alejandro Davidovich Fokina nella seconda giornata delle ATP Next Gen Finals 2019 e si rilancia dopo la sconfitta nel match inaugurale contro Miomir Kecmanovic. Il tennista norvegese resta in corsa per un posto in semifinale e ci terrebbe particolarmente ad entrare tra i migliori quattro dato che come ha svelato ai microfoni di Sportface è stato uno dei protagonisti ad apprezzare maggiormente il format della competizione. Mi piace giocare con regole nuove e sono contento che l’ATP stia sperimentando regole inedite con le nuove generazioni di tennisti  – spiega con entusiasmo Ruud – Naturalmente ci sono regole meno più stravaganti di altre ed in futuro vedremo quali modifiche saranno fatte al regolamento. Sicuramente questo è un buon inizio, il concept mi piace e mi sto divertendo“. 

Una vittoria ed una sconfitta finora per il tennista scandinavo che commenta positivamente la sua esperienza in campo: Ho giocato dei match ottimi, ho vinto contro Davidovich Fokina e con Kecmanovic ho perso un confronto dove sono stati un paio di punti a fare la differenza. Con questo format delle volte devi anche essere fortunato – commenta Casper prima di parlare delle regole che possono complicare la vita dei tennisti nella rassegna meneghina, su tutte quella che riguarda la libertà di movimento per il pubblico – L’ambiente è un po’ rumoroso ed è differente da quello a cui siamo abituati. Questo può disturbare in dei momenti e preferisco il silenzio perché mentre giochi sei concentrato sulla palla e sui punti importanti è fastidioso sentire la gente parlare. Però per quanto riguarda questo torneo non mi lamento perché la regola è uguale per tutti”. Un’altra modifica che Ruud non approverebbe restando in linea con la maggioranza dei colleghi è quella del warm-up abbreviato: Il warm-up è rapido e questo rende più difficile essere al massimo subito. Di conseguenza diventa ancora più importante il riscaldamento che viene fatto prima di scendere in campo. Nel circuito si potrebbe passare ad una via di mezzo andando a quattro minuti, ma tre reputo non siano sufficienti”.

Attualmente a ridosso della top 50, Ruud è il miglior giocatore scandinavo del circuito ATP. Difficile rintracciare un interlocutore migliore di lui per analizzare le differenze tra la scuola scandinava e quella dell’Europa mediterranea considerando che il norvegese si allena alla Rafael Nadal Tennis Academy. La prima differenza che ho notato quando mi sono trasferito in Spagna è la maggior intensità degli allenamenti e soprattutto la maggiore dedizione dei giovani verso il gioco. In Norvegia si vive molto bene e la situazione economica è ottima, quindi chi gioca a tennis non ha bisogno di tirarsi fuori da situazioni di disagio e forse per questo non desidera mai fino in fondo e non ha bisogno di diventare professionista – spiega Casper che poi svela anche la ragione per il quale moltissimi dei ragazzi del nord che ottengono risultati di rilievo fino agli under 16 poi non riescono ad arrivare in fondo nel loro percorso tennistico – Nella mia breve carriera ho visto molti dei miei coetanei perdersi per strada. Fino ai sedici anni si divertono a giocare a tennis e fanno bene da junior, poi però iniziano a preferire le feste e le ragazze scoprendo che dello sport non gli interessa così tanto. Molti sono consapevoli di non aver dato il massimo, ma aver investito tanti soldi senza raccogliere nulla non è un problema perché le famiglie sono ricche quindi possono vivere tranquillamente senza il tennis – prosegue il tennista di Oslo nella dura analisi – Dovremmo cambiare mentalità per avere più giocatori norvegesi al top, quando ho iniziato a viaggiare sono rimasto sorpreso vedendo la fame dei tennisti nel resto del continente o in Sud-America dove le famiglie fanno sacrifici per la carriera del figlio“.

Le Next Gen Finals sono il 32° torneo della stagione di Ruud che infatti dichiara di voler ricaricare le pile prima del 2020: Mi riposerò dopo Milano perché è stata una stagione lunghissima, ogni settimana ero in campo e ho giocato più di trenta tornei. Poi andrò in Norvegia per lavorare sulla parte atletica prima di tornare in accademia per allenarmi con Munar, gli altri ragazzi e Nadal quando tornerà sull’isola”.

 

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