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Higuain, qui Napoli: ogni volta lo stesso film. Con un finale sempre peggiore

Gonzalo Higuain - Napoli - fotomenis.it

Un giorno all’improvviso (ma neanche tanto poi) il signor Gonzalo Higuain ha lasciato il Napoli, destinazione Juventus. Tre anni fa, la coppia Riccardo Bigon-Aurelio De Laurentiis lo prelevò dalla panchina del Real Madrid, lo difese per vie legali contro il sindaco di Capri perché era scivolato su uno scoglio e lo rese re di Napoli. Oggi, il numero nove aggiorna la lista dei core ‘ngrati che da José Altafini, passando per i vari Fabio Quagliarella ed Edinson Cavani, tradiscono la squadra e la città partenopea.

Higuain non è andato alla Juventus correndo dietro ai soldi. Il contratto che i bianconeri gli hanno offerto, infatti (7,5 milioni di euro a stagione), è molto simile a quello proposto dal Napoli qualche settimana fa, nell’estremo tentativo di trattenere il giocatore all’ombra del Vesuvio. Higuain è andato alla Juventus per liberarsi da alcuni schemi che l’avevano “imprigionato” burocraticamente parlando: clausola rescissoria e diritti d’immagine da girare alla società. E perché, a Torino, gli hanno messo nero su bianco la possibilità concreta di vincere.

Il professionista può essere compreso. Il Napoli, nell’era De Laurentiis, non ha mai dato l’impressione di volersi veramente affermare. Quando si parlava di scudetto, lo si faceva per scherzo. Quando arrivava il momento di completare la squadra per renderla davvero competitiva, si faceva apposta a far mancare qualche tassello. Il ruolo di eterna seconda (o anche terza o quarta) che però ha i conti in regola e piace agli osservatori esterni si addice di più. Un giocatore esplode, diventa fortissimo, il migliore al mondo? Vendiamolo per monetizzare. Non sia mai che il Napoli, poi, arrivasse per sbaglio in testa alla classifica.

Ma c’è una cosa che nella vicenda Higuain non si può imputare alla società. È la leggerezza con la quale l’attaccante sta vivendo questo suo passaggio di casacca. Passare dal Napoli alla Juventus, non è come passare dal Napoli al PSG, all’Atletico Madrid o all’Arsenal. Passare dal Napoli alla Juventus vuol dire fuggire, sottrarsi all’amore eccessivo come fa l’amante insicuro quando si accorge che, dall’altra parte, si sta pensando al matrimonio. Il professionista si può capire, si diceva, l’uomo no.

Al recordman di sempre di reti in serie A, Napoli – in quanto tifoseria – ha dato sempre tutto, perdonandogli qualsiasi cosa (compresi rigori Champions sbagliati). Lui, invece, si è sottratto di nascosto a questa responsabilità, consumando il suo tradimento in una clinica spagnola.

Perdere Higuain, comunque, non è una sconfitta solo per il Napoli, ma per tutto il calcio italiano. La Juventus, che già poteva contare sulla miglior difesa, si è presa il miglior centrocampista e il miglior attaccante della Serie A, strappandoli alle due principali rivali. Il campionato è già finito qui, a mezzogiorno del 23 luglio, vinto grazie alla prepotenza del capitalismo ben organizzato e alla cultura mercenaria di chi prima canta sotto la curva e poi le volta le spalle.

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