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Dall’inviato a Genova
Arrivederci, Coppa Davis: all’anno prossimo, con la speranza di rivederti così come sei. La quarta rimonta da 1-2 della storia dalla nascita del World Group non riesce all’Italia nonostante una partenza sprint di Fabio Fognini. Per il taggiasco si tratta solamente della terza sconfitta su terra rossa nella competizione: il nome di Lucas Pouille si aggiunge a quelli di Ernests Gulbis – all’esordio assoluto per il numero 1 azzurro nella Davis dieci anni fa – e di Federico Delbonis, per il punto che ha permesso all’Argentina di continuare la corsa verso la prima insalatiera.
La partita che proietta la Francia verso una semifinale casalinga (contro Spagna o Germania) ha una chiave di lettura abbastanza semplice: come affermato nella giornata di ieri da Noah, Fognini e Pouille hanno un livello abbastanza simile, appianato ulteriormente dalla superficie preferita dall’italiano, con l’aspetto mentale a far pendere la bilancia da una parte o l’altra. Una profezia, quella di Yannick, che si avvera in un terzo set da montagne russe: Fognini viene breakkato al servizio sul 5-3, manca tre set point nel nono game e sfascia la racchetta col ginocchio, un cattivo presagio verso un tie-break giocato con poca pazienza e tanti errori. La reazione, tardiva ma comunque breve, del quarto set serve solo ad aumentare i rimpianti per un match sì ostico ma non impossibile e girato su pochi ma cruciali punti.
Cala così il sipario su Valletta Cambiaso, in una giornata sicuramente meglio indirizzata dal punto di vista ambientale. Ieri ci siamo permessi di ‘bacchettare’ gli ingenerosi fischi verso i tifosi transalpini, oggi è tutta un’altra musica. In particolare quella dell’Inno di Mameli suonato dal complesso di fiati transalpino come ramoscello d’ulivo teso verso gli italiani presenti a Genova, cantato questa volta a squarciagola da tutto il centrale. A risuonare più volte è però la Marsigliese, con la festa che è proseguita anche ad ore di distanza dal match point di Pouille.
Già, una festa. E a far male è il solo pensiero che questa possa essere stata l’ultima volta. Anche in sala stampa, al momento dei saluti, si ha un po’ quella sensazione di essere al capolinea di qualcosa di meraviglioso e irripetibile: “Beh, allora alla prossima”, “Eh, se ci sarà” è lo scambio di battute più frequente tra i colleghi.
“Per una volta parliamo di qualcosa di diverso dal denaro?”. Così Noah – che si è anche esibito col bongo per qualche minuto in giro per il Circolo – ha demolito in pochi minuti ogni idea di rivoluzione, definendola “scelta scandalosa”. La Davis così come la conosciamo non può più essere supportata dagli sponsor ma tutti i protagonisti del confronto di Genova, giocatori e capitani, hanno alzato la voce schierandosi senza paura come contrari. Da Pouille a Fognini passando per Barazzutti e Noah, con quest’ultimo che ha sganciato un altro carico da novanta: “Se un giocatore dello United decidesse di non andare ai Mondiali, la Fifa cambierebbe le regole?”. Il riferimento è per i big del Tour, sempre più spesso assenti nella competizione per risparmiare energie preziose. Non è, comunque, il caso di Rafael Nadal, tornato a vestire la maglia della Spagna dopo due anni: che sia per ritrovare ritmo o per amor di patria poco importa, la passione e l’amarezza sul suo volto per un tesissimo doppio perso dai due Lopez potrebbe essere uno sponsor importante. Non è il format ad essere sbagliato e anche con sparute apparizioni dei migliori può continuare a sopravvivere. E allora arrivederci Davis, sperando non sia un addio.