Serie A

Lazio, Parolo: “L’Italia trova sempre una soluzione. Manca la competizione”

Marco Parolo
Marco Parolo - Foto Antonio Fraioli

Il centrocampista della Lazio Marco Parolo ha raccontato ai microfoni di Lazio Style Channel come sta passando la quarantena. “Oggi per me è giornata di giardino, taglio dell’erba e altro. Mi rilassa e mi diverte, lo faccio da quando sono bambino. Ora che ho tempo per farlo me lo concedo. Una sorta di allenamento” dice ridendo e aggiunge: “L’erba del campo però manca tanto. Con mio figlio ci siamo inventati tante cose in questo periodo, dalla caccia al tesoro ai compiti. Questi due mesi sono stati molto belli da questo punto di vista. Ovvio che non si vede l’ora di ripartire“.

Parolo ha anche parlato di come sarà la riapertura del Paese: “All’inizio la gente partirà a razzo perché sarà carica. Però questo periodo farà riflettere, la possibilità di poter fare delle cose che in genere non fai mai come ora. Sono importanti per la mente, come poter leggere un libro, cucinare in tranquillità. Bisogna prendersi cura di se stessi nelle piccole cose“.

Non focalizziamoci su tutto quello che c’è stato di negativo. Bisogna cominciare comunque a convivere con il virus e alcune accortezze. L’Italia trova sempre una soluzione a tutto. Spero non ci sia la corsa alla follia post-quarantena, ma una ripresa energica con spirito giusto” è il messaggio carico di positività del calciatore. “Ora sto leggendo il libro di Gianni Mura, da poco scomparso. Da piccolo seguivo molto il ciclismo, quindi i suoi articoli scritti sui campioni del tempo mi ricordano molto la mia infanzia” svela il centrocampista biancoceleste, che sulla propria famiglia dice: “La zona di Varese è stata colpita, ma meno rispetto a Milano. Ci sono dei disagi ma mi hanno detto che qualcosa ricomincia a muoversi. C’è molto rispetto delle regole, mio padre mi ha detto che l’attenzione delle persone nelle cose è migliorata“.

Parolo parla anche della nostalgia del rettangolo verde: “Manca l’adrenalina della competizione, mi manca la singola sfida anche della partitella con i miei compagni. Fa parte della nostra quotidianità, poi sono belle anche le vittorie e il resto. Mi manca però la sfida di ogni giorno, mettermi alla prova e dimostrare sempre qualcosa. C’è tanta voglia di tornare a farlo“. Competizione che Parolo ritrova nei videogiochi: “Mi interessa molto quello che fa Immobile, lui è più dentro di me nella cosa (ride, ndr). A livello di conoscenze di Formula1 sono più avanti io, ma lui è più forte in game. Anche io ho il gioco, ma non sono sicuramente al suo livello, non è facile. Si tratta di un gioco molto reale, io non lo faccio a quei livelli perché poi mi innervosisco. I kart? A Marienfeld ho rosicato perché Ciro riuscì ad infilarmi, lui è arrivato primo e io secondo. L’ho fatto vincere per dargli fiducia. Sto giocando anche a Call of Duty, modalità Warzone. Almeno è una sfida, c’è adrenalina per vincere“.

L’attenzione torna poi sulla stagione della Lazio: “La mia sensazione è che c’è tanta voglia di ripartire, ci stiamo allenando intensamente. Il problema grosso sarà l’assenza del pubblico, con loro era già 1 a 0 per noi. Si era creata una grande sinergia, la carica che ci dava lo stadio era qualcosa in più. Poi il popolo laziale lo sa fare meglio di tutti, anche in trasferta. Questo sarà un problema per noi, ma dovrà essere compensato con la voglia che abbiamo di conquistare l’obiettivo. Non so come sarà, si capirà dai primi allenamenti e dai primi sguardi con gli altri ragazzi. Io dopo Auronzo ero convinto che la stagione sarebbe andata alla grande, in allenamento vedi che differenze ci sono. Quest’anno c’è stata sinergia e qualità negli allenamenti, la squadra arrivava pronta alle partite“.

Il sogno scudetto rimane dunque vivissimo: “Questo sogno ci trascinava, ci faceva fare delle corse in più per il compagno. Quando lotti per qualcosa è diverso, anche rispetto alla qualificazione in Champions. Se combatti per qualcosa che concretamente ti entra in bacheca a fine stagione sei disposto a fare anche di più. Questo sogno deve essere per noi motivo per trovare le stesse energie che abbiamo avuto finora“. Con questo grande obiettivo in mente, la squadra ha lavorato per raggiungerlo: “Sono stati fatti due step, che stanno facendo la differenza ora. La costruzione da dietro è la prima, ci lavoriamo tanto con il mister. E poi la fase di non possesso. C’è più collaborazione da parte di tutti, non si lasciano più soli i difensori a difendere. Si migliora ogni anno, il bello di avere un gruppo e seguire progetti è quello di individuare i difetti e migliorarli“.

Lavorando e vedendo i video delle scorse stagioni stiamo costruendo molto. Abbiamo una delle migliori difese anche per quello, oltre ad avere giocatori molto forti. Negli ultimi minuti spesso siamo stati in 11 nella nostra metà campo, ci buttiamo a peso morto per fare da scudo su un tiro. Ci sono calciatori di qualità altissima che però si sono messi a disposizione. Il fatto di essere migliorati in questo ha permesso ad alcuni di diventare più forti” ha spiegato Parolo. “Abbiamo sempre fatto tanti gol, ma ci mancava la solidità difensiva. Quest’anno c’è. La nostra idea è continuare a crescere. Il mister e tutto il suo staff ha avuto la capacità di prendere tutte le cose positive e metterle insieme. Dalla verticalizzazione, al modo di difendere. Quando uno è bravo ce la fa, i risultati parlano chiaro. Il lavoro è stato fatto finora in modo egregio” ha aggiunto il centrocampista.

Infine, Parolo ha commentato la stagione, che è stata “diversa dalle altre“: “Non sono più un titolare come in passato. Ho dovuto riformattare un po’ il mio cervello e il modo di prepararmi alle partite. A una certa età devi capire che puoi essere utile anche in altre cose. All’inizio ho fatto fatica, soprattutto perché con le partite cresci a livello fisico e io spesso non ho giocato. Però poi ho trovato la mia dimensione e mi sento utile per la squadra, con tanta voglia di allenarmi e mettere sempre in difficoltà il mister nelle scelte. Ogni giocatore deve avere la coscienza pulita e fare il massimo, quando chiamato in causa ha l’obbligo di dare tutto quello che ha. Sono soddisfatto per come ho saputo gestire questo modo di pensare e la mia carriera. Amo questa maglia, questa piazza e questo ambiente. Mi sono messo subito a disposizione“.

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