Formula 1

Mercedes domina la Formula 1: in Ungheria anche la Ferrari è doppiata

Cala il sipario sul Gran Premio d’Ungheria e la Formula 1 si ferma per una settimana dopo tre gare di fila. Il campionato, però, parrebbe esser già compromesso con una Mercedes devastante. L’Hungaroring dopo il back-to-back austriaco ha dato conferma dello strapotere della splendida monoposto nera di Brackley che continua a mangiarsi gli avversari in un sol boccone. E se le performance della W11 non fossero abbastanza, di mezzo c’è anche la vecchia W10 guidata da Lance Stroll e Sergio Perez a incidere sulla competitività di questo Mondiale.

È evidente, tre gare fanno una prova: la Mercedes domina la F1 e le speranze di non assistere a un Mondiale stile 2014, ma questa volta con Hamilton contro Bottas, sono tutte riposte in Verstappen. La straordinaria prova di forza dell’olandese, bravo nel tenere dietro il finlandese, è l’unico grattacapo creato a una squadra sempre più imbattibile che peraltro quest’anno nemmeno dovrà preoccuparsi della Ferrari, anzi. Per la prima volta dopo 12 anni (GP Gran Bretagna 2008) entrambe le Rosse tornano ad essere doppiate e spariscono in mezzo al gruppo. Vettel chiude 6°, Leclerc addirittura 11°, fuori dalla zona punti, incapace di puntare una Haas e di tener dietro la McLaren di Sainz.

E se il podio di Leclerc aveva offuscato i problemi della SF1000, l‘Ungheria ha dato conferma della grossa difficoltà di questa monoposto nata male e ora in cerca di uno sviluppo efficace. Manca, soprattutto, la potenza del motore e in ottica Silverstone questo può esser considerato come un grosso campanello d’allarme. In Gran Bretagna potrebbero arrivare novità aerodinamiche ma da Maranello si fa fatica a ridisegnare una versione ‘B’ della monoposto. Dopo i passi in avanti dal 2015 in poi, il progetto Ferrari forse ora è giunto a un nuovo tonfo, proprio stile 2014. Proprio nell’anno di dominio da paura della Mercedes. Tre gare archiviate, la stagione è ancora lunga ma il percorso si colora sempre più di nero Mercedes.

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