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Marco Galiazzo: “Spero di andare a Rio, la concorrenza è agguerrita”

Michele Frangilli, Marco Galiazzo e Mauro Nespoli - Londra 2012 - Tiro con l'Arco - Foto Nizegorodcew

Marco Galiazzo, padovano, 33 anni, è l’arciere italiano più medagliato dell’età moderna. E’ salito sul podio delle ultime tre edizioni dei giochi Olimpici, oro nell’individuale ad Atene 2004, argento nella prova a squadre a Pechino 2008 e ancora oro, questa volta a squadre nell’ultima edizione di Londra 2012. Recentemente il sito web World Archery lo ha messo al sesto posto tra i migliori arcieri del mondo di tutti i tempi. Il passato però non conta più nulla quando si tratta di scegliere i tre italiani che rappresenteranno il nostro paese alla prossima Olimpiade di Rio e Galiazzo non è affatto certo di essere uno dei prescelti. Sono in quattro (oltre a Galiazzo anche Mauro Nespoli, Michele Grangilli e David Pasqualucci) a contendersi i tre posti disponibili per l’Olimpiade. Gli ultimi tre anni sono stati molto difficili per Galiazzo e una serie di risultati negativi hanno messo in serio dubbio la sua presenza a Rio. Ora però Marco è convinto di aver ritrovato la forma migliore e si sente pronto per dare il suo contributo ai Giochi Olimpici, se il commissario tecnico della nostra nazionale, l’olandese Wietse Van Alten, riterrà opportuna la sua convocazione.

Abbiamo incontrato Marco Galiazzo, in esclusiva per Sportface.it, alla vigilia della decisione definitiva sulle convocazioni e ci siamo fatti raccontare il suo stato d’animo in un momento importante per la sua carriera.

Marco, intanto raccontaci quando hai iniziato ad avere la passione per il tiro con l’arco
!Ho cominciato a 12 anni. Io giocavo a calcio, poi mio padre mi ha regalato un arco, ho provato, mi è piaciuto, poi, a poco a poco, ho iniziato a fare le prime gare, ho ottenuto subito molte vittorie a livello giovanile e la passione non è mai venuta meno, nemmeno quando i risultati sono stati meno positivi”.

Consiglieresti a un ragazzino di provare il tiro con l’arco? In Italia ci sono strutture adeguate anche per chi volesse solo provare o passare un po’ di tempo praticando questo sport?
“In Italia ci sono tantissime strutture organizzate molto bene che sono adatte a chiunque, ragazzi e adulti. Il problema è che sono poco conosciute e pubblicizzate. In molti non hanno mai provato perché pensavano erroneamente che fosse complicato trovare luoghi in cui fosse possibile provare, invece sono dislocati in quasi tutte le province italiane. Io consiglio sempre di visitare il sito della federazione italiana http://www.fitarco-italia.org/ e poi cercare la struttura più vicina alla propria città per andare almeno a provare a tirare. Non serve comprare nulla all’inizio. I materiali vengono forniti dalle strutture e poi si decide se si vuole continuare o meno. Sono convinto che molti si appassioneranno a questo sport”.

Riviviamo assieme la grande emozione di Atene 2004
“Di Atene, ancora più che la gara in sé, io ricordo l’esperienza del villaggio olimpico, un’emozione straordinaria vivere con tutti gli altri atleti provenienti da tutto il mondo. Si mangiava tutti assieme. Ad Atene ho anche partecipato alla cerimonia di apertura dei Giochi, un’emozione che resta indelebile nella mente e sono stato davvero fortunato a potervi partecipare. La cerimonia di chiusura poi, per certi aspetti, è ancora più emozionante, meno spettacolare, ma più significativa secondo me, in quanto c’è il passaggio di consegne da una città all’altra che ospiterà i Giochi dopo quattro anni”

Tornando al momento della gara della tua vittoria dell’oro olimpico, ci hai creduto fin dall’inizio, oppure c’è stato un momento nel quale hai capito che la gara potesse girare a tuo favore.
“In ogni gara si tira sempre cercando di fare il massimo, ma ovviamente non è facile. Il giapponese Yamamoto, in finale con me, era il favorito, io ero molto più giovane e meno esperto di lui, ma alla fine sono riuscito a mantenere la freddezza necessaria a non sbagliare e ho vinto”

Dopo l’Olimpiade sono arrivate decine di interviste, passaggi televisivi in tante trasmissioni, non solo sportive, tutta questa fama ti ha un po’ cambiato la vita?
“Io, di carattere sono abbastanza timido, non amo mostrarmi troppo, quindi almeno all’inizio è stato molto molto difficile andare in televisione a rispondere alle domande dei conduttori di turno, in alcuni momenti avrei davvero preferito essere nei campi ad allenarmi. Comunque l’ho fatto con piacere, anche perché sapevo benissimo che la mia presenza mediatica avrebbe contribuito a fare conoscere il mio sport, infatti subito dopo la mia vittoria ad Atene, il numero dei praticanti è aumentato sensibilmente”.

Il tiro con l’arco è un insieme di tecnica e di solidità mentale. Secondo te quale è l’aspetto più importante che caratterizza un campione?
“Sono entrambi aspetti molto importanti, direi indispensabili. Siamo proprio al 50% per ciascuna caratteristica. Chi non ha tecnica non arriva in fondo, chi non ha solidità mentale non vincerà mai nulla”.

Quindi anche nella preparazione curate allo stesso modo entrambi gli aspetti?
“Sì certo, oltre agli allenamenti nel campo di tiro, abbiamo anche una serie di incontri con psicologi specializzati proprio nell’aiutarci a tenere i nervi saldi nei momenti topici delle gare”

Tu hai trionfato sia nell’individuale che nella gara a squadre. Quale ti ha dato più soddisfazione?
“Le soddisfazioni sono sempre le stesse. Certamente la gara a squadre è una competizione un po’ diversa dall’individuale. Quando gareggi da solo sei l’unico artefice della vittoria o della sconfitta, se si gareggia a squadre la medaglia è comunque divisa in tre. Quando si vince il merito è sempre di tutti, quando si perde può capitare che le colpe cadano su uno solo della squadra”

Arriviamo al presente. Gli ultimi tre anni sono stati molto difficili per te. Hai scoperto le ragioni dei risultati negativi di quel periodo?
“Sono una serie di motivi a catena. All’inizio non ero in forma perfetta e sono arrivati piccole delusioni. Poi, invece di cercare di riprendere la forma piano piano a piccoli passi, ho voluto forzare per tornare subito a grandi livelli e il risultato è stato deleterio. Poi bisogna considerare che gli avversari sono migliorati tantissimo. Quello che bastava dieci anni fa per vincere le gare, ora non permette nemmeno di arrivare alle finali. Una volta eravamo in pochi a contenderci i titoli, ora la concorrenza è tanta e agguerrita”.

Chi sono le squadre più forti, quelle che temi di più?
“I coreani per tradizione sono sempre stati la squadra da battere, ma adesso, come dicevano, ci sono anche tante altre nazioni con tre tiratori fortissimi, gli americani, gli olandesi, i cinesi, gli spagnoli, sono tutti fortissimi. Tante nazioni stanno investendo nel tiro con l’arco e i risultati si stanno vedendo negli ultimi anni. Noi, purtroppo, siamo rimasti un po’ allo stesso livello, altri ci hanno raggiunto e forse superato”

Per Rio siete in quattro a giocarvi tre posti. Ci speri di fare la quarta Olimpiade?
“Certo che ci spero. Io sto dando il massimo per farmi trovare pronto in caso di convocazione. Se dovessero decidere in modo diverso farò il tifo per i miei colleghi che rappresenteranno l’Italia”.

L’Italia è la vincitrice dell’ultima Olimpiade nella gara a squadre. Quante sono le possibilità di confermare il successo di Londra?
“Gli ultimi anni ci hanno superato in tanti nelle varie gare, questa volta sicuramente non partiamo come favoriti, ma l’Olimpiade è chiaramente una gara diversa da tutte le altre, la tensione gioca sempre brutti scherzi a qualcuno, speriamo di fare bene anche in questa occasione”

Conosci il campo di gara di Rio?
“No, non sono andato a fare la preolimpica lo scorso anno, ci sono stati i miei compagni e mi hanno riferito che è un campo un po’ particolare con tanto cemento tutto attorno e pochissimo prato. E’ un campo brutto da vedere e in una posizione non particolarmente piacevole dal punto di vista naturalistico, però è in grado di proteggere bene dal vento, che è il nostro principale nemico durante le gare. Le previsioni dicono che non dovrebbe esserci troppo freddo e nemmeno troppo caldo, al limite solo l’umidità potrebbe dare fastidio, ma comunque come condizioni di gara ne parlano tutti abbastanza bene, anche se poi nel momento della finale potrebbe cambiare improvvisamente il tempo e le condizioni potrebbero mutare in un attimo”.

Se anche la situazione climatica fosse però particolarmente difficile mi pare di capire che tu sei uno di quelli che ne soffre di meno.
“E’ vero, in alcune occasioni ho vinto gare in condizioni molto difficili con pioggia e vento che hanno evidentemente dato fastidio agli avversari più che a me. Speriamo intanto di esserci a Rio e poi prenderemo tutto quello che verrà”.

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