In Evidenza

Caso Errani, ecco perché la decisione dell’Itf è corretta

Sara Errani - Foto Ray Giubilo

Il caso di doping legato a Sara Errani ha scosso, negli ultimi giorni, il mondo del tennis italiano. I titoli sui tortellini hanno riempito pagine e pagine di giornali e siti specializzati, ma la questione non sembra essere stata approfondita fino in fondo. La romagnola, in conferenza stampa, ha esposto la propria versione supportata dalla sentenza del tribunale antidoping Itf. Da quel momento vi è stata una netta divisione, sia per quanto riguarda gli appassionati che gli addetti ai lavori, tra innocentisti e colpevolisti. Ciò che preme a Sportface.it è invece mettere a conoscenza i lettori di tutto ciò che, in questi giorni di lavoro, abbiamo analizzato tra pareri di esperti, studi scientifici e dati di fatto. In questo modo ogni utente potrà farsi una propria opinione sull’accaduto.

Il Test. Sara Errani gioca la Fed Cup in cattive condizioni di forma l’11 e 12 febbraio 2017, torna a casa e il 16 dello stesso mese si sottopone a un test antidoping a sorpresa delle urine. Il 7 marzo il test risulta positivo al letrozolo. La quantità di letrozolo nelle urine è piuttosto bassa (65 nanogrammi/millilitro). La Errani è stata controllata con un test antidoping sangue-urine tre settimane prima in Australia ed è risultata negativa. Il tribunale antidoping Itf, dopo aver analizzato il caso e ascoltato le testimonianze, crede alla buona fede della romagnola ritenendo plausibile la contaminazione del cibo con il Femara (nome commerciale del letrozolo), farmaco antitumorale utilizzato da Fulvia Errani, madre della tennista azzurra. La squalifica è di 2 mesi (3 agosto – 2 ottobre), ma vengono annullati i punti e prize money conquistati tra il 16 febbraio e il 7 giugno (momento di un nuovo test negativo). Una sanzione che, de facto, va a incidere su 6 mesi e che farà ripartire la Errani, a ottobre, dal numero 300 Wta circa.

Che cos’è il letrozolo. Per analizzare il Femara (letrozolo) abbiamo chiesto l’aiuto del Prof. Salvatore Maria Corsello (nella foto a destra), professore di Endocrinologia all’Università Cattolica di Roma, che ha spiegato a Sportface.it in maniera dettagliata tutte le caratteristiche della sostanza in questione. “Il letrozolo è una sostanza chimica di sintesi che agisce inibendo un enzima naturale, l’aromatasi, che trasforma gli androgeni (testosterone, androstenedione) in estrogeni (rispettivamente in estradiolo ed estrone)”. In sostanza inibendo l’aromatasi gli ormoni maschili non si trasformano in ormoni femminili. Diverse pratiche dopanti vengono utilizzate affinché, bloccando l’enzima in questione, possano aumentare gli ormoni maschili raggiungendo una maggiore forza muscolare. “L’uso terapeutico – spiega ancora il Prof. Corsello – è sostanzialmente limitato al cancro al seno estrogeno-dipendente (cioè con positività per i recettori per gli estrogeni), nelle donne in postmenopausa, come terapia post chirurgica di prevenzione di eventuali recidive. In altre parole, se un carcinoma mammario è alimentato da ormoni estrogeni bisogna ridurne la produzione o bloccare l’effetto sulla mammella”.

L’utilizzo del letrozolo come sostanza dopante. Il letrozolo, inizialmente inserito dalla Wada nella lista delle sostanzi dopanti per i soli atleti uomini, è stato considerato dopante dal 2006 anche per le donne in seguito all’utilizzo da parte di alcune bodybuilders. “Nel doping l’uso del letrozolo è relativamente diffuso negli atleti maschi – sottolinea il Prof. Corsello – e soprattutto nei bodybuilders. Di norma in questi casi la sostanza è usata come terapia supplementare in atleti maschi che utilizzano il testosterone o altri ormoni maschili anabolizzanti per evitare gli effetti collaterali come la ginecomastia (sviluppo nella mammella nel maschio). Negli atleti maschi il letrozolo può produrre di per sé un aumento dei livelli di testosterone nel sangue come conseguenza della ridotta trasformazione in estrogeni e può pertanto aumentare la massa muscolare e la performance fisica”. E nelle donne? “Non vi è al momento chiara evidenza che nella donna in premenopausa il letrozolo (o altri antiestrogeni) aumenti significativamente i livelli di testosterone nel sangue né la massa muscolare. Il letrozolo nelle atlete non determina in maniera diretta o indiretta un aumento della performance fisica come negli uomini. L’uso del letrozolo nelle donne è limitato alle body builders ‘estreme’ che fanno uso di androgeni e che vogliono eliminare gli effetti della aromatizzazione in estrogeni”. In pratica le boybuilders riescono, con utilizzo di letrozolo e anabilizzanti, ad aumentare la massa muscolare e a renderla maggiormente definita. Ma come viene utilizzato, nel dettaglio, il letrozolo come sostanza dopante? “La dose generalmente utilizzata nel doping è 0,25-1 mg al giorno ma può arrivare sino a 2,5 mg al giorno scalando poi progressivamente. Il letrozolo ha una emivita (il tempo che occorre perché la concentrazione di una sostanza farmacologica nel sangue si riduca alla metà del valore iniziale; ndr) di 2-4 giorni ma la dose picco circolante si stabilizza intorno ai 60 giorni. Un trattamento prolungato è generalmente evitato. L’effetto estetico di una dose alta in una body builder può manifestarsi anche dopo pochi giorni. È invece molto dubbio, per quanto detto sopra, che ci sia un significativo effetto sulla performance fisica di un’atleta donna di alto livello anche nell’uso prolungato”. È una sostanza semplice da riscontrare nei test delle urine? “Con le tecniche di spettrometria di massa anche l’uso occasionale di letrozolo viene riscontrato facilmente come metabolita urinario in quantità correlata alla dose assunta ed è quindi compatibile con quanto dichiarato dalla Errani per l’uso accidentale di contaminazione del cibo, che è tecnicamente possibile”.

I tortellini e la contaminazione del cibo. La parte che risulta più complessa da analizzare è la contaminazione del cibo (per la precisioni tortellini in brodo) con una pasticca di Femara, presa regolarmente dalla mamma di Sara Errani. Si è ironizzato molto sulla questione e, dato maggiormente rilevante, si sono fatti paragoni con altre ‘scuse’ utilizzate da atleti trovati positivi a test antidoping. La vicenda è certamente grottesca ma, analizzata nel contesto più ampio, risulta non impossibile.

 Il caso Mornati. Niccolò Mornati, canottiere italiano squalificato per 4 anni (poi ridotti a poco meno di 2) per anastrozolo (sostanza simile ma non identica al letrozolo), non può essere paragonato a Sara Errani. Anche nelle urine di Mornati non fu trovato alcun anabolizzante, ma, seppur riconosciuta l’involontarietà, non si riuscì a provare la contaminazione della borraccia. Mornati sporse denuncia contro ignoti ma non si andò oltre alla pena dimezzata. Il canottiere italiano, nonostante abbia dato per veritiera la versione della Errani, ha contestato i soli due mesi di squalifica. Il parallelismo non ha senso poiché gli effetti sugli uomini e sulle donne sono profondamente diversi. Rimane una squalifica che, per le prove emerse, appare forse troppo pesante per Mornati, ma che non può in alcun modo essere utilizzata come termine di paragone col caso Errani.

Gli effetti collaterali del letrozolo. Secondo numerosi studi scientifici (Sara Errani ha citato in conferenza stampa lo studio del Prof. David Handelsman dell’Università di Sydney che trovate qui) l’uso prolungato del letrozolo è particolarmente dannoso. “Può determinare osteoporosi – racconta il Prof. Corsello – cefalea, dolori muscoloscheletrici e ridotta lubrificazione articolare, presisponendo a traumi in corso di esercizio fisico. Può provocare aumento del colesterolo e, nelle donne, dare sintomi menopausali”.

Uno studio cinese sottoposto alla Wada. In futuro potremmo avere qualche dubbio in meno rispetto a casi di questo genere. Uno studio cinese del 2017 (che trovate qui), portato a termine nel 2017, ha verificato la possibilità di inserire ulteriori 5 biomarkers (attualmente sono 3) per aumentare esponenzialmente l’efficacia dei test antidoping in questione.

Conclusioni. Il letrozolo non ha effetto dopante per un’atleta donna di alto livello, come provato da diversi studi scientifici. Gli effetti collaterali, soprattutto al femminile, sono numerosi e pericolosi. Nessuna atleta, se non body builders, ha mai utilizzato il letrozolo come sostanza dopante. La vicenda dei tortellini è altresì grottesca. Ma perché la Errani, risultata negativa a circa 50 test antidoping negli ultimi 5 anni, avrebbe dovuto utilizzare il letrozolo come doping? L’ipotesi di un venditore di fumo che abbia cercato di convincere la romagnola a sottoporsi a una pratica dopante, celando il non insignificante dettaglio dell’inutilità (oltre che danno) del letrozolo in una donna, e che questa pratica sia iniziata esattamente due giorni prima del test antidoping, potrebbe risultare ancora più grottesca.

SportFace