Ciclismo

Giro d’Italia 2022, episodio 3: lo sparo di Cannonball sull’ultimo traguardo magiaro

Mark Cavendish - David Kusserow CC BY 2.0

La terza tappa del Giro d’Italia 2022 è la prima in cui c’è meno apprensione in gruppo. Ultima frazione ungherese, percorso completamente piatto e mancanza di vento, che avrebbe potuto fare selezione lungo le sponde del Lago Balaton, e soprattutto domani c’è il giorno di riposo e il rientro in Italia, per la precisione in Sicilia. I corridori infatti, da domani, inizieranno finalmente a respirare l’aria vera e propria della Corsa Rosa, assaporata in Ungheria, ma completamente diversa dal calore e dall’odore primaverile del Bel Paese.

Nel mezzo c’è stata la 160ª vittoria in carriera di Mark Cavendish e la 16ª sulle strade del Giro, dove, a 37 anni, trova nuova linfa e torna a vincere 9 anni dopo l’ultima affermazione. Insomma, una cosa di poco conto (evviva il sarcasmo). L’uomo dell’Isola di Man è autore di una volata che definire regale è un’offesa, per la magniloquenza del gesto in sé: 300 metri a tutta e l’impressione di non essere mai stato così in forma, nemmeno negli anni della Sanremo e del Mondiale. Uno scatto bruciante che sin dal primo metro ha messo le cose in chiaro: oggi vinco io.

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Ed è stato effettivamente così. Nessuno dei suoi diretti avversari è stato capace di replicare, colpo su colpo, alla sparata di Cannonball. A partire da Arnaud Demare, secondo di giornata e da un redivivo Fernando Gaviria, terzo, a conclusione di un podio regale, come già accaduto nelle precedenti due tappe. Il folletto australiano Caleb Ewan non pervenuto (8º), complici ancora gli acciacchi dovuti alla caduta nella prima tappa.

Ci hanno provato 3 italiani, che hanno concluso tra i dieci: Jakub Mareczko 5º, Simone Consonni 7º e Alberto Dainese 9º, ma troppo distanti dallo strapotere dei primi 3. L’azzurro più atteso in questa prima tappa per ruote veloci, Giacomo Nizzolo, addirittura 11º, e fuori dalla top10. Una giornata non troppo brillante per i portacolori azzurri, che sperano in un’inversione di rotta tornando a casa.

La maglia rosa Mathieu Van Der Poel ha prima lavorato per Mareczko e poi, in silenzio, si è lasciato sfilare da 16 atleti, consapevole di partire martedì dalla città famosa per il vino nero, Avola, ancora una volta e probabilmente per l’ultima in questa edizione, avvolto dal simbolo del primato. Intanto, il gruppo lascia l’Ungheria dopo che per tutto il Mare Magiaro si è udito un rimbombo: lo sparo di Cannonball, più fragoroso che mai.

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