Formula 1

Magnussen e la Haas coronano un sogno, pole in Brasile. Il primo nemico di Leclerc è la stessa Ferrari

Charles Leclerc
Charles Leclerc - Foto LiveMedia/Florent Gooden / Dppi/DPPI

Dici Brasile, pensi a colpi di scena epici. Quest’anno non possono di certo valere il Mondiale, perché Verstappen ha chiuso la pratica con ampio anticipo, e così non resta che aggrapparsi a tutto, persino alle qualifiche spostate al venerdì per l’inserimento della terza e ultima sprint race stagionale. Che vedrà partire in pole Kevin Magnussen su Haas, e non è uno scherzo. Al limite è un sogno, ma raggiunto e trasformato in solida realtà: il danese scrive una pagina di storia e domani partirà davanti a tutti, condividendo la prima fila col campione del mondo in carica, ma col musetto davanti.

A Interlagos la pioggia spariglia le carte e una serie di concatenati eventi fanno sì che il team statunitense possa ritrovarsi in un colpo solo con un pilota in ultima posizione, quel Mick Schumacher che, anche visivamente se pensiamo a questa griglia, difficilmente eviterà la scure di Steiner, che d’altro canto può andare in estasi per la pole clamorosa di Magnussen. Bravo ad arrivare in Q3, anche se non di certo per la prima volta quest’anno, ancor di più a prendersi il rischio ed essere il primo a entrare in pista. E il suo giro è ottimo, mette tutto insieme e tiene dietro gli altri. A quel punto, interviene George Russell che finisce sulla ghiaia e fa scattare le bandiere rosse. Che diventano una sorta di sospensione definitiva una volta che la pioggia aumenta di intensità e non avrebbe avuto senso girare per far peggio dei propri tempi. E così, Magnussen è eroico per un giorno, ma non vuole fermarsi qui e cercherà di andare a punti domani.

Così come il solito famelico Verstappen, che ormai non sbaglia più nulla ed è sempre lì a lottare per la pole quando potrebbe tranquillamente andare in vacanza. Non sa cosa vuol dire accontentarsi l’olandese, e ancora una volta crea il solco con tutti gli altri: Perez, con la stessa macchina, è nono, Hamilton solo ottavo e le due Ferrari di Carlos Sainz e Charles Leclerc in quinta e decima posizione, anche se qui bisogna aprire un capitolo a parte.

Già, perché la Ferrari continua a combinarne di cotte e di crude, e ancora una volta risulta essere il primo nemico dei suoi (bravi) piloti, in particolare del solito Leclerc danneggiato da scelte davvero ai limiti della decenza. I meccanici avevano già sbagliato nel Q1, quando dopo che per passare alle gomme da asciutto gli strateghi ci avevano già messo più del normale, tirano fuori una serie di treni di gomme e fanno confusione tenendo Leclerc fermo a lungo. Ne consegue che sia il monegasco che lo spagnolo si ritrovano ad avere un solo colpo per passare il taglio e per fortuna, dodicesimo e quattordicesimo, ce la fanno.

Nel Q3, poi, il disastro totale con la decisione scriteriata di montare le gomme intermedie su Leclerc. Un rischio che non ha alcun senso, visto che è l’unico a farlo, che la pista è ancora da asciutto, che la pioggia potrebbe arrivare, ma non si vede ancora. E così Leclerc butta via il giro, poi non riceve in tempo la comunicazione di rientrare dopo il giro out per passare alle slick. Resta in pista e va più lento di una panda, danneggiando peraltro Perez. Umiliante davvero quanto accaduto, la voglia di diversificare la strategia a tutti i corsi che si scontra con una realtà dei fatti che non lasciava spazio a scelte surreali come questa.

Va anche detto, per onor di cronaca, che Leclerc potrebbe anche imporsi un po’ di più. Se è vero che i radar meteo li hanno ai box e che fidarsi sulle intermedie, nonostante il sospetto che non fosse una buona idea dovesse venire, ci stava tutto, non rientrare di testa propria ai box dopo aver capito che era un disastro, con il solito balletto del team radio in cui si dice che ormai è troppo tardi e si fa pure immotivato sarcasmo, sembra un po’ come adeguarsi all’inadeguatezza di chi gestisce le fasi del weekend. Troppa deferenza non porta da nessuna parte, Charles deve capirlo: i Mondiali Verstappen, Hamilton e Alonso, per fare dei nomi, li hanno vinti anche prendendo iniziative e sconfessando il team.

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