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Boxe: Muhammad Alì è morto

Muhammad Alì - Foto East Coast Gambler CC BY 2.0

Il pugile più famoso del mondo è morto all’età di 74 anni. Muhammad Ali, ex campione del mondo dei pesi massimi, forse il più grande sportivo di tutti i tempi, si è spento in seguito a complicazioni respiratorie, aggravate dall’Alzheimer. Da giovedì pomeriggio era ricoverato in ospedale a Phoenix e nella serata di ieri le sue condizioni sono precipitate. L’ultima volta che “The Greatest” era stato in ospedale risaliva a gennaio del 2015, in quel caso per una serie infezione alle vie urinarie. L’ex Cassius Clay, che ha lasciato la boxe nel 1981, era apparso per l’ultima volta in pubblico il 9 aprile a Phoenix per la cena delle Celebrity Fight Night. Sembrava molto debole e provato, nascondeva la sofferenza dietro a un paio di occhiali da sole. La grandezza di Alì non era solo nella sua boxe, ma anche e sorpattutto nel   suo impegno per i diritti umani e il suo no alla guerra del Vietnam. questo lo rese un mito.

La sua morte ha fatto il giro del mondo: “Grazie a Muhammad Ali. Eri un campione in tutto….. Hai lottato” bene. Riposa in pace” è questo il ricordo-omaggio di Bernice King, la figlia di Martin Luther King, mentre la figlia di Alì, Laila, ha postato su Facebook una foto dell’ex pugile con la nipotina Sidney e ha scritto: “Grazie per tutto l’amore e la benevolenza. Sento il tuo amore e lo apprezzo”.

“Ali, Frazier & Foreman, eravamo una persona sola. Una parte di me, una grande parte, se n’è andata” ha scritto Foreman su Twitter. Anche Mike Tyson non ha fatto mancare la sua testimonianza: “Dio si è ripreso il campione. Il più grande”. Per Floyd Mayweather Jr: “Non ci sarà mai un altro Muhammad Ali. La comunità nera in tutto il mondo — i neri di tutto il mondo — aveva bisogno di lui. Era la nostra voce. La voce che mi ha fatto diventare quello che sono”. Il promoter di boxe Don King, lo piange così: “E’ un giorno triste. Volevo bene a Muhammad Ali, eravamo amici. Ali non morirà mai. Senza dubbio la sua eredità è quella di un uomo che ha sfidato le convenzioni, si alzò in piedi per ciò in cui credeva e quando è stato messo alla prova ha preferito rimetterci personalmente piuttosto che andare contro le sue convinzioni”. Commovente Kareem Abdul-Jabbar: “Mohammed Ali ha sacrificato gli anni migliori della sua carriera per combattere per ciò che riteneva giusto. Facendo così ha fatto in modo che tutti gli americani, bianchi e neri, potessero camminare a testa alta. Io sarò pure alto 2,18 metri, ma non mi sono mai sentito così alto come quando ero nella sua ombra”. “Riposa in pace, il più grande di tutti i tempi – in molti modi” ha affermato Tyson Fury. E Oscar de La Hoya: «Ali è una leggenda e uno dei più grandi atleti della storia, il pugile che ha portato il nostro sport a un altro livello, che l’ha fatto conoscere al mondo”. Anche Pacquiao: “Abbiamo perso un gigante, il nostro sport ha beneficiato del suo talento sul ring ma ancora di più della sua umanità”.Anche altri sportivi si sono uniti al coro. Rosberg su Twitter lo ha definito: “Una grande fonte di ispirazione per tutti noi”. Lewis Hamilton: “Le mie preghiere e i miei pensieri sono con Muhammad e la sua famiglia”. La nuotatrice Usa, Janet Evans, ha ricordato: “Passargli la torcia olimpica ad Atlanta 1996 è stato il momento che non dimenticherò mai. Il ruolo di un atleta olimpico è di ispirare gli altri a rincorrere i loro sogni, nessuno ha vissuto questo ruolo meglio di lui”.

“Io e Hillary siamo addolorati per la scomparsa di Ali — ha dichiarato l’ex presidente Usa Bill Clinton —. Dal giorno in cui ha vinto la medaglia d’oro olimpica nel 1960, gli appassionati di boxe di tutto il mondo sapevano di assistere a una miscela di bellezza e di grazia, di velocità e di forza, che non potrà essere ripetuta. L’abbiamo visto crescere, dalla sfacciata fiducia in se stesso da giovane, a una maturità in cui ha fatto scelte difficili per le sue convinzioni religiose e politiche. Lungo la strada è stato coraggioso sul ring, ha ispirato i giovani, ha aiutato i bisognosi, forte e ottimista nel sopportare il peso dei propri problemi di salute. Ho avuto l’onore di conferirgli la Medaglia “Presidential Citizens” alla Casa Bianca, di guardarlo accendere la fiamma olimpica, e di stringere amicizia con un uomo che, attraverso il trionfo e le prove, è diventato ancora più grande della sua leggenda”.

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