Altro

Cesare Maldini, il papà della generazione d’oro del calcio italiano

Cesare Maldini - Foto Nationaal Archief Fotocollectie Anefo CC BY-SA 3.0 NL

Il capostipite di una dinastia che ha scritto la storia del Milan e del calcio. Dinastia Maldini. Passione e dedizione. Coppe Campioni e scudetti. Quando vincere è un affare di famiglia.

È iniziato tutto con lui. Cesare Maldini da Trieste, il primo italiano a sollevare la coppa dei Campioni nel 1963, contro il Benfica di Eusebio, a Wembley. Per chi l’ha visto e per chi non c’era: Cesarone era il capitano, la colonna di quel Milan. Il difensore fedelissimo di Nereo Rocco, il tecnico che forgiò quella squadra leggendaria .«Altro che catenacciaro, quando aveva i giocatori adatti per attaccare, le squadre del Paron davano spettacolo», ha sempre ricordato Cesare, che di Rocco è stato anche assistente. 

Cene all’Assassino, storico covo rossonero e locale simbolo della vecchia Milano, notti a parlare della posizione in campo di Cruyff prima della finale di Coppa Campioni del 1969 («el sta davanti o el sta indrio?», chiedeva Rocco a Maldini), scherzi e battute. Il calcio (dal volto umano) è servito.

Da tecnico federale è stato il vice di Bearzot ai Mondiali del 1982 ma soprattutto il papà della generazione d’oro del calcio italiano. Alla guida della Under 21 ha conquistato per 3 volte consecutive il campionato europeo tra il 1986 e il 1996. Il sinistro di Orlandini contro il Portogallo di Figo e Rui Costa, le parate di Pagotto contro la Spagna, i momenti di gloria degli azzurrini che poi sarebbero diventati protagonisti della Nazionale maggiore. Da Toldo a Panucci, da Cannavaro a Nesta, da Buffon a Totti, da Inzaghi a Vieri. «Io per Maldini mi sarei fatto ammazzare, sempre, dentro e fuori dal campo», ha ricordato nel suo libro Bobone legato al suo ex tecnico da un debito di riconoscenza infinita. «Mi chiamava Cammellone…». 

Promosso ct della Nazionale, nel ’98 ha portato l’Italia fino ai quarti di finale al Mondiale di Francia. Il tiro di Baggio che accarezzò il palo e l’errore dal dischetto di Di Biagio fecero scorrere i titoli di coda sulla sua avventura azzurra. L’imitazione che ne fece Teo Teocoli (col suo celebre “Vai Paolino”) contribuì a renderlo ancora più popolare anche se lui si arrabbiò bonariamente col comico: «Mio nipote mi guarda e sorride. Ridono tutti, anche Paolino…». 

Il Milan ha ricordato Cesarone sul suo sito ufficiale come «una parte fondamentale della storia rossonera». Una storia di passione e vittorie iniziata a Wembley, proseguita a Manchester e Atene, con le Coppe Campioni alzate da Paolo, che continua oggi con Christian (Primavera rossonera) e Daniel (Giovanissimi Nazionali del Milan). Dinastia Maldini. L’eredità più grande che il Capitano del primo titolo europeo rossonero lascia al calcio italiano. Diamo a Cesarone quel che è di Cesarone.

SportFace