Ciclismo

Giro d’Italia 2022, episodio 15: la redenzione in fuga solitaria di Giulio Ciccone

Giulio Ciccone - Foto Twitter

La quindicesima tappa del Giro d’Italia 2022 ha visto la redenzione di Giulio Ciccone, ad una settimana dal suo crollo in classifica generale. Il corridore abruzzese, infatti, dopo aver abdicato tutte le speranze di top 10 nella generale dopo la tappa del Blockhaus, torna a fare ciò che più gli riesce meglio: andare in fuga ed attaccare, a caccia di tappe. Oggi, nella Rivarolo Canavese-Cogne di 178 km, con tre salite nella seconda parte per un totale di 46 km su 80 col naso all’insù, è stato l’assoluto protagonista, con un’azione solitaria degna di nota.

Sì, perché il 27enne di Chieti è stato uno dei promotori della fuga di giornata che ha visto andare all’attacco ben 27 corridori, tra cui Mathieu Van Der Poel. L’olandese, ha addirittura provato l’allungo sulla prima salita di giornata, e come capita dall’inizio di questo Giro, ha fatto godere appassionati e non, perché lui è così, non si risparmia mai e quando può, attacca, per il semplice gusto di farlo.

Nella fuga di giornata si è fatto vedere anche Koen Bouwman, vincitore della tappa di Potenza e in classifica per quanto riguarda i GPM. L’olandese, con il suo incedere regolare, ha conquistato i 40 punti della prima salita e si è riportato in vetta alla speciale graduatoria, riconquistando la maglia azzurra, che si godrà domani, nell’ultimo giorno di riposo della Corsa e che indosserà martedì, nella tappa simbolo del Giro 105, quella del Mortirolo.

Sulla seconda salita di giornata, la più dura, Verrogne, è proprio Giulio a rendersi conto che l’andatura del gruppo è troppo blanda perché si è accorto di avere una gamba esagerata, pronta ad essere sfruttata. Parte e si porta dietro Santiago Buitrago e Antonio Pedrero, unici a tenere il suo passo. Da dietro risale la china uno Hugh Carthy sempre caracollante ma abbastanza incisivo e si crea un quartetto al comando, seguito dalla coppia formata da Martjin Tusveld e Rui Costa. 

Proprio al termine della discesa che porta i corridori all’attacco della salita conclusiva, la meno tosta ma la più lunga, il gruppetto al comando è formato da sei corridori. Inizia l’ascesa e Ciccone, senza colpo ferire sferra il primo attacco, sul tratto più duro e si porta dietro solo Buitrago e Carthy, gli unici due che appaiono in grado di tenere il passo del corridore della Trek.

Carthy, nonostante sembri il meno brillante, è autore dell’attacco che fa perdere contatto a Buitrago, portandosi dietro solo Ciccone, che però ha qualche difficoltà nel rientrare. La difficoltà, per sua fortuna e di tutti gli italiani in collegamento e sulle strade, è solo apparente, perché Giulio, ai 19 km dal traguardo, con una sfilettata delle sue parte e non si volta più indietro.

LE CLASSIFICHE AGGIORNATE

Qui il tempo si ferma e Giulio, come un’aquila, spicca il volo e ripensa a tutti gli infortuni patiti e a tutte le critiche per non essere un corridore da corse a tappe. Lui che è un attaccante, nato per azzannare la preda e ottenere successi parziali, di un giorno, ma che restano scolpiti negli annali.

Per i 19 km successivi tira dritto, continuando a guadagnare su tutti gli avversari, gruppo maglia rosa compreso, troppo scarico dopo la bagarre di ieri per tentare qualche approccio alle salite odierne. All’arrivo è un trionfo. Si gode le urla della gente, gli incitamenti e tutto il bene che prova per lui. Alza le braccia al cielo e dopo che uno spettatore gli ha lanciato un paio di occhiali, ricordando il suo lancio a Ponte di Legno nel 2019, ultima tappa vinta al Giro.

Felicissimo, a braccia al cielo, Giulio vede quel gesto e sorridente, lancia anche i suoi verso il pubblico: un trionfo. Il primo inseguitore arriva a 1’31”, il seconda 2’19”. Una vittoria per dispersione lungo la strada che porta a Cogne. 

La tappa odierna è nel segno del tre: terza vittoria in carriera al Giro per lui, una ogni tre anni (2016-2019-2022) e terza vittoria italiana in quest’edizione dopo Dainese ed Oldani. Come sempre, nulla è lasciato al caso.

Nel mezzo, c’è stato anche Guillaume Martin che, dopo aver perso ieri la top 10 della generale, oggi guadagna 1’42” sul gruppo e ci rientra, oltre ad entrare anche lui nella storia di questa quindicesima frazione.

Domani ci sarà l’ultimo giorno di riposo prima della fatidica terza settimana, che deciderà le sorti della Corsa Rosa. Come sempre a qualcuno sarà una manna dal cielo e a qualche altro deleterio. Martedì, alla ripresa, ne vedremo delle belle.

Perché martedì 24 maggio andrà in scena la tappa regina di questa 105ª edizione della Corsa più bella del mondo, la Salò-Aprica di 202 km e oltre 5200 metri di dislivello. Sarà la Wine Stage di questa edizione, un’occasione per far conoscere in Italia e nel mondo lo Sforzato, il prodotto simbolo delle cantine valtellinesi.

La tappa non presenta un metro di pianura e si aprirà con la salita di Goletto di Cadino (19,9 km al 6,2%), lunga discesa verso Breno e ampio tratto in falsopiano tutto all’insù verso Monno, dove parte il terribile Mortirolo (12,6 km al 7,6%, con punte al 16%). Discesa tecnica fino a Grosio e ancora strada a scendere fino a Bianzone dove parte la salita di Teglio (5,6 km all’8,2%), non dichiarata come GPM, discesa verso Tresenda e quindi il Valico di Santa Cristina (13,5 km all’8%) dove presumibilmente saranno rimasti in pochissimi. Dalla vetta al traguardo soli 6 km, 4,5 in discesa e 1,5 in leggerissima salita al 2,3%, per una tappa che ridisegnerà completamente la classifica generale.

Allacciate le cinture perché si parte e non si torna più indietro!

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