Era attesa per domani la sentenza della Uefa in merito ai cori di discriminazione razziale da parte dei tifosi della Lazio nei confronti del giocatore dello Sparta Praga Costa Nhamoinesu, in occasione della gara di andata degli ottavi di finale di Europa League al Letnà Stadion dello scorso 10 marzo. Invece la decisione della Disciplinare in merito all’inchiesta aperta dall’organo internazionale per “striscione illecito, comportamento razzista e cori illeciti” è stata rimandata a maggio, complice anche l’eliminazione della Lazio dalla competizione per mano della squadra ceca nella partita di ritorno del 17 marzo allo stadio Olimpico. La Lazio e la Uefa hanno già provveduto a scambiarsi le memorie, ma fino ad aprile ci sarà tempo per integrarle qualora le parti abbiano la necessità di farlo anche se non sembra questo il caso in questione. La tesi difensiva del club biancoceleste sostiene che i cori sarebbero arrivati dai tifosi del Wisla Cracovia e del Legia Varsavia mischiati ai circa 1500 laziali presenti nel settore ospiti, come riporta anche la relazione della Football Against Racism Europe (Fare). Nel referto del delegato Uefa si rileva d’altra parte come gli ululati di discriminazione razziale fossero stati rivolti anche all’attaccante della Lazio Keita Balde Diao da parte dei tifosi di casa insieme al coro “italiano bastardo”. La società capitolina comunque, recidiva in tema di razzismo e già sottoposta a diversi provvedimenti disciplinari da parte della Uefa, potrebbe rischiare la squalifica dello stadio Olimpico con un turno a porte chiuse oltre a una salatissima multa.