Che casino a Melbourne per la prima griglia di partenza a eliminazione della storia della F1. Al secondo tentativo nei 90” finali, Lewis Hamilton ottiene la seconda pole position consecutiva su questa pista, la 50° della carriera in 1’23”837. In verità Nico Rosberg, 2° con 1’24”197, non è mai riuscito a mettere in discussione il dominio del team mate.
Sebastian Vettel 3° a 8 decimi (con margine di miglioramento) e Raikkonen 4°. Un anno fa su questa pista il divario dalla Mercedes era di 1”4, ma la rinuncia al secondo tentativo significa appunto che la Rossa per la prima fila ancora non c’è (almeno oggi). Max Verstappen si conferma con uno stupendo 5° posto. In Q3 erano arrivate le due Mercedes con Hamilton sempre primo, le due Ferrari, le due Toro Rosso, una Red Bull e una Williams. Massa, il superstite Williams, è rimasto ai box perché non conveniva: con questa Freccia d’argento la pole position è impossibile. È sesto e va bene così. Poi Sainz jr che partirà 7°. Ricciardo, 8°, è il primo eliminato nell’ultima manche, praticamente i cugini della Toro Rosso hanno buttato fuori la Red Bull. A seguire le due Force India di Perez e Hulkenberg.
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Sia la Ferrari che la Toro Rosso hanno rinunciato a un secondo tentativo per risparmiare gomme in vista della gara (sai che novità). In pratica rispetto al 2015 è aumentata la suspense nelle prime fasi, anche con eliminazioni ingiuste, vedi Kvyat in Q2, partirà 18°, ma alla fine la lotta per la pole e la Q3 sono prevedibili e noiose con in più la beffa di finire con ampio anticipo sul termine ufficiale per la gioia di Ecclestone, degli spettatori presenti e di quelli a casa. La bandiera a scacchi è uscita sei minuti dopo la pole! I commenti sarcastici sui social si sprecano.
Il format non piace, è frenetico e incomprensibile. In Q1, come da previsioni, 22 vetture in coda per entrare subito dopo il via. Nessuno dalla regia che si ricordasse di un cronometro per dare punti di riferimento. Fuori subito le due Manor, Gutierrez e Grosjean. In Q2 escono Alonso, Button (rispettivamente 12° e 13°), Palmer e Magnussen della Renault.