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Stefano Meloccaro, giornalista di Sky Sport, ha inserito la finale del Roland Garros 2004 Gaudio-Coria, nella lista dei momenti tennistici degli anni zero che non resteranno (Studio Tennis). Quell’edizione del torneo parigino però, ha comunque un valore storico: ha diviso il tennis su terra rossa in pre e dopo Rafael Nadal. Nelle ultime dodici apparizioni nella seconda prova slam, lo spagnolo ha perso solo da Soderling nel 2009, da Djokovic nel 2015 e senza scendere in campo per colpa del polso, da Granollers lo scorso anno.
Tredici anni fa, Nadal maggiorenne non compariva nel tabellone principale di Parigi. Fra i favoriti per la conquista del titolo c’erano Coria, il piccoletto dell’inviperita palla corta e Ferrero, detentore della corona. Il torneo comincia e Gustavo Kuerten, tre volte campione al Roland Garros, ammorbidisce Federer e non gli concede neanche un set al terzo turno. Il brasiliano, circondato da un pubblico di nostalgici, perderà solo ai quarti di finale e contro il rovescio lungolinea e le geometrie di Nalbandian.
Quello che stupisce gli spettatori è però la salita fino alla finale di Gaudio, numero 44 del mondo e criticato per le lacune tattiche. L’argentino, tutto terra e rovescio a una mano, respinge sia Hewitt che Nalba tre set a zero e si ritrova, da sfavorito, contro Coria, un tennista che sopporta a malapena. Il numero tre del mondo deride l’avversario nei primi due set: 6-0, 6-3. A metà del terzo, prende a pallonetti e palle corte Gaudio, che in debito di scherzetti fa una controsmorzata e vince lo scambio. In quel momento della partita, le gambe di Coria tremano e si bloccano per i crampi. El mago non ha più spinta al servizio e negli spostamenti e lascia i successivi due set per 64 e 61. C’è gente che si mette a piangere nel suo angolo, perché il sogno di una vita sta franando. Al quinto set, Coria scioglie i muscoli e tira dalla linea di fondo campo. Ha due occasioni per vincere il titolo, ma un rovescio lungolinea finisce fuori. Gaudio rincorre, urla e chiude con un rovescio incrociato 8-6. El Gato ha sconfitto El Mago e può finalmente buttare lo champagne addosso al coach e ai tifosi.
La vittoria porta il tennista di Buenos Aires alla decima posizione in classifica. Il best ranking arriverà un anno dopo con il quinto posto, ma la gloria è destinata a evaporare. Rafael Nadal ha i muscoli, l’esasperazione delle rotazioni, delle profondità, dei rimbalzi e un dritto mancino che trova angoli così acuti da buttarti fuori dal campo. Tutti lo temono sin da quando ha diciannove anni, i pinocchietti e le canottiere. E’ il 2005, l’inizio di un dominio totale su terra sugellato dalla vittoria al Roland Garros in quattro set contro Puerta. I paragoni con Borg e Vilas, ex re della terra battuta, esaltano Rafa, che nel triennio 2006-2007-2008 sbrana anche Federer. Nel 2009, il fisico rallenta e le bordate di Soderling lo fermano agli ottavi. Passa un anno e il maiorchino serve la vendetta in finale, riuscendo anche a trionfare nei quattro anni successivi, come se Djokovic, Federer, e Ferrer fossero dei tennisti venuti solo per complimentarsi. Oggi, Gaudio è in pensione e Nadal ha un’ossessione: la decima.