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Juventus, nove Scudetti per nove momenti: le partite più significative della cavalcata bianconera

Juventus, esultanza Ronaldo - FOTO ANTONIO FRAIOLI

Uno Scudetto più sofferto del dovuto, ma gioia prevista contro l’Udinese è stata solo rimandata al match contro la Sampdoria: la Vecchia Signora ha liquidato i blucerchiati, è ufficialmente nono Scudetto di fila. Di seguito, in linea con i campionati di fila conseguiti, le nove partite che hanno maggiormente caratterizzato, nel bene e nel male, la stagione di Serie A della banda di Maurizio Sarri.

31 agosto 2019: Juventus-Napoli 4-3

Il risultato è di certo episodico, ma fino al gol del 3-0 la Juventus è parsa padrona del campo, una squadra capace di produrre, oltre alle reti, i due legni colpiti da Douglas Costa e Khedira e una clamorosa occasione da gol capitata proprio sui piedi della mezzala tedesca. Sembra una Vecchia Signora diversa, che appare avanti nella costruzione di un sistema di gioco molto diverso da quelli adottati nella passata stagione. La fase offensiva, che vede brillare le qualità di Douglas Costa – autore di due assist e capace di donare elettricità alla manovra – è riuscita a produrre occasioni da gol in tanti modi diversi: costruendo dal basso e manipolando, in accordo ai principi di gioco di Sarri, la struttura difensiva avversaria, in ripartenza lunga e con contrattacchi corti originati da recuperi della palla dopo pregevoli azioni di pressing.

Nel secondo tempo la qualità del pressing del Napoli ha comunque mostrato che la Juventus deve ancora fare dei progressi nella costruzione dal basso. La fase di non possesso ha invece funzionato molto bene nel primo tempo, ma ha evidenziato, nei quarantacinque minuti finali, come sia necessario ancor molto lavoro per limitare gli errori individuali e per affinare meccanismi che devono essere particolarmente precisi per sostenere la complessa e coraggiosa strategia difensiva di Sarri. Meccanismi che saranno applicati, come vedremo, a corrente alternata nel corso della stagione.

6 ottobre 2019: Inter-Juventus 1-2

La prima sconfitta inflitta ad Antonio Conte, una vittoria per ristabilire nettamente le gerarchie: la Vecchia Signora si prende il primo posto a 19 punti e lascia i nerazzurri a 18. Gran parte del destino della partita si è giocato sulla differente qualità delle giocate negli ultimi 30 metri, dove Martinez – autore peraltro di una prova particolarmente preziosa per la manovra della sua squadra – e in special modo Lukaku, hanno commesso diversi errori tecnici e di interpretazione delle situazioni di gioco. La Juventus ha invece messo in mostra combinazioni e gesti tecnici di livello davvero elevato e ha vinto con merito la partita.

Bonucci e Pjanic si sono confermati su livelli di rendimento elevatissimi, con il bosniaco perfettamente a suo agio in qualità di organizzatore delle trame offensive e spinto dal baricentro alto della squadra e dalla volontà di smarcarsi dietro la prima linea di pressione, a giocare molto più vicino alla porta avversaria. Interessante anche la prestazione di Paulo Dybala, impiegato come punta dopo anni in cui il suo raggio d’azione si era progressivamente allontanato dalla porta avversaria. Pur muovendosi molto e svuotando il centro dell’attacco, l’argentino ha mostrato tutto il repertorio di movimenti di un puro attaccante: ha attaccato la profondità sia sul lungo, come in occasione del gol, che sul corto, come di consueto fa.

La Juventus ha messo in mostra un palleggio efficace orientato a disordinare gli avversari, per creare pericoli, e ad abbassarli. La trasmissione del pallone degli uomini di Sarri non è mai stata banale, ricercando sempre linee e sequenze capaci di muovere i difensori e di raggiungere i riceventi dietro le linee avversarie. Massima espressione della cosiddetta “Sarriball” del match (e della stagione) giunge al minuto 80. Esemplare in quest’ottica il gol realizzato da Higuain, che ha visto in successione il passaggio taglia linee di Pjanic verso Ronaldo, posizionato in verticale all’altra punta, lo scarico dietro di CR7 verso il terzo uomo Bentancur e lo splendido assist dell’uruguaiano verso Higuain, dopo che la sequenza rapida di passaggi aveva abbassato e costretto le linee arretrate dell’Inter alla difesa a oltranza.

30 ottobre 2019: Juventus-Genoa 2-1

La voglia di vincere, ciò che troppo spesso è mancato alla dirette concorrenti quest’anno. Una vittoria di vitale importanza psicologica, dato che ha permesso alla banda di Sarri di rimanere davanti all’Inter di una lunghezza. Si arriva attimi finali sul punteggio di 1-1, con Kouamé che ha pareggiato la marcatura di Bonucci. Tante le polemiche per il secondo giallo sventolato a Cassata all’inizio del secondo tempo, esattamente al quinto minuto: il contrasto con Dybala c’è, il fallo pure, il giallo è eccessivo, perché si era lontani una trentina di metri dalla porta e non c’era alcuna pericolosità in quella azione.

Al secondo minuto di recupero Cristiano Ronaldo avrebbe anche trovato il gol del vantaggio, non fosse per il fuorigioco ravvisato dal Var. Sono poi tre i fattori che portano a tre punti tanto importanti quanto passati in sordina all’interno di questo campionato bianconero: la voglia di continuare ad attaccare, Cristiano Ronaldo e Sanabria. Spiegato il primo, il secondo è il marchio del fuoriclasse, che si vede in questi contesti: nel quadro di una “serata no” CR7 sale in cattedra nel momento decisivo e pesca il jolly che salva la baracca. Dall’altra parte della medaglia abbiamo l’attaccante genoano, che si fa gabbare dall’ex Real Madrid, commettendo comunque un fallo nettissimo.

7 dicembre 2019: Lazio-Juventus 3-1

La prima volta che si sente parlare di corsa a tre coincide con la prima sconfitta stagionale della Juventus: Inter prima a 38, Juventus seconda a 36 e Lazio terza a 33. La squadra di Inzaghi è giunta alla sua settima vittoria consecutiva, ottenendo contro la Juventus il successo più prestigioso della sua serie ancora aperta. La Lazio ha subito la Juventus per quasi tutto il primo tempo, trovando parecchie difficoltà a sfuggire al pressing bianconero, a creare serie occasioni da rete e ad arginare il possesso palla degli uomini di Sarri. Tuttavia, alzando l’intensità del proprio gioco e sfruttando alla perfezione gli episodi e il calo e le ingenuità degli avversari, sono riusciti progressivamente a dilatare il campo da gioco creando un habitat tattico più consono alle loro caratteristiche, finendo per vincere comodamente la partita nei 20 minuti finali giocati in superiorità numerica.

Il match dell’Olimpico testimonia una volta di più come per il gioco immaginato da Sarri sia fondamentale la qualità della circolazione del pallone e quella della pressione sul portatore di palla. Calate entrambe, la Juventus si è esposta ai contrattacchi estremamente efficaci della Lazio. La Juventus non sembra ancora in grado di esprimere con continuità nell’arco degli interi 90 minuti il calcio progettato dal proprio allenatore, che richiede un grado di attenzione elevato e che non ammette interruzioni. Preoccupa inoltre il fatto che la qualità del gioco della Juventus sia drasticamente calata con l’uscita dal campo di Bentancur, mostrando una dipendenza forse eccessiva da alcuni giocatori proprio in un momento in cui i numerosi infortuni stanno riducendo le scelte a disposizione di Sarri.

Ma la cosa più preoccupante per una squadra storicamente cinica come la Juventus è soprattutto la cattiva gestione degli episodi e degli snodi cruciali del match, un difetto che sembrava non poter appartenere ai bianconeri. La squadra di Sarri, invece, si è dimostrata incapace di gestire la frazione di partita giocata in inferiorità numerica, in cui la Lazio ha raggiunto il vantaggio e ha addirittura rischiato di dilagare. Per una piazza esigente come quella bianconera, l’affinamento tattico del gioco di Sarri non può essere sufficiente per sostenere le ambizioni di una squadra che ambisce esplicitamente a vincere tutte le competizioni a cui partecipa. E soprattutto nella fase ad eliminazione diretta della Champions League, una qualità intangibile come la gestione degli episodi è decisiva per arrivare fino in fondo.

26 gennaio 2020: Napoli-Juventus 2-1

La Vecchia Signora ha la chance di creare un primo considerevole gap sulle avversarie, staccandole di sei lunghezze. Ciò non accade, con Sarri che ottiene solo una conferma dei limiti della propria formazione. Le preoccupazioni principali per Sarri arrivano dall’interpretazione della fase di possesso, col centrocampo della Juventus che sembra proprio non funzionare e con Higuain e Dybala poco produttivi a livello di rifinitura e regia in generale. La gestione dell’intensità in entrambe le fasi è un altro problema: la squadra che sembra andare diverse volte in controtendenza con gli evidenti desideri del suo allenatore, ritrovandosi troppo passiva o timorosa in alcune fasi di gara, con e senza palla.

Quando la Juventus di Sarri è in giornata no, si capisce dalla velocità con cui si muove il pallone, dal numero di tocchi del portatore, dalle combinazioni sfruttando il terzo uomo riuscite, quelle che avevano tanto fatto male all’Inter. Mancato tutto questo la qualità della manovra ne ha risentito. Alla fine, la principale arma offensiva dei bianconeri sono stati i cross a cercare Ronaldo, la maggior parte sono stati effettuati dalla trequarti. La Juventus finora ha seguito un andamento altalenante e l’applicazione dei principi del nuovo allenatore è stata sufficiente a conquistare e mantenere la vetta e andare avanti con profitto nelle coppe, ma molti si chiedono se sarà sufficiente anche con la fase calda della stagione è alle porte.

8 marzo 2020: Juventus-Inter 2-0

Ciò che non è affatto cambiato nel corso di nove anni di vittorie è l’attitudine della Juventus a non sbagliare nei momenti in cui conta di più: la banda di Sarri si riprende la vetta a 63, con Lazio a 62 e Inter ferma a 57, e riscatta la sbandata del Parc OL contro il Lione. L’Inter ha la meglio dal punto di vista del dominio del pallone e del dominio territoriale. Dominio tuttavia sterile: a concorrere alla limitata pericolosità dell’Inter sono stati i soliti difetti nel gioco d’attacco nerazzurro e la buona prova della difesa della Juventus. Il vantaggio arriva con Ramsey nel momento forse di maggiore difficoltà del match, quando la pressione avanzata dei bianconeri non sembrava più in grado di evitare che l’Inter consolidasse il possesso nella metà campo offensiva.

Dopo il gol del gallese la Juventus ha preso il controllo del match. Il palleggio bianconero è diventato sempre più fluido, favorito anche dall’ingresso in campo di Dybala che, oltre a realizzare il gol del definitivo 2-0 con una serie di colpi di elevatissimo livello, ha aiutato la squadra nella circolazione del pallone. La buona partita difensiva della Juventus ha nuovamente evidenziato le difficoltà della squadra di Conte contro squadre capaci di tagliare le linee di passaggio verso le sue punte e l’assenza di un gioco interno sufficientemente credibile da muovere con efficacia la difesa avversaria. Eriksen dal suo ingresso in campo ha cambiato due volte ruolo in due moduli di gioco diversi. Segno, forse, che Antonio Conte non ha ancora ben capito cosa fare del giocatore danese.

Sarri, a differenza del collega nerazzurro, ha invece fatto una scelta forte preferendo Bentancur a Pjanic e liberando il posto di mezzala destra a Ramsey. Il gallese più dello stesso Bentancur, spesso impiegato in posizione di mezzala destra, è in grado tatticamente di interpretare al meglio il ruolo secondo quanto desiderato dal suo allenatore, che nel 4-3-3 necessita fortemente di un giocatore mobile capace di creare linee di passaggio e di attaccare la profondità. La Juventus, pur non disputando una partita perfetta, e subendo il predominio nerazzurro nel periodo tra la fine del primo tempo e la parte iniziale del secondo, ha vinto con pieno merito, grazie anche alle qualità tecniche dei suoi giocatori. Si può dire che il coraggio e le scelte forti di Sarri hanno prevalso su quelle conservative di Antonio Conte.

7 luglio 2020: Milan-Juventus 4-2

Quarta vittoria su quattro partite disputate dalla ripresa, con la vittoria nel derby di Torino che sembra aver inferto un colpo del KO del campionato: Lazio e Inter sono colate a picco contro Milan e Bologna, la conquista dello Scudetto è fuori discussione con 7 e 11 punti di vantaggio sulle inseguitrici. Milan-Juventus è stata forse la partita simbolo dell’instabilità di questo periodo. Il primo tempo è stato abbastanza avaro di occasioni pulite, ed è soprattutto per questo motivo che quello che è accaduto nella seconda parte sembra appunto instabile, uscito da un’altra partita. La Juventus ha trovato il gol dell’1-0 con un’azione individuale inedita di Rabiot. Sempre Cuadrado, pochi minuti dopo, ha premiato uno scatto in profondità di Ronaldo, che ha mandato completamente in tilt Kjaer e Romagnoli. L’equilibrio e la prudenza che avevano caratterizzato il primo tempo si sono dissolti in due azioni che sembravano aver spaccato definitivamente la partita, con il Milan molto più passivo per i successivi 10 minuti, e la Juventus in totale controllo.

Il fallo di mano di Bonucci, però, ha rivoltato nuovamente le cose, ed è lì che la Juventus è sembrata ritrovare i fantasmi di inizio anno, smarrendosi completamente. L’azione del 2-2 ha i connotati di una squadra intimorita: tutta l’azione del Milan è affrontata con grande passività, a partire dalla libertà con cui i rossoneri riescono, con una doppia verticalizzazione consecutiva, a trovare Calhanoglu e Rebic, per poi cambiare lato su Leao, portandosi a ridosso dell’area. Calhanoglu e Leao spaccano la partita, con le sostituzioni di Pioli ben più efficaci di quelle di Sarri, non tanto nella scelta degli uomini, quanto nell’impatto: sempre Leao, pochi istanti dopo, è stato bravo a raccogliere una palla vagante dopo il tackle di Rugani su Rebic, e a sfruttare l’eccessiva passività di Bonucci in copertura. L’inserimento di Ramsey, Douglas Costa, Matuidi e Sandro per Rabiot, Higuain, Pjanic e Cuadrado non è servito a fermare la spirale negativa in cui si era ritrovata la Juventus, e anzi è stato proprio un errore banalissimo di Alex Sandro a propiziare il 4-2.

La Juventus aveva concluso sette partite di campionato e due di Coppa Italia senza subire gol su azione e senza concedere molto agli avversari, e forse è stato proprio averne subiti due in così pochi minuti, e dopo un primo tempo di buon livello, a minarne le certezze. Non un bel segnale, sicuramente, considerando che per anni la forza della Juventus è stata proprio quella di riuscire a raccogliere il massimo dalle situazioni sporche e sofferte, quanto meno in campionato. La sensazione dominante è che ci sia un problema di assorbimento dell’imprevisto nelle partite più complesse, un problema che evidentemente neanche il lockdown è riuscito ad attenuare. Nulla è tuttavia perduto: i campionato si vincono per meriti propri, ma anche demeriti altrui. La Vecchia Signora ha subito meno l’impatto del Covid, con le pretendenti arrivate agli ultimi chilometri in riserva: la Lazio cade a Lecce e l’Inter viene riagguantata dal Verona. Per i bianconeri è probabilmente il KO più dolce degli ultimi anni.

11 luglio 2020: Juventus-Atalanta 2-2

Non capita spesso che la Juve accolga un pareggio per 2-2 con questo sollievo, fino a trasformarlo in qualche modo in una vittoria. Ed è ancora più raro vederla soffrire come contro l’Atalanta. Poco male, almeno per ora: un risultato che permette ai bianconeri di allungare sulla Lazio seconda, distante 8 punti e di mantenere a distanza di sicurezza l’Atalanta, sempre a -9 dai bianconeri. Decisivo per il pareggio dei ragazzi di Sarri è stato come spesso accade Cristiano Ronaldo, autore di due goal con altrettanti calci di rigore. Non si può tuttavia non parlare dei due falli di mano che hanno portato ai due rigori per la Juventus.

Destinato a far discutere il primo: Dybala, dal vertice dell’area, mette in mezzo un pallone che colpisce De Roon sul braccio destro: il centrocampista olandese ha il braccio sinistro largo, il destro un po’ meno. Giacomelli, dopo aver consultato il VAR, concede il penalty. Gasperini, a fine gara, ha liquidato le domande con un “Netto, nettissimo” decisamente ironico. Pochi dubbi, invece, sul secondo penalty concesso ai bianconeri, quello forse più pesante: Muriel è ingenuo e sfortunato quando, a braccia vistosamente larghe, viene colpito dal pallone controllato male da Higuain. Il nuovo regolamento su episodi del genere non lascia molto spazio ad interpretazione: il rigore c’è.

Alla Juve sono mancati sia movimenti senza palla per portare gli avversari fuori posizione e generare dubbi nel sistema di marcature atalantino, sia iniziative individuali di qualità, un dribbling o un passaggio difficile capace di far saltare il sistema studiato da Gasperini. Per arrivare nell’area avversaria i bianconeri hanno fatto ricorso ai lanci lunghi, e per due volte, con Dybala nel primo tempo e Ronaldo nel secondo, hanno costruito delle occasioni sorprendendo alle spalle la difesa atalantina. E’ probabilmente questo lo snodo che mette in cassaforte il campionato con sei giornate di anticipo, uno snodo che ha fatto discutere e che farà discutere. Di incoraggiante per Sarri c’è però poco: la reazione nel secondo tempo e il fatto che la squadra, nonostante le difficoltà, non è crollata come contro il Milan. Ma il risultato non può cancellare le sofferenze causate dall’Atalanta e la delusione per non aver ancora trovato una sintesi tra alcuni concetti fondamentali per il suo calcio (il pressing, la circolazione ordinata della palla) e le variegate qualità della sua rosa. Quest’anno è andata di lusso alla Vecchia Signora, ma cosa accadrà nei prossimi anni, con avversarie più agguerrite e con maggiore esperienza?

20 luglio 2020: Juventus-Lazio 2-1

Sfida decisiva per lo Scudetto, anche se non nel senso che potevamo immaginare fino a qualche giornata fa. Non è stata cioè la partita che ha deciso il campionato tra le due candidate più forti alla vittoria finale, come tutti immaginavano prima della sosta per la pandemia di Covid-19, ma quella che ha fatto compiere alla Juventus il passo finale verso il nono Scudetto consecutivo, in assenza di reali contendenti. Se non è stata una sfida scudetto lo si deve soprattutto al momento critico della Lazio, dovuto innanzitutto alle numerose assenze per infortunio: otto indisponibili (Luis Alberto, Lucas Leiva, Lulic, Correa, Marusic, Jony, Radu e Raul Moro) un record stagionale.

Nonostante tutto, non è stato comunque facile per la Juventus vincere. Dopo un primo tempo sostanzialmente equilibrato, caratterizzato da due pali per parte, nella ripresa i bianconeri cambiano marcia e trovano il goal su rigore causato da un mani di Bastos: Cristiano Ronaldo dal dischetto non sbaglio. Nuovamente il portoghese sfrutta a dovere un assist al bacio di Paulo Dybala lanciato in contropiede e insacca da due passi a porta vuota il più facile dei goal. Ancora il portoghese prima, e Dybala poi, si rendono protagonisti di azioni superlative, ma prima la traversa e poi Strakosha dicono loro di no. Nel finale di gara, un errore di Bonucci rischia di riaprire clamorosamente la gara: l’ex Bari causa un rigore, che Immobile realizza. Milinkovic sfiora la pennellata d’autore su punizione, ma Szczesny è bravissimo a respingere la traiettoria. Tre punti, che si potevano tuttavia conquistare evitando rischi inutili alla fine.

Un campionato vinto alla fine non dalla squadra più bella da vedere, discutibilmente la squadra migliore, ma senz’altro la squadra più costante: la Lazio è stata uccisa dal Covid, l’Inter ha bucato quasi tutti gli scontri diretti e l’Atalanta ha pagato i mesi di ottobre e novembre, dove ha totalizzato solo 12 punti in 9 partite. Da parte la bellezza, abbracciate costanza ed efficacia: è un motivetto che va avanti dal 6 maggio 2012. Da quel giorno ne sono passati esattamente altri 3000, con la Juventus che non ha mai ceduto lo scettro di campione d’Italia. Nono scudetto consecutivo: un’impresa mai capitata a nessuno, non solo in Italia, ma nemmeno nei cinque principali campionati. Un record che probabilmente rimarrà per sempre.

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