Serie A

Florenzi: “La varicella è arrivata al momento giusto, ho evitato il contagio”

Alessandro Florenzi, Roma - Foto Antonio Fraioli

“Intanto ringrazio la varicella, non l’avevo mai avuta in vita mia, è arrivata al momento giusto. Non che li’ ci sia stato il primo contagio, ma quella partita qualcosa ha fatto…”. Alessandro Florenzi, in collegamento con Sky Sport 24, ha parlato delle ultime partite giocate prima dello stop per l’emergenza coronavirus, tra cui c’è anche il doppio confronto con l’Atalanta. Si pensa che la partita di San Siro, a cui il centrocampista del Valencia non ha partecipato a causa della varicella, sia stato uno dei motivi dell’esplosione dei contagi nella provincia di Bergamo. “Il ritorno è stato surreale per me e altri giocatori, per la prima volta abbiamo giocato a porte chiuse, sentendo tutto – continua Florenzi -. Non so nemmeno se si sarebbe dovuto giocare, così come hanno fatto altre squadre. Dentro di noi ci sono stati dei casi, non so se a causa di quella partita o altro: magari se a Bergamo si fosse giocato a porte chiuse o altro, il contagio sarebbe stato limitato”.

SULLA PARTENZA DA ROMA “Sono molto attaccato ai tifosi della Roma e so che anche loro si affezionano particolarmente ai giocatori di Roma . Non posso negare che per me sia stata una botta lasciare Trigoria. Non tanto lasciare Trigoria in sé, ma le persone che ci sono dentro a Trigoria. Potrei parlare di mille persone che sono cresciute insieme a me, dai magazzinieri, ai fisioterapisti, i ragazzi del bar. Quando mi hanno visto si chiedevano se veramente stessi andando via. Quella è una cosa che mi rimarrà e mi rimane sempre nel cuore. Sono le persone che hanno vissuto insieme a te, che hanno vissuto momenti brutti dopo una sconfitta e belli dopo una grande vittoria. Stavano sempre lì a lavorare, nonostante debbano essere professionali la battuta esce. Ho in mente Roberto e Valerio che non sono della Roma, di più. Quando ho sbagliato o ho fatto un gol venivano lì e me lo dicevano. Ho lasciato tanti amici, una famiglia, sono stati sempre la seconda famiglia”.

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