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Dieci gol in dieci partite, quattro dei quali su rigore. Al poco spettacolo di queste prime partite, in Coppa d’Africa si aggiunge il pasticcio arbitrale di Tunisia-Mali. L’arbitro del match ha fischiato la fine della partita al’86’ tra lo sconcerto generale. Ai richiami di var e panchine, il direttore di gara ha quindi fatto riprendere il gioco per poi interrompere definitivamente la partita qualche secondo prima del 90′. Una decisione bizzarra, alla luce di var, nervosismo e un rosso (dubbio per El Bilal) che avrebbero legittimato quantomeno cinque minuti di recupero. Ma non è tutto: venti minuti dopo la fine del match, il Mali è tornato in campo per disputare apparentemente gli ultimi minuti di gara, su indicazione della Caf.
Per questo motivo è stata persino interrotta la conferenza stampa del Ct del Mali che, furioso, è dovuto tornare in campo. Netto il rifiuto però della Tunisia che è rimasta negli spogliatoi. Risultato quindi sull’1-0, seguiranno polemiche e forse ricorsi. Un duro colpo per il Camerun che tra mille sforzi si è fatta carico di una organizzazione ricca di ostacoli tra covid e guerra civile. La partita si è svolta infatti a Limbe, una delle città più delicate tra quelle designate per ospitare il torneo. La città si trova al confine con la zona anglofona del paese, teatro di scontri e tensioni secessioniste.
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