Mikaela Shiffrin
Giochi Olimpici invernali Pyeongchang 2018

PyeongChang 2018, Mikaela Shiffrin: due medaglie per la “regina” che non si accontenta mai

Vincere aiuta a vincere ed è così che si costruisce quella mentalità forte e giusta per affrontare qualsiasi competizione. Mikaela Shiffrin era, è ed è stata una delle atlete sotto i più grandi riflettori dei Giochi Olimpici Invernali 2018 di PyeongChang tra chi dava per scontato il suo dominio nello sci alpino e chi attendeva solamente le sue gare per vedere la “regina delle nevi” dar spettacolo dopo un’incredibile stagione invernale in Coppa del Mondo. Il risultato? Un’altalena di emozioni dalla medaglia d’oro nel gigante, alla delusione dello slalom fino al riposo prolungato per andare a conquistare la medaglia d’argento nella combinata.

L’AVVIO DEI GIOCHI – Mikaela, dopo aver vinto la medaglia d’oro nello slalom a Sochi 2014, è partita in Corea del Sud con la mentalità e la voglia di stupire ancora per entrare sempre più nell’olimpo delle grandi. L’emozione e le aspettative dei grandi appuntamenti ha portato la statunitense a recarsi in Corea nove giorni prima della cerimonia ufficiale per provare una serie di tracciati dando avvio al suo allenamento coreano anticipatamente.

Concentrazione e poche parole: nei giorni d’avvicinamento all’esordio a PyeongChang, Shiffrin ha cercato di estraniarsi dal mondo e dai social. La situazione in Corea ha messo a dura prova le atlete dello sci alpino a causa di numerosi rinvii delle sessioni di allenamento ufficiali e delle gare a causa di condizioni meteorologiche non favorevoli per il troppo vento.

Poi giovedì 15 febbraio il via, si può gareggiare. La prima tappa è lo slalom gigante, una competizione in cui Mikaela può competere con le migliori puntando al podio. Nella prima manche la statunitense centrò il secondo crono per poi sconfiggere tutte, col brivido, nella seconda manche chiudendo con il miglior tempo e festeggiando l’oro davanti a Ragnhild Mowinckel e la nostra Federica Brignone. Tanta emozione nel post gara per Mikaela che si aggiudica, per la seconda volta in carriera, una gara olimpica: “Ho rischiato tanto nel secondo run però è stato davvero divertente. Ci son momenti dove mi chiedo ‘oh mio dio, ma cosa farò?’ ed altri dove mi dico ‘non ci son problemi, posso vincere’. Concentrata su me stessa e sulla mia sciata son riuscita a portare a casa questa medaglia d’oro“.

DAL TOP AL FLOP? Già, la concentrazione. Andar forte basandosi sulle sole capacità tecniche affrontando la gara senza troppa concentrazione a volte può portar anche una campionessa a sbagliare nei momenti clou. Mikaela torna in pista per lo slalom, dove tutti la attendono, dove tutti si aspettano il bis dopo Sochi. I titoli dei media americani, nella giornata di venerdì 16 febbraio, la vedono protagonista perché la “regina delle nevi” non può fallire questo appuntamento. Dopo la prima manche sono 48 i centesimi di ritardo dalla leader Wendy Holdener mantenendo la momentanea quarta posizione che la vede virtualmente fuori dal podio. Nella seconda Shiffrin non riesce a ripetersi e per una manciata di centesimi chiude ai piedi del podio venendo sorpresa da Katharina Gallhuber.

Frida Hansdotter vince l’oro mentre l’argento va a Wendy Holdener. Una sconfitta, una battuta d’arresto che fa male e che probabilmente non sarebbe stata evitata nemmeno con un possibile bronzo a discapito della Gallhuber. Mikaela è stata sconfitta ed il risultato brucia alla statunitense che, qualche ora dopo lo slalom, scrive sui social le seguenti parole: “Continuo a pensare che se fossi stata in grado di controllare le mie emozioni dopo il gigante, avrei avuto più energie per lo slalom per far meglio in quella gara, forse…“. Energie ‘down’ e concentrazione non ottimale: esattamente un giorno dopo esser salita sul gradino più alto del podio, Shiffrin recita il mea culpa. Ma lei stessa ammette di non esser un robot e di non esser andata in Corea del Sud per vincere senza nemmeno godersi i momenti di gloria: “Questo pensiero è passato più di mille volte nella mia testa ma penso che anche se avessi avuto una seconda chance non avrei fatto diversamente“.

IL RIPOSO PER RICARICAR LE PILE – Due gare nel giro di due giorni con l’altalena di emozioni, top&down. Tutti gli Stati Uniti sono a supporto di Mikaela che ringrazia i media ed i propri tifosi per il sostegno chiedendo comprensione per una pausa, utile per recuperar energie fisiche e mentali. Spettatrice al “calduccio” davanti alla televisione, Shiffrin salta il superG ammirando la clamorosa impresa di Ester Ledecka. L’atleta specializzata nello snowboard vince incredibilmente l’oro per un solo centesimo davanti ad Anna Veith e per +0.11 davanti a Tina Weirather. Un colpo incredibile che viene celebrato da tutto il mondo dello sport cancellando quel pizzico di delusione statunitense per la mancata medaglia di Lindsey Vonn.

DISCESA? NO GRAZIE. FOCUS SULLA COMBINATA – Il vento scombina la programmazione e porta numerose atlete a prender delle importanti scelte riguardo i propri piani tanto che la combinata viene anticipata di un giorno e portata a ridosso della downhill. Shiffrin abbandona la discesa per concentrarsi esclusivamente sulla combinata: “Nonostante abbia una voglia immensa di misurarmi anche in discesa in queste Olimpiadi, visto il cambiamento di programma della combinata ho deciso di concentrare tutte le energie su quella gara. Farò il tifo per le mie compagne in discesa, non vedo l’ora che arrivi giovedì per gareggiare nuovamente“.

Il tifo di Mikaela è tutto per la connazionale Vonn che conclude la gara emozionata in terza posizione prendendosi la medaglia di bronzo. Una discesa dominata dalla nostra Sofia Goggia al primo trionfo olimpico davanti all’argento conquistato, nuovamente, dalla norvegese Ragnhild Mowinckel (atleta con la quale Shiffrin aveva condiviso il podio in occasione del gigante).

COMBINATA D’ARGENTO – Dopo un riposo prolungato, Mikaela è pronta a tornar sulla neve per concludere la programmazione personale con la combinata alpina nella giornata di giovedì 22 febbraio. La partenza nella discesa non è delle migliori tanto che la statunitense chiude con il sesto tempo con oltre un secondo di ritardo dalle migliori. Ma infondo, quante volte abbiamo assistito ad una sua rimonta? Ed è proprio così. Nella seconda parte della finale, dedicata allo slalom, Shiffrin ce la mette tutta e rimonta fino alla seconda posizione finale, sconfitta solamente dall’elvetica Michelle Gisin.

Il primo argento olimpico, nell’ultima gara a PyeongChang, rappresenta una vera e propria liberazione per Mikaela che nel post gara commenta: “Queste Olimpiadi son state delle montagne russe, a livello mentale. Sentivo che qualcuno stesse giocando a ping pong dentro il mio cervello. Ma la decisione che ho fatto è stata corretta. Non sono ad un buon livello nella discesa e guardando la performance delle ragazze ne ho ricevuto la conferma“.

IL BILANCIO FINALE – E dunque, stando alle aspettative della vigilia c’era chi aveva illustrato un possibile piano di cinque medaglie per la “regina delle nevi”. A 22 anni, però, Mikaela si è trovata di fronte alla sfida più grande della sua carriera arrivando da favorita e con tante pressioni sulle spalle. Delle pressioni difficili da gestire in una situazione ed un programma iniziale completamente stravolto dalle condizioni meteorologiche complicate. Shiffrin conclude la sua seconda avventura olimpica con due medaglie in tre gare, un oro nel gigante ed un argento nella combinata alpina, con tanto rammarico per il quarto posto nello slalom, gara in cui trionfò ed entusiasmò tutti a Sochi nel 2014.

Mikaela è la sesta atleta statunitense a vincere due medaglie nello sci alpino nella stessa edizione dei Giochi Olimpici come Miller (due volte nel 2002 e 2010), Mancuso (2010), Vonn (2010), Lawrence (1952) e Fraser (1948). Dati alla mano la Shiffrin è solamente la quarta americana a vincere almeno tre medaglie olimpiche avendo, di fronte a sé, un lungo futuro con tanti obiettivi in proiezione Pechino 2020, quando avrà 26 anni.

La giovane età proietta Mikaela nella leggenda dello sci alpino. L’oro e l’argento di PyeongChang sono solamente uno, anzi due passi verso la storia. Ed ora mente libera per i festeggiamenti e per il ritorno in patria perché quel che è stato fatto ce lo ricorderemo in futuro.

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