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Torna a parlare Alex Schwazer. Il marciatore, squalificato per doping alla vigilia dell’Olimpiade di Rio de Janeiro, ha concesso una intervista ad Andrea Fusco e che andrà in onda sabato 29 aprile, alle 13.30, all’interno di “Dribbling”, il rotocalco sportivo di Rai2. “Contro questo sistema non posso vincere, ma non accetto il verdetto – ha detto – Di questa vicenda sono la vittima, non certo il colpevole. Il processo penale va avanti e voglio la verità. Questa storia sarà importante non solo per me ma anche per altri sportivi“.
“Lo sport deve cambiare le regole, che siano uguali per tutti, non solo per chi lo pratica ma anche per funzionari, medici e dirigenti“, ha detto Schwazer che poi ha aggiunto: “l mio campione di urina deve essere portato in Italia, sottoposto ad indagini accurate per capire bene di cosa si tratta“. Non usa mezzi termini l’avvocato che lo assiste, Gerhard Brandstatter: “Siamo al centro di un complotto. Abbiamo tutte le certezze ed i riscontri che non c’è stato alcun caso di doping. Abbiamo già informato la Procura di Bolzano che metteremo una taglia, ricompenseremo chi saprà darci notizie utili su cosa e’ realmente successo. Sappiamo bene da Sochi in poi che le provette possono essere manomesse. Questo è un attacco portato soprattutto nei confronti del professore Sandro Donati, il simbolo dell’antidoping“.
Protagonista dell’intervista anche Sandro Donati che dichiara: “Schwazer si è sottoposto a più di 60 controlli a sorpresa presso l’Ospedale San Giovanni, rinunciando alla finestra Wada e dando la piena disponibilità per tutto il giorno. Ora chiediamo il test del Dna sul campione di urine. Se il magistrato accerterà l’innocenza di Alex, puntiamo a farlo tornare alle gare. E vi garantisco che sarà difficile battere Schwazer in una sola gara da qui a Tokyo 2020“.