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La dinastia Maldini, l’eredità di Brahim: Milan show anche al Picco

Stefano Pioli - Foto Antonio Fraioli

Dodici anni dopo un Maldini titolare in Serie A. Tredici anni dopo un Maldini in gol in Serie A. A prescindere da quale sarà la sua strada, è una giornata già storica per Christian Maldini e il club che ha già avuto tra le sue fila nonno Cesare e papà Paolo che il 30 marzo 2008, nella sconfitta contro l’Atalanta, segnò una rete inutile sul piano del risultato ma enorme per il valore, perché l’ultima. Ora si apre un nuovo cerchio, con Christian protagonista lanciato dal 1′ contro lo Spezia in una trasferta che ha presentato insidie alla Juventus e le ha presentate al Milan. Ma il Milan è forte, collaudato nonostante i giovani in campo, e il risultato finale non è che il fedele specchio di un percorso che di settimana in settimana sembra essere sempre più chiaro, in virtù anche della seconda età media schierata fin qui più bassa in campionato dopo l’Empoli. Pioli batte lo Spezia di Thiago Motta per 2-1 grazie a due gol che non sono altro che due scelte: Maldini dal 1′, Brahim Diaz a gara in corso per rispondere all’iniziale pareggio di Verde su deviazione di Tonali. Vittoria importante, una di quelle gare che possono svoltare definitivamente la stagione, anche perché arrivata sul campo che l’anno scorso ha fatto più faticare i rossoneri in campionato.

Sedici punti dopo sei giornate, come solo tre volte è accaduto nella storia rossonera. Il Milan non perde in Serie A dallo scorso 26 aprile contro la Lazio e da inizio maggio ha conquistato più punti di tutti: 29, frutto di nove vittorie e due pareggi in 11 partite. Numeri che fanno paura e che rappresentano già un messaggio al campionato alle sette (forse otto, dipende dalla Fiorentina) sorelle. Non arriva la porta inviolata, come accaduto in otto delle 11 gare prese in considerazione sempre da inizio maggio. Ma al Picco arriva una risposta importante, che dà valore alle parole di Theo Hernandez, l’unico fin qui ad esporsi sul discorso Scudetto, almeno pubblicamente. Ma la sensazione è che lo spogliatoio inizi a crederci sempre di più.

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