Amarcord

L’angolo del ricordo: gli ultimi tre giri di Pierre Gasly a Interlagos

Pierre Gasly - Foto Anyul Rivas - CC-BY-2.0
Pierre Gasly - Foto Anyul Rivas - CC-BY-2.0

Il numero 10 nel calcio generalmente sta sulle spalle del giocatore offensivo dal maggior carisma o viene affidato al bomber o al calciatore di maggior talento. Insomma, il numero 10 è un numero “pesante” che chiede cinismo, concretezza, affidabilità. Appassionato di calcio fin da bambino, Pierre Gasly ha scelto il numero 10 anche nella Formula 1 presentandosi nel mondo dei grandi da campione del mondo di GP2. Un buon impatto, risultati discreti in Toro Rosso e poi la tanto attesa promozione in Red Bull al fianco dell’altro fenomeno Max Verstappen. Un vero numero 10 avrebbe dovuto sfruttare questa occasione alla perfezione, facendosi trovare pronto, rapido nell’apprendere tutto ciò che gli sarebbe servito per competere con le leggende di questo sport.

Gasly ha fallito nel poco tempo concessogli in Red Bull e prima della ripresa, a seguito delle vacanze estive, la scuderia austriaca ha deciso di retrocederlo nuovamente in Toro Rosso perché “non all’altezza di Max”. Cinque-sei decimi in qualifica, un minuto di gap in gara: risultati altamente deludenti per il francese nel confronto interno, senza tener conto delle tante volte nelle quali è rimasto bloccato nel traffico di centro gruppo con una monoposto superiore. Ma nella caduta un numero 10 sa reagire e prendersi le proprie rivincite. L’appuntamento odierno de ‘L’angolo del ricordo’ è dedicato al Gran Premio del Brasile 2019: il primo podio nella giovane carriera di Gasly.

Per raccontare l’ultima gara vissuta a Interlagos nei minimi dettagli bisognerebbe aprire un libro e consumare tanto inchiostro. La “fiera del casuale” tra sorpassi da urlo, lotte emozionanti e incidenti clamorosi come quello capitato alle due Ferrari di Leclerc e Vettel nel finale di gara. Il caos più totale ha mischiato completamente le carte e a soli tre giri, a sorpresa, Gasly si ritrovò col podio a propria portata.

Dietro di te hai Hamilton che monta gomme fresche“, la comunicazione dal muretto box proprio mentre Gasly si apprestava a riprendere il GP dopo il regime di safety car condotto dalle due Red Bull di Verstappen e Albon. Un messaggio chiaro: se Lewis prova a superarti, evita di difendere la posizione assumendo troppi rischi. Insomma, anche un quarto posto può soddisfare quanto una vittoria. Gasly, infatti, alla ripartenza si fece infilare da Lewis all’esterno per poi tenersi stretto il quarto posto. Ma la girandola degli eventi favorì il francese che incredibilmente, dopo poche curve, si ritrovò in seconda posizione a seguito di un contatto tra Hamilton e Albon nel secondo settore. Lewis tocca la Red Bull del thailandese all’interno, lo sperona e Gasly supera entrambe le monoposto.

Calma e sangue freddo dal muretto box che sul rettilineo del traguardo, all’inizio del secondo giro, informa Gasly di avere nuovamente Hamilton alle sue spalle. Questa volta, però, l’occasione è troppo ghiotta e Pierre chiude qualsiasi tentativo di sorpasso del britannico. L’ultimo giro prosegue sul filo dei 2-3 decimi e in approccio dell’ultima curva, Hamilton da grande campione prova a mettere il muso davanti ma nel ruota a ruota fino al traguardo ha la meglio Gasly. Proprio colui che fu sbeffeggiato da tutti al momento della sua retrocessione dalla Red Bull. Quella Toro Rosso, quel giorno, salì sul secondo gradino podio e il merito fu tutto di Pierre grazie agli ultimi tre giri più importanti della sua carriera.

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