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La luce entra di taglio, la mattina a piazza Garibaldi. Personaggi che sembrano usciti dal Bar Sport di Stefano Benni, animano i portici e si incrociano al Broletto, locale storico del centro di Sassuolo, in piedi dal 1860. Qualcuno azzarda una prematura erbazzola, già a metà mattina. Ma giusto per vedere l’effetto che fa. Qualcun altro gioca a Pinnacolo, seduto al tavolino. Tutti parlano della partita di domani contro il Lucerna, quando il Sasól, per la prima volta nella sua storia, si affaccerà sul palcoscenico delle grandi d’Europa.
I nostalgici cantano Sonam el campanon, l’inno che Pierangelo Bertoli aveva composto per la vecchia Sassolese, ai tempi delle sfide epiche, sudore e fango, nell’Interregionale. I giovani preferiscono Neroverdi di Nek, inno ufficiale dell’U.S. Sassuolo. Il primo, una samba delicata, con quel dialetto emiliano che fa il verso al portoghese, in rima baciata e con versi come “Forza forza Sassolese che gli diamo una lezione/li mandiamo tutti a scuola di pallone”. Il secondo, chitarra elettrica e batteria, col ritmo che pompa il sangue al cuore e arringa la folla del Mapei Stadium, ogni volta che inizia la partita. Bertoli, poesia antica. Nek, marketing selvaggio.
Quella del Sassuolo è una ex favola, trasformatasi ora in concreta realtà. Da quando Giorgio Squinzi ha prelevato la formazione, i suoi ragazzi si sono resi protagonisti di quattro promozioni in dieci anni. E ora, ciliegina sulla torta, arriva la prima esperienza in Europa League, ottenuta grazie al sesto posto strappato con i denti al termine della scorsa stagione.
Equilibrio, investimenti, programmazione. E uno stadio di proprietà. Sono gli ingredienti che hanno portato il Sassuolo a essere una squadra moderna, con registri contabili da top club. Il vero punto di forza, ovviamente, è il Mapei Stadium. I neroverdi sono la prima società in Italia (anticipando in questo anche la Juventus) a gestire il proprio impianto sportivo. Si tratta di uno stadio da 21.500 posti, nella vicina Reggio Emilia, acquisito nel 2013. Naming, restyling e area commerciale annessa sono state le prime azioni che hanno caratterizzato l’operazione-Stadium. Tribune all’inglese, manto in erba sintetica e polifunzionalità hanno fatto il resto. Il ricavo complessivo dell’impianto, nel 2015, è stato di 1,6 milioni di euro, derivanti da biglietti, vendita degli spazi pubblicitari e altri canoni di locazione. In questa prima fase, i costi di gestione sono sostenuti (e questo ha fatto chiudere in pareggio il bilancio dell’impianto), ma il valore dello stadio cresce in maniera esponenziale (il 100% in più rispetto all’esercizio precedente).
A tutto questo, si aggiungono anche gli introiti che l’indotto-Sassuolo riesce a portare nell’area della cittadina in provincia di Modena e in quella di Reggio Emilia, dove ha sede lo stadio. Si quantificano in oltre 6,7 milioni i benefici che, tra alloggi, vivande trasporti e mezzi pubblici, entrano nelle casse degli enti e delle imprese locali: 15mila euro in alloggi, 3,7 milioni per cibi e bevande, altri 3 milioni per autobus, taxi e servizio Uber. Certo, non si parla delle cifre astronomiche che le squadre di calcio portano in grandi metropoli come Roma, Milano, Napoli e Torino: ma tra le piccole e medie realtà, specialmente in rapporto al numero di abitanti di Reggio Emilia, è quella che si comporta meglio.
Ma Sassuolo vuol dire anche società in crescita. Qualcuno aveva storto il naso di fronte a una perdita di 16 milioni di euro, registrata nel bilancio 2014/2015. Ma il dato era stato “drogato” da una serie di operazioni sistemate in un secondo momento. Il Sassuolo, per far fronte a un disastroso girone di andata nella sua prima stagione di Serie A (solo 17 punti e retrocessione a un passo), ha realizzato una campagna acquisti faraonica nella sessione di gennaio. I soldi spesi sono entrati in bilancio, mentre l’esercizio non ha tenuto conto del successivo calciomercato di agosto, con plusvalenze record per i neroverdi. Una su tutte, quella derivata dalla cessione di Simone Zaza alla Juventus per una cifra superiore ai 18 milioni di euro.
Secondo i dati dell’ultimo anno, i ricavi del Sassuolo sono aumentati del 76%, superando la cifra di 55 milioni di euro. Se ci si lancia in un discorso di fanta-economia, a parità di condizioni e con questo ritmo di crescita, la formazione di Squinzi, in poco più di quattro anni, potrebbe raggiungere il fatturato della Juventus (attualmente 350 milioni di euro, con una crescita del 4% nell’ultimo anno). Un sogno, ovviamente, che però non dispiace all’ex numero uno di Confindustria: la Mapei, società di cui Squinzi è il patron, fattura oltre 900 milioni di euro all’anno e sponsorizza con ben 22 milioni di euro il Sassuolo (con un gettito proporzionato a quello di FCA per la Juventus). Squinzi, che aveva già messo in piedi la più vincente formazione di ciclismo degli anni Novanta, ora ci riprova con il calcio e in una recente intervista ha dichiarato: “Ci meritiamo la maglia bianca (che nel mondo delle due ruote si assegna al miglior giovane, ndr) del calcio italiano. Il nostro prossimo obiettivo è la Champions: solo pensando in grande si raggiungono grandi traguardi”. Sintomo di una vision che solo le grandi idee imprenditoriali possono avere, senza imporsi limiti pregiudiziali.
Sassuolo, poi, è anche sinonimo di progetto tecnico. È la squadra più italiana d’Italia, con 25 giocatori su 27 nati e cresciuti nel nostro Paese, che riesce ad amalgamare l’esperienza di alcuni con l’estro e la giovane età di molti altri. Paolo Cannavaro, un passato e un presente da capitano (prima nel Napoli, ora nel Sassuolo), detta le regole del gruppo ai vari Domenico Berardi (l’attaccante in prospettiva più forte del movimento calcistico italiano) e Stefano Sensi (centrocampista rientrato dal prestito al Cesena e inseguito da mezza Europa). A dirigere l’orchestra, l’allenatore più invidiato dai presidenti della Serie A. Eusebio Di Francesco è maestro di calcio e di stile: lui è griffato Nike (la casa di abbigliamento che gli fornisce i suoi elegantissimi completi), le sue squadre hanno nel 4-3-3 il loro marchio di fabbrica. Dopo le prime difficoltà di ambientamento nella massima serie, ne ha compreso i meccanismi e ha preso per mano il suo Sassuolo, accompagnandolo in questa sua prima avventura europea.
E i tifosi, nonostante il periodo estivo, saranno pronti a supportare la loro squadra per il primo atto in coppa della provinciale più bella d’Europa. Pullman pieni e oltre 300 biglietti venduti per il settore ospiti dello stadio di Lucerna. Reggio Emilia, intanto, si prepara a una festa che durerà un’intera stagione. Nel 1797, qui nacque per la prima volta il tricolore. La sua gente, duecento anni dopo, spera che quel simbolo possa rientrare al più presto in patria. Magari cucito sul petto dei ragazzi del Sassuolo.