Roberta Vinci ha esordito in singolare oggi contro Ekaterina Makarova vincendo in poco meno di due ore con il punteggio di 7-6(3) 4-6 6-4. La loro è stata una partita di alta intensità e ottima qualità tennistica. Per la tarantina, che ieri aveva spiegato i problemi fisici che ne avevano reso difficile il giocare in Fed Cup, è stata un’ottima prova, anche per il carattere con cui ha reagito ad un secondo set perso dopo aver preso un vantaggio importante ad inizio set. Potete leggere la cronaca dell’incontro in fondo all’intervista.
Roberta complimenti, hai fatto un bel regalo di compleanno alla tua mamma!
“Molto bello! Mi sono dimenticata di dirlo a fine partita perché ero ancora concentrata e molto stanca… sono molto contenta di averle fatto un bel regalo! Le ho scritto stamattina per farle gli auguri ma non mi ha risposto, forse per scaramanzia, lei è molto scaramantica… proprio come me”.
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Dal tuo stato di forma adesso non si direbbe che hai lottato per due ore e venti…
“Sapevo che sarebbe stata una partita difficile, ogni volta che gioco con lei è quasi sempre un terno al lotto: il suo gioco per me è molto fastidioso, inoltre è mancina e io col rovescio a una mano non ho il vincente diretto, quindi devo gestire bene di rovescio e spingere di dritto. Penso di aver giocato un bel match fin dall’inizio, ero consapevole del fatto che dovevo fare la differenza col dritto perché il campo è molto veloce e chi prima prende l’iniziativa ha molte più chance di vincere il punto. È una superficie in cui si difende male, si scivola molto, non è una terra ‘normale’ questa o almeno per quanto mi riguarda… non è una terra pesante è molto, come dire…pum, pum! Alla fine dopo due ore e venti ero molto stanca, fisicamente e mentalmente, abbiamo espresso un buon tennis entrambe, è sempre stata molto combattuta come partita, con un susseguirsi di break e controbreak, ci sono state tante occasioni sia da parte mia che da parte sua, insomma alla fine il match si è deciso su pochi punti”.
Francesco Cinà ad un certo punto ti ha detto: “La stai uccidendo col dritto”
“Sì, sentivo di farle male col dritto soprattutto sulla seconda, anche perché vedevo un po’ dal lancio di palla dove sarebbe andata. Effettivamente se gioco bene di dritto ho molte chance per battere le avversarie, mentre di rovescio contengo, cerco di manovrare, ma è il dritto il colpo che mi fa fare la differenza”.
Almeno 3-4 volte quando lei colpiva con lo schiaffo al volo tu riuscivi a indovinare l’angolo.
“Vuoi la verità? Tutta fortuna! Un pochettino mi immedesimavo in cosa poteva pensare ma lì è tutto istinto”.
Quando fai un gran colpo di quelli che si alzano in piedi tutti, tu cosa provi?
“Io non penso di essere presuntuosa, sono soddisfatta ma non è che dico ‘Tiè, beccati questa’, anche perché devi pensare subito al punto successivo. Ho un tipo di gioco totalmente diverso rispetto alle altre giocatrici, fare un punto insolito penso sia una piccola goduria ma fondamentalmente è sempre un quindici. Ho notato che quando gioco io ci sono sempre tante giocatrici tra il pubblico, forse per vedere un tipo di tennis divertente, che piace… poi ovvio non è che gioco sempre così bene, ci sono partite in cui faccio schifo eh! Quando vinco un punto bello sono contenta perché dico ‘Bello sto punto come me lo sono giocato bene!’ Ad esempio oggi mi è uscito dalla racchetta un rovescio lungolinea di cui mi sono stupita anche io. Ma il pensiero è sempre al punto successivo, è una gioia immediata che dura poco”.
Continui a giocare con un problema al piede, forse questo ti permette di giocare più tranquillamente?
“Da una parte i dolori ti mettono un po’ di pensieri in testa, sei anche un po’ rassegnata, ti portano a giocare più veloce, su scambi brevi. Oggi ho cercato di non lamentarmi, di non far vedere che comunque avevo difficoltà, perché devo tamponare, non mi sento al 100% fisicamente ma riesco a lottare lo stesso, a stare lì aggrappata ad altre cose: al servizio, al dritto, alla risposta aggressiva Tendo ad avere un atteggiamento un po’ più ‘menefreghista’, giocando un po’ più d’istinto. E tante volte mi va anche bene”.
Tra fine secondo set e inizio del terzo hai avuto una fase di calo, cosa hai pensato?
“Quando ho perso il secondo set ho pensato di aver sprecato tante occasioni: ho perso due game importanti quando ero 3-2, 40-0 e nuovamente sul 5-4 ho giocato un brutto game. Al cambio campo mi sono detta ‘Cancella questo set, ora ne inizia uno nuovo, comincia a spingere subito come nel primo set’. Ecco nel primo set mi sono sentita molto aggressiva, dandole molto fastidio; il problema è che quando rallenti su questi campi se perdi l’occasione devi metterti a difendere e fai più fatica. Realmente ho pensato: “Ok Roberta, resetta, si inizia 0-0 e cerca di essere aggressiva”.
Si parla molto del futuro del tennis femminile in Italia, sei stata interpellata dalle nuove leve o le hai mai viste giocare?
“No, nessuno mi ha mai chiesto niente. Leggo di queste ragazze ma sinceramente non le ho mai viste giocare. Nemmeno sono venute da me o da Francesco per chiedermi qualcosa, confrontarsi, chiedermi non dico aiuto ma almeno un parere da chi ha tanta esperienza”.
Ti piacerebbe fare il coach in futuro?
“Mi piacerebbe fare il coach, anche perché penso di capirne un po’ a livello di schemi, di tattiche. Fin da piccola mi è sempre piaciuto interpretare le partite, cercare di capire cosa succede in campo. Parlo tanto con Francesco anche di queste cose. La figura del coach è tutto per una tennista, sia in campo che prima del match, perché prova con te la tensione pre-partita, in particolare Francesco mi parla tanto, mi dice di stare tranquilla, di non pensare, di spingere e basta. Il coach non è soltanto ‘dritto e rovescio’, è la persona che comunque sta più a contatto con te e ti deve indirizzare, ti deve trasmettere tranquillità e serenità dentro e fuori dal campo. A me piacerebbe allenare giocatrici italiane, penso che quando smetterò avrò bisogno anch’io di una gavetta, parecchi giocatori quando smettono si improvvisano coach ma bisogna capire bene come farlo, quindi avrò bisogno anch’io di un periodo di formazione”.
Magari diventi capitano di Fed Cup!
“Mmh no quello è difficile, lì devi essere una carismatica, non mi ci vedrei bene ma mai dire mai! Forse vedrei meglio una Pennetta o una Schiavone… mah, chissà!”
Hai detto che tante giocatrici vengono a vederti ma a te chi piace guardare dal vivo?
“In realtà un po’ tutte, non ho una preferita in particolare. Mi piace andare a vedere le partite soprattutto per esaminare i diversi stati d’animo, decifrare come si comportano, in generale mi piace osservare tanto le altre giocatrici”.