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Rugby, Italia-Inghilterra, Sergio Parisse: “Sono deluso”

Sergio Parisse, Italia rugby - Foto Antonio Fraioli

L’Italia cede per 9-40 contro la favorita Inghilterra all’Olimpico di Roma. Il commento, asciutto e preciso nel dopo gara è di Michele Campagnaro: “Non credo sia facile dire di essere soddisfatti dopo aver preso 40 punti. Loro hanno avuto qualcosa in più nel secondo tempo. Sono stati più concreti e organizzati e ci hanno sfidato sulle fasi statiche e sui turn over”.

“Il gioco al piede è stato meno efficace rispetto alla settimana scorsa. E si è abbassata l’attenzione sulle capacità individuali”, secondo Mauro Bergamasco, che sottolinea come i quattro infortuni nel primo tempo (Fuser, Zanni, Garcia e Gega) abbiano alterato l’equilibrio l’equilibrio del match. “Non mettiamo la croce su nessuno – prosegue l’ex azzurro – anche perchè vorrebbe dire bruciare qualche giocatore che può essere utile. Ma c’è sicuramente qualcosa da imparare”.

Paul Griffen, che ricorda l’infortunio di Garcia, considerato “la chiave della difesa”, tende invece a sottolineare “dieci minuti di buio. C’è questa crescita, ma devono essere più consistenti per 80′ di seguito. C’è un’Italia che sta crescendo – conclude – ma serve ancora qualcosa per girare l’angolo”.

“Mi sento deluso – spiega il capitano azzurro Sergio Parisse – perchè ovviamente prendere 40 punti così fa male. Non basta fare 50′ di buon livello e non è accettabile abbassare così l’intensità e la concentrazione negli ultimi 25′. Ora dobbiamo lavorare, tra due settimane incontriamo la Scozia e avremo tanto da dimostrare. Oggi eravamo in partita fino al 50′, poi i ragazzini hanno voluto riattaccare e abbiamo subito una meta in intercetto. Poi, negli ultimi 25′ è stata molto dura. Non è comunque colpa loro, da questi errori si impara. Sono quelle mete che non sono costruite, ma arrivano da un errore di gestione nostra. Ma non c’è da mettere la croce su nessuno. Bisogna imparare da queste sconfitte, la squadra dovrà maturare su certi aspetti e i ragazzi imparino da queste sconfitte per evitare cali di concentrazione come nel secondo tempo. Avevamo la situazione di essere in partita, quindi penso che non eravamo tanto distanti da loro. Per la Scozia dobbiamo continuare a lavorare a testa bassa, perchè non basta fare 40′-50′ a questo livello. Dobbiamo dimostrare un’altra faccia e giocare meglio se vogliamo vincere contro la Scozia”.

“Siamo qui per imparare – esordisce il ct Jacques Brunel – Durante il primo tempo, abbiamo visto che possiamo affrontare l’Inghilterra. Ma dopo, sotto pressione, abbiamo avuto un po’ di frenesia. In difficoltà contro il loro gioco al piede, abbiamo provato a giocare anche quando non potevamo. Dovevamo gestire meglio, per non rimanere troppo lontano nel punteggio. Ci sono due cose che hanno segnato questa partita: che abbiamo perso quattro giocatori nel primo tempo (ed è molto per noi) e poi la gestione sotto pressione. Loro sono molto fisici e giocano semplicemente. Se avessimo potuto mantenere il nostro gruppo e dare poi un po’ di freschezza più tardi, magari era un po’ meglio per noi”.

“Non credo sia stato un problema psicologico – rilancia George Biagi – Ci ha messo in difficoltà il loro gioco. Non hanno mai mollato e ci hanno messo sotto pressione. Ci hanno costretto a qualche errore nel gioco al piede. Noi siamo stati ingenui e loro hanno sbagliato pochissimo. Sapevamo che loro venivano qua per metterci sotto con gli avanti. Alla lunga, i loro cambi erano più freschi, mentre noi, che dovevamo anche recuperare nel punteggio, abbiamo accusato la stanchezza”, conclude il seconda linea delle Zebre.

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